Capitolo 438: Il bere vino puro placa la fame

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"È come un pesce che si dibatte nella rete – le aveva detto una volta il marito – e più cerca di uscirne, più si trova avviluppato. Ma se tu lo aiuti a districarsi dalle maglie, vedrai che tornerà a nuotare libero."

"Vieni qui." gli disse, con un tono molto più perentorio di quanto non avesse voluto.

Il bambino, impaurito dalla madre, si fece comunque coraggio e si mosse meccanicamente verso di lei, fermandosi a un paio di passi di distanza.

A quel punto fu la donna a colmare quel vuoto e gli si avvicinò, stringendolo con forza a sè: "Ti prego, dimmi perché fai così."

"Perché..." iniziò a dire il piccolo, ma la voce gli si ruppe.

Non lo sapeva nemmeno lui perché si cacciava in tutti i tafferugli di ragazzini che scoppiavano. E non sapeva nemmeno dire perché molti li provocasse lui stesso. A volte rispondeva solo a delle provocazioni – perché erano tanti i suoi coetanei che lo prendevano in giro per via di sua madre, o di suo padre, o dei suoi fratelli – altre volte cercava solo una valvola di sfogo.

"Ascoltami..." disse piano Caterina, mettendosi in ginocchio davanti a lui per poterlo guardare attentamente in viso: "Io capisco la rabbia che provi. So il dolore che hai nel cuore. Tuo padre manca anche a me. Non immagini quanto. E anche Giovanni..."

A sentire il nome del patrigno, Bernardino tirò su con il naso, i grandi occhi ancora lucidi di lacrime. Rimase in ascolto, voleva sentire sua madre dire che non era vero che aveva già altri uomini, come gli era stato detto quella mattina in città. Voleva sentirle dire che Giovanni era stato importante anche per lei. Voleva che smentisse, anche solo con una mezza frase, tutte le cattiverie che raccontavano su di lei e sul perché lo avesse sposato.

Per lui era importante. Doveva capire che donna fosse sua madre. Voleva potersi fidare ancora di lei.

"Giovanni è stato l'uomo più importante della mia vita." sussurrò la Contessa, ammettendo per la prima anche con se stessa quanto il suo ultimo marito fosse stato per lei fondamentale.

Anche se Giacomo era ancora una presenza costante nei suoi pensieri e anche se non si era ancora realmente rassegnata alla sua morte, anche dopo oltre tre anni, e anche se l'amore che aveva provato e provava ancora per lui era il sentimento più devastante che conoscesse... Malgrado tutto ciò, sapeva che senza Giovanni non sarebbe mai sopravvissuta al momento più buio della sua vita.

Per un istante, la donna temette che quell'affermazione avrebbe avuto un effetto negativo sul figlio che, sentendo il Medici come un rimpiazzo del padre, avrebbe potuto arrabbiarsi ancora di più. E invece Bernardino la sorprese e si asciugò le lacrime che gli erano scivolate sulle guance, prima di trovare di nuovo il coraggio di parlare.

"Per me messer Giovanni era un padre." affermò il piccolo.

Caterina sentiva un nodo alla gola. Si stava chiedendo come sarebbe stato, se il suo ultimo marito non fosse morto. Era un punto stabile per tutti i suoi figli. Stava dando loro la stabilità che per anni era mancata, così come stava facendo con lei...

"Mia signora." il castellano entrò nello studiolo senza nemmeno bussare, portando una lettera in mano: "Vi prego, pare sia urgente."

La donna si rimise in piedi e, stringendo a sè un'ultima volta Bernardino, si riconsegnò agli affari di Stato.


"Andando avanti così, non ce la faremo mai." disse Dionigi Naldi, dopo aver aiutato i suoi soldati a recuperare un altro cadavere ancora.

Stavano cadendo come mosche e la colpa stava soprattutto nella superiorità numerica dei veneziani, che sembravano non avere fine. Addirittura, con un verrettone, Manfrone ci aveva tenuto a far sapere loro che presto sarebbe giunto in loco anche Bartolomeo d'Alviano con 'tanti fanti e cavagli' e a quel punto, probabilmente, in assenza di altri aiuti, sarebbero caduti definitivamente.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (parte III)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora