Capitolo 437: Ambasciator non porta pena

241 23 18
                                    

Quel 24 settembre Firenze era battuta da un vento gelido che prometteva un inizio d'inverno improvviso e violento.

Ranuccio da Marciano era stato presso la Signoria per prendere gli ultimi ordini e si apprestava a lasciarsi alle spalle la città, diretto prima al Mugello e da lì verso Marradi, in soccorso alle truppe forlivesi che avevano chiesto direttamente l'aiuto di Firenze.

La Signoria aveva discusso a lungo, prima di decidere che fosse giusto mandare Ranuccio oltre gli Appennini con otto squadre di cavalieri e balestrieri a cavallo, a anche a decisione presa, qualche malumore era rimasto.

L'effetto di alcune dicerie messe in giro chissà da chi – e mai confermate, però, dalle spie fiorentine che tenevano d'occhio il campo veneziano vicino a Pisa – Piero il Fatuo si era presentato all'accampamento e si era detto pronto a guidare l'esercito alla riconquista di Firenze, se Firenze non si fosse calmata.

Lorenzo il Popolano, capo di una fazione che in quei giorni stava vivendo un momento molto difficile, aveva disertato senza troppi complimenti la Signoria, perché aspettava da un momento all'altro il ritorno del corpo del fratello. Una staffetta rapida aveva anticipato il corteo funebre che stava scortando i resti mortali di Giovanni, ma non era stata sicura del tempo che ancora ci sarebbe voluto, prima che arrivassero.

Le piogge battenti che avevano trovato lungo la strada li avevano rallentati moltissimo, perché il capo della comitiva aveva deciso – su consiglio pregresso del dottore che aveva seguito il Medici negli ultimi giorni – di evitare il più possibile quel genere di intemperie, per evitare che il corpo si rovinasse troppo.

"Se quello che dicono su tuo fratello Piero fosse vero..." sussurrò Jacopo Salviati, sbriciolando un pezzo di pane sul tavolo, pensoso.

Lucrezia Medici guardò il marito per un lungo istante. Il vento soffiava con tanta forza che perfino nella sala in cui si erano messi a pranzare si sentiva il suo ululato.

Jacopo, trentasette anni appena compiuti, teneva gli occhi fissi sul vassoio di formaggi che stava nel centro della tavola e aveva le labbra un po' sporte in fuori, mentre con le dita continuava a tormentare il pane nero già ridotto a pezzettini.

"Smettila di rovinare il cibo." lo riprese Lucrezia, che pure, malgrado volesse nasconderlo, in quei giorni era inquieta quanto lui, anche se per un motivo diverso.

Salviati, in quasi quarant'anni di vita, era sempre stato attento a non pestare mai troppo i piedi a nessuno e c'era riuscito meglio di tanti altri. Aveva sposato una donna che lo aveva posto in modo abbastanza netto in favore di una fazione, ma, malgrado questo, era passato indenne attraverso passaggi di potere e Falò della Vanità, senza mai rischiare davvero di essere dalla parte del torto.

Dunque pensare che il Fatuo stesse, forse, riuscendo a trovare la sua strada per tornare a Firenze, lo destabilizzava. Essendo sposato a Lucrezia, la logica lo avrebbe voluto, in tal caso, sostenitore di Piero, anche se in quel momento era sui Popolani che stava puntando, per trovare la propria stabilità.

La Medici, invece, era inquieta perché aveva paura che tutto il castello di carte messo in piedi da Piero stesse per implodere. Lei stessa aveva cercato con ogni suo mezzo di favorire il suo rientro a Firenze, ma più di un tanto non era riuscita a fare. Anche cercare una mediazione con Lorenzo il Popolano pareva inutile, ancor di più da quando si era saputo della morte di suo fratello Giovanni.

Era un uomo distrutto, si era fatto ombroso, taciturno, scontroso. Prima, per quanto scialbo, rispetto al fratello minore, era noto per essere un uomo accogliente e a modo suo apprezzabile. Ma, ultimamente, era diventato un altro.

"Se fosse vero che tuo fratello ha raggiunto i veneziani, forse sarebbe stato meglio se la Signoria avesse evitato di mandare Ranuccio a Marradi..." concluse Jacopo, sollevando gli occhi scuri verso quelli della moglie.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (parte III)Where stories live. Discover now