Capitolo 382: Un anno esatto

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Bartolomeo D'Alviano non riusciva a mandar giù più niente. Aveva ceduto alle insistenze di Gian Giordano, il figlio di Virginio, che lo aveva voluto con sé per Natale, ma era già profondamente pentito di aver accettato quell'apparentemente innocuo invito a cena.

Il nipote, trentenne, l'aveva convinto a trascorrere al castello di Bracciano quella santa festa ed era stato molto contento di vedere che anche Marco, finalmente, si era unito a loro.

Bartolomeo aveva fatto tornare a casa il suo unico figlio solo per poter partire più agilmente una volta iniziato l'anno nuovo. I Baglioni già lo aspettavano e la data del suo matrimonio con Pantasilea era fissata in febbraio, dunque il tempo stringeva.

Quella sera a cavallo tra la vigilia e il Natale, trovarsi a quella tavolata faceva attorcigliare lo stomaco di Bartolomeo come nient'altro mai era riuscito a fare.

Gli pareva di essere in mezzo a tanti sconosciuti. Sapendo quello che lo aspettava, aveva tacitamente detto addio a tutti gli Orsini già da tempo. Perfino suo figlio Marco, malgrado gli ricordasse molto Bartolomea nel taglio del mento e nella forma del naso, gli sembrava un estraneo.

Non era solo perché l'avevano fatto istruire lontano da Bracciano. Bartolomeo sapeva che, se anche avesse vissuto al castello, per lui sarebbe sempre stato un mezzo sconosciuto.

La vita del condottiero era fatta di lunghe assenze. Anche il suo matrimonio ne aveva sofferto molto e non era mai andato in crisi solo grazie al legame molto profondo che lui e sua moglie avevano saputo creare.

"Volete altro vino?" chiese Gian Giordano, risvegliando Bartolomeo dai suoi pensieri.

L'uomo fece segno di no e così il nuovo padrone di Bracciano fece cenno al servo di allontanarsi pure.

Forse in imitazione del padre, anche Marco d'Alviano rifiutò un nuovo calice e, rigido come l'istruzione di stampo militare che aveva ricevuto imponeva, restò composto sulla sua sedia, sforzandosi di seguire i discorsi di tutti quei parenti che conosceva a malapena.

Le chiacchiere della tavolata erano così caotiche e forti che permettevano al vedovo della signora di Bracciano di isolarsi completamente da tutto e tutti.

Solo Carlo sapeva quello che avrebbe fatto appena iniziato l'anno nuovo. Era stato lo stesso Bartolomeo a confessarglielo, prima che il figlio illegittimo di Virgilio partisse per la Francia per curare le nuove alleanze degli Orsini.

"Devo sposare Pantasilea Baglioni." aveva detto, una volta che si erano trovati soli nella cappella di famiglia, davanti alle tombe dei loro cari.

"La sorella di quel maiale di Giampaolo?" aveva domandato Carlo, sconcertato.

L'altro aveva annuito con gravità, in imbarazzo, chiedendosi, come faceva sempre quando gli capitava di pensare a quella sventurata evenienza, come accidenti avrebbe fatto a convivere con una donna simile e a generare perfino dei figli con lei. Perché anche quello gli era stato detto di fare, come se prendere una nuova moglie non fosse già abbastanza difficile, per lui.

Carlo era rimasto in silenzio, corrucciato, e poi aveva chiesto: "E perchè?"

"Perché è stata lei a dirmi di farlo." aveva risposto lo zio, indicando la tomba di Bartolomea con la mano.

"Capisco." aveva solo sussurrato Carlo, prima di sollevare le labbra in un breve sorriso: "Ce la vedo, mia zia, a ordinare al suo amato marito di sposare un'altra."

"Lei pensava che gli Orsini fossero finiti, ormai." aveva spiegato Bartolomeo, sentendosi un verme nell'esporre quella teoria che gli pareva così egoista.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (parte III)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora