Capitolo 345: Maior lex amor est sibi

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"Bianca, hai un momento?" chiese Caterina, intercettando la figlia che stava raggiungendo la sala delle letture con un libro sotto al braccio.

La figlia annuì subito e la seguì senza esitazioni. Il tono con cui le aveva parlato era abbastanza piatto e questo aveva messo in tensione la ragazza, che non sapeva mai che aspettarsi, quando sua madre voleva parlare a tu per tu. Con la confusione che stava crescendo sui confini, temette che l'argomento potesse essere il suo matrimonio con Astorre Manfredi.

"Tu e Giovanni andate d'accordo, mi pare." cominciò a dire la Sforza, non appena furono in un punto del corridoio molto riparato.

Non si sentiva quasi alcun rumore, se non in lontananza qualche grido del capomastro che guidava i lavori al mastio.

Bianca occhieggiò verso la madre, passando nervosamente una mano sulla copertina del volume che stringeva sul petto, colpita soprattutto dal fatto che lei si fosse riferita al Medici usando il nome di battesimo. Perché era certa che stesse parlando dell'ambasciatore di Firenze.

"Sì, andiamo d'accordo..." confermò la giovane, mentre la Contessa emetteva un silenzioso sospiro.

Per un momento infinitesimale, Bianca temette che sua madre si fosse fatta un'idea sbagliata. Poi, però, quando la Tigre riprese a parlare, la figlia comprese che il tono del discorso era completamente diverso.

"Io e Giovanni ci sposeremo, presto. È questione di giorni." confessò Caterina, non riuscendo a guardare Bianca se non di sfuggita.

La ragazza ci pensò sopra un momento. Come altri, aveva anche lei sentito le chiacchiere su sua madre e il fiorentino e, non essendo cieca, aveva visto benissimo quanto lui apparisse preso da lei.

Inoltre, non le erano sfuggite nemmeno le uscite che facevano e che spesso si protraevano fino al mattino seguente. Per quanto a volte si sentisse spaventosamente ingenua, Bianca era abbastanza sveglia da sapere benissimo che cosa facevano, mentre erano via.

Tuttavia, non credeva che sua madre sarebbe arrivata a un passo così deciso, soprattutto con la guerra che stava per scoppiare. In fondo, se Imola e Forlì erano sopravvissute all'ultima guerra, era stato solo perché la Contessa alla fine non si era mai schierata troppo nettamente né per un fronte né per l'altro, saltando sempre da un alleato all'altro prima che fosse troppo tardi.

"Lo sposate per interesse?" chiese la giovane, cercando di capire da dove fosse scaturita quella decisione, che le pareva anche troppo repentina.

"Credi che potrei sposare un uomo solo per interesse?" chiese la Sforza, un po' ferita dalla domanda della figlia.

"Io... Non lo so." ammise Bianca, passandosi la lingua sulle labbra e guardando il corridoio, quasi sperando che arrivasse qualcuno a levarla d'impiccio.

"Non lo sposo solo per interesse." disse allora Caterina, con secchezza.

"Credevo che dopo il Barone Feo voi non..." trovò il coraggio di dire Bianca, salvo poi pentirsi di aver parlato, visto lo sguardo acceso che la madre le aveva appena lanciato.

"Lo credevo anche io, ma la realtà è questa. Giacomo è morto, Giovanni è vivo." disse a malincuore la Tigre: "Forse un giorno mi capirai."

Bianca annuì, pur restando convinta che non l'avrebbe compresa mai, e poi chiese: "Posso andare ora?"

"Prima voglio sapere se hai qualcosa in contrario a questo matrimonio." la fermò un attimo la Leonessa.

"No, nulla." fece la ragazza, con sincerità: "Anzi, sono convinta che un uomo come lui non possa che farvi bene."

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (parte III)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora