Capitolo 284: Superbiam iracundi oderunt, prudentes irrident

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"Calma!" stava gridando il Gonfaloniere di Giustizia della Signoria di Firenze: "State calmi! Fate silenzio! Silenzio!"

Lorenzo Medici osservava gli altri membri dell'assemblea alzarsi dagli scranni addossati al muro e sollevare pugni e inveire gli uni contro gli altri.

La decisione, presa qualche giorno addietro, di proporre dei soldi a Virginio Orsini a patto che si ritirasse subito dalle terre che stava occupando per spostarsi altrove, aveva sollevato molte meno polemiche che non la semplice notifica che il Gonfaloniere aveva appena fatto.

"Siete dei corrotti!" gridavano quelli che si erano schierati in opposizione a Savonarola: "Avete comprato il favore del papa coi soldi!"

E di contro i sostenitori del domenicano ribattevano: "Il papa ha finalmente capito che questa è la via per la cristianità!"

Il Popolano quel giorno non era accompagnato dal fratello, che si era sentito poco bene fin dalla sera prima. Si trattava di un attacco gottoso, che nulla aveva a che fare con quello più feroce patito mesi addietro, ma che comunque era stato sufficiente per far preoccupare Lorenzo abbastanza da distrarlo perfino da quello che veniva detto dalla Signoria.

Il delegato fiorentino Becchi, per volere di Alessandro VI, aveva concesso vivae vocis oraculo il permesso a Savonarola di salire di nuovo sul pulpito e quella notizia aveva scosso Firenze come un terremoto. Solo Lorenzo il Popolano sembrava non essere stato nemmeno sfiorato da quella prospettiva.

Quello che aspettava davvero era il secondo punto all'ordine del giorno: la scelta del nuovo ambasciatore da mandare a Forlì. Fosse stato per lui, sarebbe entrato nella sala della Signoria solo finita la lite sterile che aveva quel folle di Savonarola come soggetto, ma non avrebbe mai potuto.

Così dovette sorbirsi le grida di sedicenti rispettabili fiorentini che facevano a gara a chi avesse polmoni più potenti.

Solo quando la situazione fu sul punto di degenerare scadendo in una volgarissima e inutile rissa, Lorenzo lasciò la sua panca e si adoperò per riportare la calma, invogliando i suoi vicini – la maggior parte dei quali erano suoi sostenitori solo perché rientravano nel gruppo da lui corrotto per favorire l'elezione di Giovanni – a placare gli animi di tutti quanti.

Nel giro di una manciata di minuti la Signoria tornò tranquilla e, dopo qualche frase di circostanza con cui si ammetteva che ormai il volere papale era stato espresso e che quindi era assurdo lamentarsene, finalmente il Gonfaloniere tossicchiò e passò oltre.

"Ringraziamo messer Medici per aver ridato alla nostra assemblea un minimo di contegno – disse l'uomo, guardando di sottecchi Lorenzo, che ricambiò con una noncurante alzata di spalle – e passiamo ora alla prossima urgente questione. È giunto il nullaosta, da parte del governo di Imola e Forlì in merito al nostro invio di un nuovo ambasciatore. Se qualcuno ha dei nomi da proporre, questo è il momento. Dopo aver espresso le preferenze sui candidati, procederemo a votazione."

Lorenzo attese con pazienza che qualcuno per la parte degli Arrabbiati e qualcuno per quella dei Piagnoni avanzasse le proprie proposte e non dovette nemmeno sforzarsi a smontare le presentazioni altrui, perché i due partiti riuscivano a farlo da soli e in modo egregio anche senza il suo aiuto.

Quando finalmente l'assemblea pareva essere precipitata in un clima di sfiducia, dato che nessuno dei nomi proposti pareva adatto – uno era notoriamente un incapace, l'altro era troppo irruento e si sarebbe scontrato con la Leonessa senza motivo, un altro ancora non riusciva ad aprir bocca davanti a una donna, uno era un prete e solo per quello la Contessa lo avrebbe probabilmente disprezzato, un altro era troppo vecchio e così via – il Popolano si alzò e prese la parola, assumendo un'espressione affranta che convinse subito molta parte dell'auditorio: "La mia famiglia non vorrebbe prendere altre cariche importanti, non vogliamo accentrare il potere su di noi, noi non siamo come era mio cugino, il Magnifico, né come poteva essere suo figlio Piero, ma tutti voi sapete quanto teniamo al bene di questa repubblica."

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (parte III)Where stories live. Discover now