Capitolo 282: Obtorto collo

352 28 125
                                    

Ludovico Sforza si tormentava una crosticina sul bordo dell'indice, procuratasi mentre controllava i suoi gelsi a Vigevano. Una scheggia malefica gli aveva strappato un po' di pelle e da quasi due giorni il fastidio non gli dava pace.

Galeazzo Sanseverino guardava il Duca di Milano ancora un po' perplesso. Bianca Giovanna, la figlia illegittima prediletta dal Moro, aveva appena quattordici anni. Un'età corrente, per un matrimonio, ma Galeazzo aveva già trentotto anni e non se la sentiva di impalmare una ragazzina.

"La storia è questa e basta." riprese Ludovico, che voleva chiudere in fretta la faccenda, dato che ormai era già stato tutto deciso e che il Sanseverino tentennava solo per farlo innervosire: "Mi avete fatto dubitare della vostra famiglia anche troppe volte. In questo modo ci guadagnamo tutti quanti, no? Voi ottenete una moglie, la mia fiducia e feudi che rendono bene, e io in cambio guadagno le vostre abilità di comandante e faccio rientrare in famiglia delle terre che sono fondamentali per la supremazia degli Sforza. Prima della fine di gennaio, sarete mio genero e non c'è altro da discutere."

Il condottiero si sistemò un po' i capelli castani, tanto crespi da finire sulle spalle arricciati come lana grezza: "Ne sono consapevole. Mi onorate, nello scegliere me. E non vi pentirete a lasciarmi la via che dà verso Genova. Però..."

Il Moro sollevò lo sguardo dal suo dito dolente e puntò gli occhi inquisitori sul viso spigoloso di Galeazzo: "Però cosa?"

"Vostra figlia Bianca Giovanna è molto giovane. Davvero molto giovane." si risolse a dire il Sanseverino.

Ludovico annuì e aggiunse pure: "Ed è l'amica prediletta di mia moglie."

"Mi state dicendo che non verrà con me a Bobbio?" domandò esitante Galeazzo.

Il Moro si alzò, dando un colpo sul bracciolo della sedia, e andò ad appoggiare una delle sue manone sul condottiero, accompagnandolo verso la porta con fare accomodante, mentre le sue parole si facevano abbastanza fredde: "No, non verrà con voi a Bobbio e nemmeno verrà con voi a Voghera o dove preferirete andare dopo il matrimonio. Non per molti anni, almeno, su questo non ci sono dubbi, ve lo posso assicurare. Al massimo farà qualche visita, ma solo, e sottolineo solo per farsi vedere dal popolo."

Il Sanseverino avvertì una contrazione spiacevole delle dita del Moro appoggiate alla sua schiena, così disse subito: "Ho capito. E mi sta bene, decisamente."

"Ottimo." concluse il Duca, una volta alla porta della stanza: "Sia chiaro che questa unione la voglio solo per motivi politici, come voi la volete per portare in famiglia la parentela con gli Sforza."

Galeazzo improvvisò un mezzo inchino e, vedendo che la Duchessa si stava avvicinando allo studiolo del Moro assieme proprio a Bianca Giovanna, ovvero la sua giovanissima promessa sposa, si fece prendere dal nervosismo e se ne andò.

"Come stanno le mie due signore?" chiese Ludovico, succhiandosi ancora una volta l'indice dolorante e sentendo un vago retrogusto ferrigno, mentre Beatrice e la fidanzata ufficiale di Sanseverino gli sorridevano.

"Stavo spiegando a Bianca Giovanna di stare attenta ai due Dal Verme, quando sarà nella casa di suo marito." disse la Duchessa, facendosi appena più seria.

"Chi, i due figli di Pietro?" chiese Ludovico, trattenendo una risata: "Quei due non valgono niente..."

"Strappare loro i terreni che gli avevi concesso in gestione per darli a un Sanseverino, li indisporrà." fece notare Beatrice, mentre Bianca Giovanna fissava a turno il padre e l'amica, apparendo molto impensierita: "Bobbio e Voghera erano di tua nipote Chiara e tali dovevano restare. Almeno avresti potuto consegnarli a Galeazzo senza problemi, visto che di lei, ufficialmente, non si hanno più tracce. E invece li hai voluti concedere a quei due... Hai combinato un pasticcio."

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (parte III)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora