Capitolo 419: Stillicidi casus lapidem cavat

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Quello che ne era emerso era stato poco, o meglio, troppo. Sembrava non fosse un caso isolato, benché spesso le testimonianze fossero difficili da vagliare e ritenere valide, e, a ben guardare in più di un bordello c'erano ragazze con figli già nati o in procinto di nascere che, parlandone spesso in lacrime con le spie messe in giro dall'Oliva, non escludevano l'ipotesi che il padre potesse essere il Riario.

Caterina sapeva bene che il milanese non aveva colpe, tuttavia, come spesso accade, sull'impeto della rabbia, se la prese con lui: "Parlate, parlate, ma quando serve non sapete cavare un ragno da un buco! Andatevene, adesso, e cercatemi solo quando avrete notizie concrete da darmi!"

L'Oliva fece un profondo inchino e lasciò lo studiolo del castellano senza aggiungere altro, ben sapendo che, in quel caso, avrebbe solo acceso di più una fiamma già divampante, facendo solo danno.

Appena l'uomo si chiuse la porta alle spalle, la Sforza andò a sedersi sulla poltrona che stava accanto alla finestra. Da quando aveva avuto l'accesso febbrile che l'aveva tenuta stesa a letto per una notte intera, quasi priva di sensi, si sentiva molto più nervosa di prima.

In parte era per colpa della stanchezza, che le annebbiava il corpo e si ripercuoteva di quando in quando anche nella mente. E in parte sentiva i nervi a fior di pelle perché dal fronte non erano arrivate altre notizie.

Le importavano relativamente le elucubrazioni del suo medico, che non riusciva a capire se il febbrone che l'aveva colpita potesse essere di origine malarica o, piuttosto, una strana manifestazione del morbo che stava minacciando anche il resto della città.

Tutto quello che avrebbe voluto, sarebbe stato avere Giovanni accanto a sé.

Con fare abbastanza scocciato, la donna battè il palmo della mano sul bracciolo della poltrona, la testa immersa nei suoi pensieri, e poi si rialzò.

Andò alla scrivania, controllò un po' di carte, senza davvero capire cosa vi fosse scritto, e poi si diresse verso la porta, pensando che l'unico modo che aveva per calmarsi un po' sarebbe stato andare nella stanza di Ludovico e stare con lui.

Cesare, quel giorno, era uscito molto presto per andare al Duomo. A pregare per Ottaviano, così aveva detto. Sua madre, ormai, era certa che il secondogenito avrebbe preferito dormire in chiesa, piuttosto che stare nella rocca in cui lo aveva fatto vivere fin da ragazzino. L'avrebbe anche lasciato fare, ma preferiva averlo sotto il suo controllo, almeno per qualche ora nell'arco dell'intera giornata.

Sforzino era coi precettori, a lottare con una lezione di matematica che probabilmente non avrebbe mai capito. Quel bambino seguiva con interesse solo le storie dei Santi e i testi sacri e forse, pensava la Sforza, era un bene. Era un tipo tranquillo, pacifico, dedito solo al cibo e alle sue fantasticherie idilliache sulla fede. Per lui, intraprendere la strada ecclesiastica al momento e con gli appoggi giusti, sarebbe stato più indolore che per altri.

Galeazzo era nel cortile d'addestramento assieme a Bernardino. Alla Contessa faceva piacere vederli andare così d'accordo. Il piccolo pendeva dalle labbra del grande che, con una certa umiltà, faceva del suo meglio per tirarselo sempre dietro e insegnargli quello che sapeva.

Bernardino l'aveva pregata di andare con loro in cortile, per vedere quanto fosse bravo, ma la Leonessa aveva declinato. Non aveva alcuna voglia di stare sotto al sole cocente degli ultimi giorni di luglio a cuocere come carne sulla brace. Non dopo il malessere che l'aveva presa. E poi c'era anche un motivo molto meno scusabile, che la stava tenendo lontana dai soldati in quegli ultimi giorni: la lontananza del marito si stava facendo sentire molto più violentemente di quanto avesse sperato e, malgrado la salute non proprio eccellente, vedersi davanti aitanti ventenni che le avrebbero detto di sì senza il minimo indugio, era una prova di forza morale a cui non voleva rischiare di sottoporsi.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (parte III)Onde as histórias ganham vida. Descobre agora