"Questa è tutta da vedere." commentò a denti stretti Lorenzo, sollevando lo sguardo su di lui, provocatorio.

Il minore fece altrettanto, ma con occhio incredulo più che aggressivo: "Quello è mio figlio. Per lei, adesso, ci sono solo io." esasperato dalla faccia scettica dell'altro, Giovanni allargò le braccia ed esclamò: "È inutile che fai così! Io l'ho scelta! Io la amo! L'ho sposata! E mi sembra assurdo dover starmene qui a giustificarmi con te per questo!"

"Perché porti i guanti?" domandò a bruciapelo Lorenzo: "Fa troppo caldo per tenerli..."

Quando il fratello aveva allargato le braccia, il maggiore aveva notato i pesanti guanti che portava sulle mani e, di colpo, aveva notato anche tutto il resto. Lo trovava patito, dimagrito in modo pauroso, e, malgrado la barba cresciuta durante il viaggio gli coprisse un po' il viso, pallido e patito.

Ma la cosa più grave, per lui, era vedere cambiato il suo sguardo. Gli occhi verdi, così chiari da sembrare trasparenti, avevano perso del tutto la luce calda e spensierata che li aveva illuminati in passato. Ora erano seri, profondi, certo, ma terribilmente tristi, come se avessero visto il male del mondo e potessero immaginare anche di peggio.

Giovanni schiuse le labbra, cercando un modo per prendere tempo, ma non sapeva cosa dire.

"Zio!" la voce di Pierfrancesco ruppe il silenzio pesante che si era creato tra i due Popolani e tolse, almeno per il momento, il più giovane d'impiccio.

"Hanno capito che eri arrivato e non sono riuscita a trattenerli..." spiegò debolmente Semiramide, sulla porta, mentre Pierfancesco, Laudomia, Ginevra e Vincenzo correvano incontro allo zio, saltandogli al collo a turno.

Il Medici era felicissimo di rivederli e gli parvero tutti cresciuti moltissimo, rispetto a quando era partito. Mentre vedeva con la coda dell'occhio la cognata e Lorenzo scambiarsi qualche battuta molto tesa a voce bassa, l'uomo si concentrò per un momento sui nipoti, che, ricoprendolo di parole e sorrisi, gli stavano quasi facendo dimenticare tutto il resto.

Tuttavia, dopo qualche momento, l'Appiani batté le mani e richiamò i figli all'ordine: "Avanti! Si parlerà con vostro zio a tavola. Adesso lasciatelo in pace! Ha fatto un viaggio molto lungo e deve andare a sistemarsi..."

Ubbidienti alla madre, tutti e quattro si congedarono da Giovanni con calore, ma anche con solerzia. Solo Ginevra, per un momento, si trattenne più degli altri, abbracciandolo di nuovo.

Lorenzo li osservò e notò una strana smorfia di dolore, che il fratello non era riuscito a dissimulare, attraversargli il viso mentre con il suo peso la bambina, aggrappataglisi al collo, gravava sulle sue gambe.

Semiramide, come una mamma chioccia, portò fuori dal salone il piccolo capannello di figli e così i due fratelli rimasero di nuovo soli.

Avvicinandosi quasi minacciosamente, il Popolano più vecchio prese per il colletto del giubbetto il più giovane e gli ringhiò contro, non riuscendo a trattenersi: "Mi hai sempre scritto che stavi bene, che la tua malattia era clemente, che non avevi alcun disturbo. Perché non mi hai detto la verità?"

Giovanni, occhi negli occhi con il fratello, avrebbe voluto dirgli che aveva taciuto tutto soprattutto per paura, come se, non dicendoglielo, la verità fosse un po' meno reale. Non glielo aveva mai scritto anche per non impensierirlo. Questo almeno all'inizio, poi era subentrato anche altro.

E fu proprio quello che animò le sue parole nel rispondere, scostandosi di colpo dalla presa di Lorenzo: "Perché sono diventato padre e tu non hai nemmeno avuto il cuore di dirmi che eri felice per me."

"Perché io non ero felice per te!" sbottò il Medici maggiore, dando uno spintone all'altro.

Giovanni barcollò sulle gambe irrigidite dallo sforzo protratto in quel lungo viaggio, ma era pronto a contrattaccare, se non fosse ricomparsa Semiramide per dire: "Avanti, la cena sarà in tavola tra poco – disse la donna, guardandoli preoccupata, conscia di aver interrotto qualcosa di serio – forse Giovanni vorrà cambiarsi..."

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (parte III)Место, где живут истории. Откройте их для себя