Capitolo 407: Miser Catulle, desinas ineptire...

Comincia dall'inizio
                                    

Preferiva di gran lunga andarsene al mercato, come stava facendo quel giorno, e scegliere di persona quel che acquistava, usando il denaro che le era concesso per le sue spese personali. Se suo fratello Ottaviano preferiva spendere i suoi soldi con le donne e Galeazzo in pugnali e altre piccole armi, Bianca aveva da tempo l'abitudine di investirli in stoffe e filo, in modo da avere sempre materiale nuovo su cui esercitarsi.

Quella volta in particolare aveva in mente di fare qualcosa per suo fratello Ludovico. Stava crescendo molto in fretta e gli servivano continuamente ricambi. La giovane Riario voleva ricamargli qualcosa che potesse restargli per un po' di tempo, ma non aveva ancora deciso bene che tipo di capo preparargli.

Il sole di fine giugno era caldissimo. Ottaviano era partito da un paio di giorni e Forlì stava vivendo un momento di trepidante attesa. Tutti quanti si aspettavano notizie dal fronte, soprattutto per sapere se lo Stato della Sforza sarebbe stato travolto o meno dalla guerra.

"L'avete solo di questo colore?" chiese Bianca, indicando il tessuto che le era stato mostrato.

Il mercante assicurò di averne di ogni tipo e cominciò a tirar fuori i campioni per farla scegliere, quando la figlia della Contessa sentì delle voci che attirarono inconsciamente la sua attenzione.

Aveva sentito di sfuggita nominare la rocca di Ravaldino e dunque era quasi certa che il capannello di donne che aveva alle spalle - che evidentemente non l'avevano riconosciuta anche grazie al velo che portava sulla testa per ripararsi dal sole - stesse sparlando della sua famiglia.

"Se lo tiene buono solo perché è ricco. Avete visto quanti gioielli si porta addosso adesso? Glieli ha presi tutti lui, di sicuro." stava dicendo una: "E anche quelle migliorie alla rocca... Ci sta vendendo a Firenze."

Bianca deglutì in silenzio, fingendosi assorta nella contemplazione delle stoffe, tanto che il mercante, convinto che fosse molto indecisa, la lasciò un momento al suo destino, dedicandosi a un altro acquirente che si era avvicinato al banco.

"Ma credete che abbia anche altri uomini anche adesso?" chiese una delle altre, a voce un po' più bassa: "Dicevano quel Capitano che adesso è prigioniero..."

"Ma dove lo trova il tempo per altri uomini?" rise una terza: "Sta sempre con quel Medici..."

"Chiamala stupida." ribatté la prima che aveva parlato, con un tono che non ammetteva repliche.

"Certo che quello andrebbe meglio per sua figlia che non per lei." commentò l'altra, facendo correre un brivido sulla schiena di Bianca, che non credeva che sarebbero arrivate a parlare anche di lei: "La Tigre e lui avranno quasi la stessa età, ma quel fiorentino andrebbe meglio per madonna Bianca che per la Contessa."

"Sanno tutti che la Contessa ha un debole per la carne fresca..." controbatté quella che prima aveva riso: "E di certo sua figlia è come lei. A un trentenne preferirà un giovanotto con dieci anni in meno, credete a me!"

"Ma dite che Manfredi non la vuole perchè..?" insinuò una che fino a quel momento era stata in silenzio.

La mano di Bianca, che stava saggiando per la decima volta uno scampolo di colore rosso acceso, si fermò un istante, per poi riprendere subito a muoversi lenta, non appena notò lo sguardo interrogativo del marcante.

"Quella è la figlia della Tigre, no? La mela non cade mai lontana dall'albero." decretò quella che pareva la più saccente del gruppo: "E poi la vedono tutti, no? È così disinvolta, con gli uomini... E come li sfiora e ci ride, quando parla con loro... E poi... Finché era una bambina, ci si poteva anche credere, ma adesso chi può pensare che passi tutte quelle sere coi soldati solo per giocare ai dadi?"

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (parte III)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora