Capitolo 352: Porte chiuse

Magsimula sa umpisa
                                    

Semiramide capiva il punto di vista del marito, ma confidava troppo nel cognato per poter anche solo pensare che fosse caduto in una trappola, come invece credeva Lorenzo.

"Se parli così – gli disse, con una certa durezza – offendi tuo fratello, non quella donna."

Il Medici si lasciò andare a un cenno di stizza e poi, prendendo l'ultima lettera di Giovanni dall'interno del farsetto, la diede alla moglie: "Leggi. Dimmi se un uomo sano di mente può ragionare a questo modo."

Semiramide prese la missiva e mentre l'apriva, il marito si avviò verso la porta, borbottando tra sé, come un vecchio brontolone: "E ci mancava anche Piero... Con quella buffonata fuori dalla Porta Romana... Un Medici, sotto la pioggia per ore come un randagio... Come se non ci stessero già ridendo tutti dietro..."

La donna non badò alle parole farfugliate dal marito e si rimise seduta a tavola, per leggere le parole del cognato.

Giovanni spiegava dell'arrivo quasi certo della peste a Forlì e motivava il perché di una possibile chiusura delle porte. Spiegava che lui sarebbe rimasto dentro le mura per poter stare accanto a Caterina. Chiudeva assicurando che si sarebbe fatto sentire appena possibile e pregava il fratello di non stare in ansia.

'La mia salute è ottima – aveva scribacchiato in fondo, come ultima rassicurazione – non avete da stare in pensiero, nessuno di voi. L'unica cosa che potrebbe portarmi alla morte, sarebbe allontanarmi da lei.'

Semiramide ripiegò la lettera e ricominciò a mangiare in silenzio. Lorenzo doveva essere cieco, per non capire. Giovanni era solo innamorato, non uno sciocco, né un pazzo.

Con un mezzo sorriso triste, la donna si trovò a ripensare a quando suo marito le aveva chiesto la mano e ai primi tempi del loro matrimonio. Anche loro erano stati innamorati con la stessa intensità, sfidando tutto quello che si metteva sul loro cammino.

Giovanni aveva avuto loro come esempio. In pratica, era cresciuto nelle loro casa, era diventato un uomo sotto i loro occhi, e da loro aveva imparato cos'era un matrimonio stabile. Non aver potuto conoscere sua madre, e aver perso il padre molto presto, erano sicuramente stati forti vuoti per lui, ma Lorenzo e Semiramide avevano fatto del loro meglio per supplirvi.

Se Giovanni era pronto a ipotecare tutto se stesso per quella donna, doveva per forza significare che era certo di aver fatto la scelta giusta. Aveva avuto un insegnamento troppo preciso e luminoso, per fare un errore tanto grossolano.

Se solo Lorenzo si fosse fermato un momento a riflettere e ricordare...


 Caterina guardò l'ultima porta che veniva chiusa e quando si udì il tonfo sordo finale, avvertì una piccola scossa anche dentro di sé.

Il sole stava appena sorgendo all'orizzonte e la città era come cristallizzata nel gelo del mattino, mentre gli ultimi pochi fortunati che avevano avuto l'autorizzazione a lasciare Forlì si allontanavano, voltando le spalle alla cinta muraria.

"Avanti..." fece la Contessa, non appena lo spettacolo fu concluso: "Abbiamo ancora delle case da controllare e poi bisogna cominciare a organizzare il punto di raccolta."

Accanto a lei, oltre a Bianca, c'erano come figure sempre presenti sia il suo medico personale, sia Giovanni, che pareva intenzionato a non risparmiarsi in alcun modo.

Per tutta la mattina, infatti, aiutò la moglie in tutti i modi, collaborando con piacere anche con la giovane Riario, che fin da subito si dimostrò di buona volontà e tutt'altro che impressionabile.

"I corpi non possono essere sepolti..." spiegò a un certo punto la Tigre, mentre lei e gli altri si riposavano un istante nei pressi del quartiere militare: "Vanno bruciati."

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (parte III)Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon