150. Consiglio di guerra

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150.

Rùnhr stava osservando le acque stupende di Wachike.
Da tanto non ci era stato, gli piaceva molto quel lago.

Aveva ragione Nùha, a considerarlo magico, anzi un essere vivente.

Era molto grande, dava un'impressione paffuta, benestante e un po' sorniona.
Difatti si comportava come un mare.
Innanzitutto per i colori, verde-azzurro chiarissimo, più azzurro di sera, blu intenso al largo.

Poi 'fingeva' di sentire le maree.
Ogni mattino, verso le sei, pian piano, muoveva qualche piccola onda e per le dieci, c'erano vere onde, di 40 centimetri e anche più. Poi diventava gentile e morbido a mezzogiorno. Da quel momento, per tutto il giorno, era una delizia.

Calmo, le acque trasparenti e calde, una temperatura favolosa. Ti faceva venire voglia di prendere un bagno e non uscirne più.

Entrando in acqua, superati un paio di metri, il fondo sassoso, ti faceva una sorpresa.
Sabbia finissima e morbida, i tuoi piedi esplodevano di piacere, 'mare!' pensavano increduli..'delizia di lago sfizioso'..

Wachike aveva persino le sue ostriche ed era di una pescosità eccezionale. Pesce persico, trote, tinche, lucci. E pesciolini e pescioletti, che si pescavano anche semplicemente, con un piccolo telo di cotone, come facevano i bambini. Che poi portavano a casa il pescato, da mangiare la sera, fritto.
Era ricchissimo persino d'anguille, grassotte e di peso robusto.

Di notte si trasformava, trasudava mistero. Ti seduceva il suo abbraccio, pieno di turbamenti, molto caldo e calmo.

E..aveva ragione Nuha "Io sono la figlia del lago", diceva.
Perché, figli..sì figli. ne aveva avuti davvero tanti. Wachike.

Lei stessa..anche Lànghrian era sbocciato da un tuffo notturno, che aveva messo fuori controllo il suo papà Rúnhr.

Erano tanti i figli di Wachike, delle sue notti inebriate da sciacquii delicati, dallo stormire dei salici d'acqua, dall'aroma dei fiori d'agrumi, dalla musica sommessa delle balere all'aperto, lontane dalla platea luccicante di luci sulle rive.
Gli umani, accarezzati e sconvolti dalla brezza calda, erano suoi ostaggi.

E poi c'era il caprifoglio, che sornione, 'solo di notte' sbuffava fuori il suo profumo delicato, ma implacabile, imbrogliando anche gli amanti più indecisi, convinti di uno scivolone nell'eden.

Ma poi il lago, alle tre, quattro del mattino, ostentava la sua delinquente innocenza.

Come un cucciolo bastardo, che si scrolla l'acqua puzzolente della pozzanghera fangosa, in cui si è divertito, anche Wachike negava le sue colpe.

Diventava purissimo, terso. Un filo di luce alla volta, nel profondo silenzio, partoriva il vagito della terra.
L'alba metafisica del mondo era sulle sue acque, sul suo cielo, nel suo sole..ancora addormentato.

Cerimoniale sacro della genesi dell'universo, l'alba di Wachike, era un rito misterico che ipnotizzava.
Che scuoteva la tua consapevolezza, che ti scrollava in una rivelazione.
Provandoti quanto l'insieme di tutte le cose, era ben altro che un regalo da sprecare.

Ma un'unica identità vivente, che si donava, ma ti sovrastava, con una magnifica intelligenza e una gioia, che poteva negarti.

Questa esperienza, non era per deboli di spirito, perché allo stupore per la magnificenza di quell'alba, poteva seguire l'inquietudine di sentire, fisicamente, di non essere i padroni dell'universo, ma ospiti adorati, piccoli, piccoli, che potevano anche essere annientati, senza che l'universo se ne accorgesse.

Pochi conoscevano quest'esperienza. Núha aveva iniziato Rúnhr, strappandolo al tepore del letto, alle tre del mattino.
Così aveva visto Wachike abbandonare la notte, in un risveglio sereno e splendente.
Completamente immobile, nell'aria ferma, piatto come uno specchio, limpidissimo, sembrava un opale verde chiaro, delicatissimo.

Helòr - l'Oro di Hellok Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang