110. Parto

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110.

Messalina, che lo aveva covato per nove mesi, anche lei pretendeva che il suo cucciolo si desse una mossa.

In agitazione, metteva le zampe sul letto, annusava e baciava la mano di Núha, che aveva iniziato le doglie, lei non si lamentava né agitava, eppure Messalina sapeva. Come? Un mistero.

Non era una boxer molto grande, ma pur snella ed elegante, non le mancava niente.

Nonostante la sua stazza, non aveva mai rinunciato a voler stare in braccio a mamma Núha, durante la gravidanza.

Lei aveva esitato, appena saputo di essere incinta, ma pelosetta aveva fatto una faccia drammatica, quando le disse di no, la prima volta. Quindi provò.

La streghetta, sapeva di dover essere dolce e cauta.
Di 'propria iniziativa', usò una nuova tattica.
Salita in braccio, esplorava lentamente annusando con cura il suo grembo e si avvolgeva intorno a un punto, che solo lei conosceva.
Man mano che la pancia cresceva, lei riadattava la posizione. Sembrava di vedere una chioccia che si sistema cautamente sulle sue uova.
Núha non provò mai nessun fastidio.

Così, di giorno in giorno, di mese in mese, lei lievitava, insieme al pancione di mamma Núha.

Poi, dieci giorni prima del parto, arrivò decisa per salire in braccio, ma si bloccò, la fissò pensierosa, esaminò il pancione e le si sdraiò accanto, per terra.

Fu l'unica volta, in vita sua che lo fece. Aveva in odio assoluto di sdraiarsi sul pavimento nudo. Ma per amore del 'suo' piccolino, decise che lì doveva stare, a vegliare.

Evidentemente aveva deciso che la cova era finita, piccolino era pronto.

L'ostetrica accompagnò Núha in ospedale alle sei del mattino.
In sala travaglio fu sistemata con una ragazza vicino.
Carolyn si agitava molto, piangeva, voleva scappare dal letto, arrabbiatissima di dover sopportare, ogni poco, il dolore lancinante. Era in travaglio ormai da troppe ore, molto ostinata, infantile, capricciosa. Ad un certo punto decisero di portarla in sala parto. Aveva creato tanti e tali problemi, che anche l'ostetrica di Núha aveva dovuto aiutare.
Ogni poco venivano a controllare anche lei, tutto andava bene.

Era mezzogiorno inoltrato, sentì un medico ordinare qualche pizza per telefono, perché nella baraonda del putiferio, causato da Carolyn non c'era stato il tempo di andare in mensa.
Anche Núha voleva la pizza, aveva una fame...Fame! Ma una fame..

Finalmente arrivò la sua ostetrica.
La controllò subito e fece un salto per aria "Via, via, via! Rose, aiutami, il bambino sta già uscendo. In sala parto, immediatamente."

Núha si sentì chiamare gentilmente "Signora mi sente? Tutto bene? Si svegli, abbiamo dovuto addormentarla per pochi minuti, per cautela, abbiamo tirato fuori il bimbo più velocemente, aveva il cordone ombelicale avvolto a una spalla"

Lei apri gli occhi "Il bimbo sta bene?

"Sta bene, un bel maschietto, ha gli occhi azzurrissimi"
"Allora è bello come il suo papà"disse Núha

Era molto contenta di questo, si accorse che, inconsciamente, aveva desiderato che non somigliasse alla propria stirpe, per paura che magari ne ereditasse i difetti psicologici.

"Guardi, eccolo là di fronte a lei, lo stanno lavando, tra un attimo glielo porto. Con che nome devo registrarlo?
"Lànghrian"
"Non l'ho mai sentito"
"È un idioma antico, dei miei bisnonni."

Vide in distanza due belle chiappettine e un corpicino armonico. Il suo piccinino era a testa in giù, l'altra ostetrica gli diede uno schiaffetto sul sedere e puffetto fece una bella urlatina, ma senza innervosirsi.

Helòr - l'Oro di Hellok Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora