36. Voce del sangue

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36.

Claude non riusciva a liberarsi dai sensi di  colpa che ogni tanto riemergevano, per il proprio comportamento con John.
Il suo orgoglio di militare, per difendersi, trovò una strategia psicologica, per eliminare del tutto l'intruso dalla sua coscienza.

Il suo demonio interno, per mantenere la sua integrità, rispolverò un comodo equivoco, il pasticcio sulla paternità di John.
Seminò in se stesso, una qualunquistica scusa..'John poteva benissimo non essere suo figlio. Fra loro non c'era feeling, ma reciproca avversione'.
Quindi, la 'voce del sangue', in entrambi, non riconosceva la parentela con l'altro.

!!E la voce del sangue non poteva assolutamente sbagliare!!

Quella bufala idiota, del tempo che fu, diventò la chiave per eliminare tutti i suoi problemi. Per giustificarsi e sentirsi innocente.

In fondo, che ne sapeva, veramente, di cosa aveva fatto Lirl? La loro storia era stata fulminea. Poi lui l'aveva abbandonata.
Chi poteva garantire che lei non avesse avuto una relazione con un altro uomo, subito dopo, rimanendo incinta?

Probabilmente, Lirl aveva soffocato la nostalgia con un altro. Anche lui l'aveva fatto. Era la guerra, la giovinezza.
Quindi, chi era veramente il padre di John?

'Sia come sia, la posso perdonare, non m'importa, si diceva lui. Non posso fare a meno di lei. Adesso è mia, solo mia. La voglio assolutamente, a qualunque condizione, finalmente'.

Ma sapeva benissimo che era stata solo sua, e che era stato il primo. Baer Flix glielo aveva ben spiegato.

Comunque, l'antica scemenza della voce del sangue, gli diede l'input e la giustificazione logica che gli serviva:
..Lui e John avrebbero dovuto amarsi subito..per istinto..si disse. Ma non succedeva e anzi si detestavano. Quindi, come diceva la teoria della voce del sangue, significava che non erano padre e figlio..
Semplice, razionale, inconfutabile, perfetto..

Pura superstizione, comodamente indossata, per camuffare la sua pochezza.
E una vigliaccata. Mentiva a se stesso sapendo di mentire. Non era uomo da superstizioni..
Ma se faceva comodo..

E così, impacchettato il fastidioso bimbo in una fantasiosa cabala, il suo animo finalmente si quietò.

Spenta l'ansia di mettersi in discussione, chiuse la cerniera del suo cuore.

John fu, da lui ripudiato per la seconda volta, sconfitto, prima ancora di affezionarsi a suo padre.

Lirl era felice, all'inizio, con suo marito, ma la ritrosia di John la turbava e innervosiva.
Le stava rovinando un miraggio, raggiunto col sangue. Era ansiosa che tutto andasse bene.
Lo scontento di Claude la metteva in crisi, quindi spronava il bambino ad essere affettuoso, ottenendo l'effetto contrario.

Intanto il marito, approfittando del suo imbarazzo, evidenziava blandamente i capricci, le insofferenze, i tratti negativi del carattere del bambino. Per minare i suoi sentimenti di madre e portarla dalla sua parte.

Lirl si sentiva in colpa, per avergli allevato un figlio che lo disturbava. E temeva per la posizione privilegiata in cui ormai lei e il bambino erano, al sicuro.
Perciò, pian piano si sentì insoddisfatta di John.

Il povero figlio, continuamente umiliato e criticato abilmente, dal padre, un po' alla volta, mutò carattere e diventò, da gioioso a riservato, e poi prevalentemente ombroso.

Iniziò una sorta di ribellione a Claude, con atteggiamenti passivi. Non gli rispondeva se interpellato. Ignorava gli ordini ricevuti da lui.

Lirl si spazientì, cercò di correggere il figlio, ma non riuscendoci, purtroppo, sposò il punto di vista di Claude: il bambino aveva un brutto carattere.

Non mancarono le punizioni. Psicologiche da parte di Claude, botte da parte di Lirl, che sfogava la sua irritazione, correggeva il bambino e prendeva sempre più le distanze da John.

Purtroppo, quei due, non potevano essere gran genitori.

Il grande amore fra Lirl e Claude era veramente forte, magnifico. Ma pericoloso.
Era un cerchio d'amore chiuso su se stessi. Impermeabile a un vero amore per i figli.

Era un amore straordinario e assoluto.
Ma che non nutriva le proprie creature.

I figli, nel tempo crebbero, diventarono adolescenti. I minori furono un po' più fortunati.

Con Tom e Núha, Claude tenne un atteggiamento un po' freddo, ma abbastanza normale. Perché quelli, nel suo inconscio, li aveva classificati come figli suoi. John no.

Núha, finché fu ragazzina, ebbe col padre un rapporto tranquillo, ma insignificante. I traumi le derivarono solo da Lirl.

Claude, quindi, considerava suo vero erede Tom.

Ma, dopo tanti anni, si era reso conto che Tom era un imbecille e aveva appena dovuto spedirlo in collegio, di forza, perché fosse rieducato e non finisse per diventare un delinquente.
I suoi ragionamenti demenziali, irritavano molto Claude.

'..Qualcosa di pungente lo disturbava:
John era intelligente come il padre. Cioè lui.
Invece Tom faceva fatica a scuola, in questo somigliava a Lirl. Come diceva lei, negati per la matematica.

Era tuttavia molto dotato, per l'inganno.

Doverlo mandare in collegio, scortato come un lavativo, per correggerlo, scosse molto il suo mondo, che ovviamente puntava su di lui. Per questo, era sempre stato tollerante con il suo vero erede.

Anche Lirl, era accomodante con lui. Giudicava positiva la sua naturale scaltrezza. Ma si rese conto tardi che il ragazzo, la usava solo per imbrogliare.

Questi atteggiamenti dei genitori contribuirono, nel tempo, a far credere a Tom di essere superbamente in gamba.
Il seme maligno della cialtronaggine, innato in lui, unito ad un cervello non certo brillante, fiorì e si sviluppò. Fino a una sublime imbecillità.

Spedire Tom in collegio, turbò molto Claude 'È un poco di buono, di poco valore, molto stupido. Che potrebbe anche migliorare, ma nella mediocrità. Non sarà mai intelligente come John'.

Questa consapevolezza, fu uno scacco tremendo, a tutto il castello di carte false, che Claude si era costruito.

Si riteneva infallibile. Invece non aveva saputo valutare i suoi figli.

Con la fama pessima, che Tom aveva già seminato dietro di sé, sentì vacillare anche il valore della propria fama. Tom comprometteva la continuità d'immagine 'ufficiale', di Claude, il prestigio, della propria discendenza.

Hanjé aveva visto giusto, per Claude la propria immagine pubblica era sacra, come la sua infallibilità.
Quando si rese conto della vera natura di Tom, avrebbe potuto rivedere e migliorare il rapporto con John, riportarselo vicino, ma fu colto da un'enorme irritazione, per aver sbagliato tutto. Come uomo, come padre, come capitano del proprio impero, che gli crollò addosso.

La sua reazione fu pari solo alla destrezza di un contorsionista.

Non fece un'autocritica, cambiando il suo comportamento, valorizzando John, per uscire da quella crisi del suo mondo.

Reagì al proprio fallimento, nasconendosi i propri errori e maltrattandolo.

Perché era la prova vivente della sua cecità, dei suoi gravi errori di giudizio e della sua pochezza di padre.

Perciò, si sfogò, su di lui. Per non rinunciare al concetto che aveva di sé, si raccontò una nuova favola, montata su un castello di carta.

Continuò a sgarbarlo, era segretamente irritato con lui....

...'Perché era 'colpevole' di essere più intelligente di Tom...

Tenerezze di un padre sidereo.

Helòr - l'Oro di Hellok Where stories live. Discover now