82. Calunnie

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82.

Forse fu l'amore, forse fu un miracolo. Forse fu una svista della Sfortuna.
Núha cominciò a riprendere forza. Passò molto tempo, ma finalmente, dopo un anno circa dall'operazione, si sentì quasi normale.

Rúnhr non conosceva i genitori di Núha.
Lei, per il momento, lavorava da suo padre, ma solo per senso del dovere. Non veniva pagata. E nemmeno i suoi fratelli, era una vergogna.

Non aveva detto praticamente niente di Rúnhr, ai suoi, anche se non era quasi mai a casa.
Ormai era sempre a dormire da lui.
Era tesa quando parlava dei suoi, significava che non le faceva bene, quindi Rúnhr evitava l'argomento e comunque non gli interessava.

"Io tengo solo a te, va bene cosí, non ti preoccupare" le disse un giorno.

La casa di Rúnhr era una casa semplice, normale, ma molto piacevole, serena, accogliente. Lui aveva un buon lavoro, una bella macchina, un cavallo in una scuderia. Era una normale brava persona.

Un po' meno i genitori di Núha.

Un mattino, Núha stava per uscire e Lirl la chiamò in salotto.

"Certo che, con tutte le arie che ti dai, proprio uno senza soldi dovevi trovare!" disse sua madre scaraventandole in faccia la sua disapprovazione.

"Ma cosa stai dicendo?"

"Quel tipo, non ha una lira, e ti racconta un sacco di fandonie.
Innanzitutto la macchina non è sua, ma della ditta.

Vivono in un piccolo appartamento, in affitto, in 4. E poi l'abbiamo fatto seguire, è un fannullone, non si capisce che lavoro abbia. È sempre in giro."

Lirl non ne poteva più di pedinamenti, indagini, assurdità.

"Innanzitutto...voi chi credete di essere?

Tu allevata in orfanotrofio, figlia di un fallito.
Papà, fabbro, a battere l'incudine da generazioni.
Non mi sembra che siate figli della regina.

Rúnhr non è certo un miliardario, come James. È una persona normale e gli voglio bene.
Per il resto, so io cosa fa e perché è in giro.

Stupidi!!!..È il suo lavoro!
E la macchina è sua, come la casa, altro che affitto! Ho fatto io alcune pratiche, per lui."

Quante altre cavolate vi racconta questa agenzia Secret Detectives?
Non sono le sole invenzioni a cui credete.

E non permettetevi più di mettermi il bastone fra le ruote."

La sera, suo padre insistette, mostrando la relazione.
Gli spiegò, poi gli disse "Non sperare di controllare la mia vita e ridurmi come i ragazzi.
E poi spiegami come mai la moglie di John è una sartina e la fidanzata di Tom una maestrina, e va bene così.
Solo io devo sposare quelli coi soldi? Perché?

E poi diciamola tutta. Decidi cosa pretendi da me, e fammelo sapere.
James è uno dei miliardari più importanti degli Stati Uniti. Era troppo potente e vi faceva paura attaccarlo. Ma vi rodevate il fegato, io so che non vi andava bene.

Quindi, non bastano nemmeno i miliardari?
Cosa volete esattamente da me? Io non capisco questa tortura, solo nei miei confronti.

Cosa c'è sotto? Parlate chiaro una buona volta. Cosa volete da me? Perché non vi va mai bene niente?"
Suo padre rimase muto, con un'espressione da mulo.

Le cose si quietarono momentaneamente.
Poi un giorno, la macchina di Rúnhr ebbe un guasto. Ci volevano due giorni per ripararla e lei sapeva che lui, doveva vedere una persona, quel giorno, per un contratto importante.
Gli portò la sua macchina. Lui non voleva, ma lei gli disse che non ne aveva bisogno.

La sera avvertì suo padre di avergliela prestata, per firmare quel contratto, il mattino dopo. Lui non disse niente.

Poi alle 16 Claude telefonò a casa di Rúnhr. Lo insultò in tutti i modi.

"Lei come si è permesso di chiedere la macchina a mia figlia!"
"Io non ho chiesto niente, Núha me l'ha portata, prestandomela."

Claude prosegui dando del barbone a lui e facendo battute odiose su suo padre e sua madre e su 'quella razza di bastardi che vanno in giro a rimbambire le stupide, che gli prestano la macchina, per poi rivendersela.'

Fu un'esibizione di cui Núha si vergognò tutta la vita.

Finì dicendo "Non si permetta più di frequentare mia figlia, e di dirle di questa telefonata, o fa una brutta fine.
Guardi che io non scherzo."

Rúnhr era uno molto arguto, e non aveva paura di niente. Gli rimandò le battute che si meritava.
Poi chiamò Núha, in ufficio, e si fece accompagnare da un amico, riconsegnandole la macchina e raccontandole l'accaduto.

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