77. Con Anill

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77.

Núha non andò a casa di Mark per due settimane, non voleva incontrare Rúnhr.
Poi Donyll la supplicò di andarla a trovare.

Sperava di no, ma c'erano anche Mark e Rúnhr. Si misero tutti a chiacchierare, davanti al caffé.

La piccola Anyll, gattonando, raggiunse Rúnhr e si attaccò ai suoi pantaloni.
Lui la prese per il patello, la tirò in braccio e mentre chiacchierava, la coccolava. La faceva giocare, le faceva i dispetti, con naturalezza.

Núha osservò attenta, sconvolta, non aveva esperienza di una cosa del genere.

Nella sua intimità familiare non c'era, neanche da piccola, questa forma di affettività paterna.
Anzi, era sicura di non essere mai stata in braccio a suo padre. Non baciava lei e i fratelli, quando arrivava a casa. Solo sua madre.

Rimase ipnotizzata. L'atteggiamento di Rúnhr le scaldava il cuore.
Era una dimensione di tenerezza e pazienza maschile, verso un piccinino, che non concepiva. Niente di questo faceva parte del suo mondo.

Le diede un'emozione improvvisa, strana, che le precipitò dentro, come uno schiaffo d'amore.

La scombussolò, facendole paura.

Vide il viso di suo padre, vicino a Rúnhr e Anyll. Il confronto era stridente. Le fece male, le venne da piangere.
Con una scusa se ne andò.

A casa trovò un messaggio della sorella di James, Kara.
James si era risposato, con una dottoressa del contingente. La comunicazione era arrivata ai genitori tramite la Croce Rossa, via telegrafo. Era impossibile contattarlo.

Pianse, avrebbe voluto essere lei là, ma era anche felice per lui. Era vivo e stava incamminandosi verso il suo futuro.
Contava solo quello.

Ma non era vero, era molto depressa di saperlo con un'altra e non era in un buon periodo.
Avrebbe avuto bisogno di lui, ma lui era là, votato alla sua missione. E ormai fra le braccia di un'altra.

Era già stata dimenticata.

Comunque, non gli avrebbe mai chiesto di tornare da lei, anche se non fosse stata malata.
Ora capiva meglio, cos'era per lui quell'impegno.

Ricominciò a stare male di nuovo. Un colpo di coda del destino malefico. Quella sera dormì con la mano destra appoggiata alla guancia, per sentire l'anello di James.

Donyll le telefonava, ma non aveva voglia di vedere gente. Aveva cominciato ad avere attacchi di mal di testa, vomito.
Era stremata dalla debolezza, troppo abbattuta, per reagire. In peggioramento, purtroppo.

'Me ne sto andando' pensò, senza emozione. Poi sognò James con dei bambini, due.

Fece un lunghissimo periodo completamente sola. Quasi sempre addormentata, in un sonno profondo, ipnotico. Non voleva nessuno, solo l'infermiera.

Poi arrivò il compleanno di Anill.
Stava di nuovo meglio. Donyll la bombardava di telefonate.

"Non puoi mancare, non imbrogliarmi, so che adesso stai bene. Se non vieni mi offendo.
"Va bene, tiranno, verrò." Si arrese.

Portò una scimmietta di peluche. La piccola Anyll si mise a strillare e ridere nel vederla.
Mark arrivò curioso dalla cucina.
Núha si rilassò, sentendo il trillio delle risate della bimba.

Riuscì a sorridere, mentre, un po' uno, un po' l'altro, seduti sul tappeto, facevano fare alla scimmietta piccole capriole.

Poi alzò lo sguardo e sulla porta della cucina, 'Rúnhr!!!'..Urlò di paura la sua mente.

Come un'apparizione, lui era là.
Sentì il cuore sbattere e saltellare 'Oh accidenti, no Núha, che succede? Scappa!'

Le mani in tasca, pantaloni lunghi, appoggiato allo stipite, una maglietta sportiva gli disegnava il bel corpo, in un modo crudele.
Era abbronzato, gli occhi risaltavano.

In silenzio la guardava, gravemente. Arrabbiato.
Lei, nell'incrociare il suo sguardo, ebbe un piccolo soprassalto.

Senza accorgersene, spalancò gli occhi e per qualche secondo non riuscì a staccarli da lui.
Una forte, improvvisa attrazione, le sbatteva dentro.

Pensò 'Núha, non farti questo. È di sicuro un play boy! È troppo bello.
Non è il tuo tempo. Mai più!!.. E non è da te, non ti piacciono i tipi così'.

Si riebbe un poco.
'Va bene, è debolezza, sono troppo a terra, ho abbassato le difese, passerà..Dopotutto è ovvio, sono una donna, anche se ammalata. È solo un attimo'.

Risentì la voce di lui, quand'era affranta, davanti alla finestra.
"È solo un attimo" aveva detto lui, guidandola contro di sé..poco tempo prima.

La stava fissando, da lontano, lì sulla porta.

Cosa succedeva? Sentiva la propria mente catturata nei suoi occhi, che ora erano ghiaccio 'infuocato'.

Poi percepì, nella nebbia, la sua voce dire "Núha, vieni per favore." Si scosse.

"Mi serve aiuto per la torta" fece lui serio.
Lei si alzò, andò verso di lui, tesa.
Rúnhr la osservò avvicinarsi, attento, molto concentrato. Quando fu vicino, le accarezzò la testa con delicatezza "Sei molto pallida."

'Devo andarmene'. pensò lei. Era spaventata e infastidita dalla sua presenza.
Da quell'anima, che le era sembrato di sentire in lui.
Ma allo stesso tempo era attratta.

Non parlò, era pallidissima, lo sapeva e lui la osservava, la scrutava.
Lo scostò leggermente, sentì il suo buon profumo e disse "Tu porta lo spumante e io la torta."

La seguì "Ti ho spaventato? Sei saltata per aria nel vedermi"

"Si, non sapevo che ci fosse qualcuno in cucina"

"Non mi hai salutato quando mi hai visto. Ti disturba la mia presenza?"
"Oh no, mi ha distratto vederti d'improvviso."

Cercò di essere disinvolta e gentile.
"Scusa, sono una sbadata", gli fece una piccola carezza sulla guancia e un sorriso.
"Ciao, benvenuto al compleanno di miss Anill."

Lui le prese la mano, gliela aprì, posò un leggerissimo bacio. Sorrise "Stai bene? Sembri molto stanca"
"Un poco, ma sto bene.
Il tocco delle labbra di lui la confuse di più.

Poi, torta, spumante e caffè. Lei parlava pochissimo e altrettanto sorrideva.

Ma sentì una frase strana di Rúnhr. Gli chiese "Ho capito male, o hai lasciato in macchina la tua ragazza? Perché?"
"Sì, non vuole salire, non vi conosce, è fatta così"

"Vado giù io, fammi vedere la macchina dalla finestra."
Scese e la convinse. Era stupenda, capelli naturali rossi, occhi blu, fisico molto femminile e slanciato.
Salirono le scale chiacchierando. Era simpatica, gentile.

Anyll, come il solito, era in braccio a Rúnhr, giocavano e lui era evidentemente divertito.
Núha rimase ancora poco, poi se ne andò.

Per molto, molto tempo, con delle scuse, di nuovo, non si fece vedere.
A tratti, a tradimento, le tornava in mente l'immagine di Rúnhr, con la bambina arrampicata addosso e lui che la faceva impazzire di coccole e giochi.

Era un'immagine insidiosa, che la assediava, avrebbe voluto un padre così per i suoi figli, rendeva l'atmosfera magica.
Una coccola, un bacio e un dispettino. Dolcetto e scherzetto. Sembrava una formula da sogno. Che non avrebbe mai potuto vivere.

Ma lui era lì, così vivo, così attraente, così emozionante, con la bimba in braccio...le mani forti e calde.
"Un uomo 'troppo'.. Troppo tutto...Così strano. Tenero. Accogliente. Devo stare alla larga."

Helòr - l'Oro di Hellok Where stories live. Discover now