38. Nel nero

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38.

Correva la corriera, e il dolore galoppava ormai.

Lirl scese veloce, corse verso il prato sulla scogliera, si gettò a terra e pianse lo strazio più amaro della sua vita.

Aveva perso John, il suo bambino.
L'unico, il suo unico vero bambino.

Il tocco d'amore, che l'aveva fatta nascere. Per la prima e unica volta, alla vita.

L'aveva nascosto in sé, come una ladra, clandestino nel suo grembo, perché fiorisse, sbocciasse abbastanza, perché nessuno potesse farla abortire.
Quando Claude l'aveva lasciata.

John era 'il bambino'. Lo aveva adorato.

Poi si era persa. Quando Claude era tornato.
Non capiva perché.

Aveva straziato quel bimbo come una tigre, cercando di farlo amare dal padre.
Ostinatamente pensando di unirli.

Ma Claude mentiva, non amava quel figlio.

Lo aveva appena capito, da John.

Aveva scoperto che Claude lo lasciava bollire, nell'onta del ladro di casa. Invece di dirgli che Nin aveva trovato i soldi e lo sapevano innocente.

E non doveva essere la prima volta, che mentiva.

In un nastro veloce, le si dipanó in testa la vita con John. Costellata, fin da piccolo, da sospette piccole sparizioni. Sempre insinuate da Claude.

Solo ora, Lirl si accorse che avrebbe dovuto capire.

Ma il comportamento del bambino, l'aveva sviata.
John, caparbio e ribelle, chiuso, riluttante passivo, all'autorità di Claude, aveva, persino a scuola, sempre avuto problemi con gli insegnanti. Che non riuscivano a dominare le sue sfide.

Prove di forza psicologiche, si generavano dalla prevaricazione, dallo sgarbo, dall'ingiustizia di qualche insegnante.

Anche a scuola John sapeva che non poteva ribellarsi, ma poteva 'non obbedire'.
Composto ed educato stava zitto, non rispondeva agli ordini, o contestava, pacato. Mai vinto.

Qualche insegnante si vendicó, bocciandolo, senza motivo, solo per la stizza di non essere obbedito.
Questo aveva seccato molto Claude, ma anche comodamente armato il suo giudizio. Gli dava la scusa per chiamarlo apertamente 'lavativo'.

Lirl non riusciva a contraddirlo.
John aveva deluso anche lei. Era imbarazzata, l'ansia e l'impotenza la possedevano.

Troppe cose avevano confuso Lirl, e la fragilità emotiva di quegli anni, la paura di far perdere, al bambino, casa, famiglia, futuro, l'avevano deviata.
Ce l'aveva messa tutta per riuscire. Con tutta la sua grinta e severità, aveva cercato di migliorare il carattere di John.
Ma l'errore era in Claude, che non lo amava, e manipolava lei.

Era stata ingiusta. Ora, si rendeva conto.

Un'inquietante stellata le precipitò addosso.

In ogni astro, un inganno, una sfumatura della galassia mefitica, con cui il marito aveva imprigionato lei e John.

Le vicende vissute galoppavano nello sfondo blu, sfrecciavano in una montagna di brutte azioni, intenzioni, omissioni. Sue e di Claude.

Un puzzle pazzesco, ora, grandinava su lei, riempiendola di sensi di colpa. Bucherellata, marchiata, coperta di scottanti tatuaggi di vergogna, per non aver visto, per non aver amato, forse abbastanza, John.

Ció che le si riversò nella mente, fu gigantesco.
C'era lei, le botte a John, con tutte le sue cattiverie, egoismi, peccati.

Si vide, 'per un eterno sfuggente attimo', come non le sarebbe successo più.
Mai più avrebbe toccato laggiù, dove tutto era stato deformato in lei.

Mai più avrebbe potuto rivedere quel brillante nero, incastonato in eterno in lei.

Mai più, per fortuna.

O sarebbe stata pazzia.

Sì, quel brillante era proprio lei, Lirl.

Si vide lì, maestosa nella sua crudezza,
vanitosa e vana come madre,
divorata dalle lacrime bambina,
ma latitante, al dolore dei propri figli.

Una stele, granitica, ieratica, inutile.

Si vide, per un crepitante fulmineo lampo.

Era lei, proprio lei. Lirl.

Com'era possibile?

Era lì, lei, Lirl!!!!!???

....Orrenda..
come Diletta!!!

- Piombò nel nero. -

Per un tempo indefinito Lirl sparì. La sua mente si fermó.
In un nero vuoto, di calma piatta.

Helòr - l'Oro di Hellok Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora