10. Claude e Lirl

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10.

Tredici anni di collegio e solo 6 giorni a casa...è una qrighetta dattiloscritta, un niente che si legge in un attimo.

Ma quel tempo reale, vissuto, contiene tanti minutissimi secondi e decimillesimi di secondi, che devono trascorrere insieme a te, attraversarti, assediarti, strozzarti, mentre ogni giorno stai dove nessuno ti vuole bene.

Devi spenderli, ogni mattina, i miliardesimi di secondo, nel limbo, dove tutto ti stringe la gola e in cui qualcuno ha cercato di farti impazzire, mentre follemente cercavi di volare in cielo, con gli angeli, dalla tua mamma. Che non hai mai trovato.

E i quadrimilionesimi di secondo, battono furiosi ancora, insieme agli aghetti sottili della rabbia e dell'angoscia, che ti scorticavano dentro..e di nuovo adesso, neurone per neurone.

~~...Il tempo scorreva, in frange battenti, sul viso sconvolto di quella bambina, piena di lacrime essicate.

Il tempo scorreva. Senza passare 'mai'.

Quale dio folle, contorto, insaziabile, porta l'orologio del tempo di una bambina..per sempre..indietro?

Là e poi là, sul dolore bollente, e poi ancora là, ogni giorno..di nuovo..'indietro'.

Ogni secondo del tempo, indietro, ossessivamente, dove si era perduta, dove era stata scaricata. Dove, come nella sua mente credeva, la mamma l'aveva abbandonata, perché era una bimba cattiva.

Invece la sua mamma era morta, e la sua anima con lei.

Ogni secondo indietro...indietro, e forse è ancora là, il suo cuore. Grattugiato dal dolore e dalla voglia di vivere, mentre il tempo le sfugge.

Tredici anni di collegio e solo sei giorni a casa..si dice in un soffio.

Ma non si sa cos'è.

Lirl lo sapeva e quando uscì dal collegio, seppe cosa aveva perduto.

Il mondo era tanto, era strano e furioso sotto le bombe. Pauroso.

Ma era il mondo dove si poteva amare...~~

Lirl era ormai tornata a casa.

Claude era un giovane ufficiale, molto in gamba. C'era la guerra, ma stava andando a ballare, in cerca di un visetto dolce che lo rigenerasse.
Volitivo, intelligente, istruito, aveva subito avuto incarichi di responsabilità e rilievo.
Aveva un bel personale, atletico, ma snello, un viso serio, deciso, da lord inglese, che si apriva in un sorriso caldo.
Strani capelli castani, con caldi riflessi rossi. Era carismatico capace di tenere uniti i suoi soldati, un capo.

Arrivò alla balera.
Un tipetto birichino e ricciuto, lo salutò "È arrivata Marilde, le ho detto che ci sei"
"Bene, prendo un aperitivo e arrivo da voi"

"Ok rubacuori" fecero gli occhi guizzanti di lei, sempre ridente.

La sala da ballo era gremita. Colorata di uniformi, divise.
C'era la guerra, tutti volevano rilassarsi. L'ambiente era semplice, ma ben disposto, si stava bene.

In una zona poltrone e divani, in un'altra la pista da ballo grande, un cerchio di seggiole la delimitava.
Erano riservate alle ragazze. Sedersi lì era segno che erano disposte a un giro di valzer, tango, mazurka..

Era un bel posto arioso, con anche un prato, illuminato, fiorito, con tavoli e abajour che davano intimità. Tutto ricavato da una vecchia fattoria.

Claude avanzò nella sala da ballo, gli occhi attenti, indagatori, color castagna, scandagliavano le ragazze, subito frivole al suo muoversi elegante.

Vide un incedere felino..lento, distratto.
Si fece attento. Tutti gli occhi maschili puntavano lì.
Anche i suoi si appiccicarono alle gambe snelle, i fianchi insinuanti.

La ragazza si girò verso di lui, si guardava intorno, cercava qualcuno.

Era di una bellezza raffinata, strana.
Occhi di un colore particolare, un azzurro scuro, che quasi virava al viola. Grandi, vivaci, ma soffianti, fra carezza e minaccia.

I capelli castani, sfumati in oro antico, mossi con baldanza, dichiaravano guerra, battendo sul viso piccolo.

Tutto in lei sapeva di ribellione, o meglio, di rivolta.
Con uno scatto, si mosse verso la pista, portandosi appresso il personale snellissimo, le lunghe gambe, a sbocciare da un modesto spacco.
Ed era proprio quel vedo e non vedo, che esasperava gli uomini lì intorno.

Era un incanto. Claude la seguì.
Incrociarono un uomo "Sei arrivata finalmente Lirl! Vai laggiú, dove c'è la colonna rotonda, sono tutti lì."

Claude era in borghese, per una piccola licenza. Seguì Lirl, aveva voglia di conoscerla.
Lei arrivò sulla pista da ballo e un ufficiale la fermò, prendendole gentilmente un braccio, per chiederle di ballare.

Lirl gli scaraventò la pochette sulla faccia, involontariamente, nel gesto istintivo di sollevare le braccia, per non cadere.

Era scivolata, rimase in piedi a malapena, mentre l'ufficiale si massaggiava il naso.

Le spiaceva di averlo colpito, era uno straniero, biondo, una faccia da conquistatore.
Lirl cercava di scusarsi, di fargli capire di non aver fatto apposta.
Il giovanotto sapeva che era stato un incidente "Ce n'était rien, peu importe", disse lui e le fece il saluto militare, sorridendo, per andarsene.

Lei lo trattenne, piano, per la manica, e scivolò anche lui. Era evidente, che c'era qualcosa che non andava bene, sul pavimento. Si misero a ridere, parlandosi e non capendosi.

Claude, passando di lí, stava per superarli, quando lei gli mise una mano sul braccio, per fermarlo.

"Divertente!" disse lui "mi prende per la manica, così fa cadere anche me? Giochiamo a 'tutti giù per terra' da queste parti? È un nuovo ballo?"

Lei sorrise "Mi scusi, per caso conosce la lingua di questo ufficiale? Volevo chiedergli se andiamo a prendere un gelato. Pago io, per farmi perdonare, gli ho fatto un graffio sul naso. Se lei capisce la sua lingua, può dirglielo?"

Claude eseguì.

"Ha detto, prima il gelato, poi un caffè, paga lui.
Poi un ballo e poi un bacio. Cosa rispondo?"
"Che lingua parla?"
"Francese"

"Gli dica che è uno sfacciato, io non dispenso baci agli sconosciuti. Anzi, come si dice maleducato in francese? Voglio dirglielo io. Si meriterebbe uno schiaffo."

L'ufficiale francese si mise a ridere, disse qualcosa a Claude, lui tradusse.

"Dice che lei gli ha 'già' dato uno schiaffo, con la pochette. Ma che però lui non le aveva rubato nessun bacio.
Quindi, si è beccato una punizione, per non aver fatto niente.

Sostiene che lei, ora, dovrebbe compensare lo schiaffo gratuito, dandogli un bacio.

Il ragionamento non fa una grinza, sa?" osservò Claude.
"È evidente, lei è in debito di un bacio.
Dice che, se parla piano, lui riesce a capire. E se ha pazienza, lui parla un poco della nostra lingua, lentamente.
Chiede se balla, adesso"

"Non se ne parla, gli dica...."

"Ah..no..no..no.." Prese entrambi per mano, li trascinò più in là, per non farli scivolare e li scaraventò uno contro l'altro.
"E adesso ballate e lasciatemi in pace."

Fece il saluto militare all'ufficiale "Pardon" disse, mentre lo straniero afferrava Lirl per la vita.

"Merci" rispose lui ridendo, trascinandosi via quel bocconcino di ragazza.

"Maleducato! Me la paga, poi la riacchiappo e..." urlò Lirl a Claude. Ma lui se ne andò via spedito.

Lei non lo ritrovò più sulla pista, ma le bruciava non avergli detto quel che meritava.

Helòr - l'Oro di Hellok Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora