123. Un soffio

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123.

Estate. Il bosco.
Espandeva il suo verde vibrante, chiaro dorato, la colonia delle sussurranti foglie.

Aceri e robinie, abbracciati e complici, con le belle chiome fresche, governavano i raggi del sole, scomponendo il brillio accecante in ventagli e arabeschi, morbidamente luminosi.

Una lieve nebbia solare filtrava, in ombra dorata nel sottobosco, invaso di luce vitale, di colori e cinguettii, inebriati da quel paradiso.

Colavano leggerezza e mistero sotto le gallerie di foglie. Sembrava, la felicità, essere materia viva e pura, là sotto. L'aria, calda e lieve, apriva il respiro, espandeva la mente in gioia rigenerante e pungente.

Si aveva voglia di salti e carezze, di follie e giochi, di tuffi e di stelle ridenti, complici di mascalzonate torride.

'... E di tempestare l'acqua del lago con potenti zampate, affondando gli zoccoli nel liquido azzurro, sconvolgendo la pennichella dei pesci, con bolle soffiate dal naso per gioco, sott'acqua, e spruzzi fatti trottando sfacciatamente fra le onde leggere..." Così stava pensando Jolie Fleur.

Camminava rilassata, mentre Lànghrian la conduceva al lago, senza redini e sella, per il rinfrescante bagno quotidiano.

La bella puledra aveva in progetto anche di '..rotolarmi nel fango morbido e riempirmi il mantello di poltiglia deliziosamente puzzolente, per poi farmi ricondurre in acqua...'a lavar via la schifezza che..."tutte le volte raccogli come una draga, rotolandoti nella sabbia sporca"...come dice Lánghrian.. Ma lui non è esperto di porcherie che piacciono a me, non capisce la sofisticata raffinatezza delle porcate terrose'.

Lànghrian, era in sella alla bella delinquente, filosofa quadrupede, la sentiva svagata e rilassata.

Sapeva che era contenta di andare al lago e di fare la matta. Da morir dal ridere ogni volta. Erano momenti indimenticabili, piccoli pazzeschi segreti fra cavallo e cavaliere.

Mentre camminavano quieti, il bosco 'soffiò'..minaccioso.
Era una sensazione indefinibile

'È reale?!.. L'ho sentito davvero?' Pensò lui, teso, il bel corpo snello ritto sulle staffe, guardandosi attorno, esplorando il bosco.

Gli occhi azzurro verde, tempestati d'oro, puntavano lontano.
'Niente. Non c'è niente, me lo sono sognato?'

Lànghrian fermò Jolie Fleur, la tenne immobile, ascoltò.
Tutto era normale, poi lei rizzò le orecchie, un soffio strano e lontano si ripeteva ogni tanto.

Dava la sensazione che il bosco sbuffasse minaccioso. Anche la puledra lo aveva sentito e non era impaurita, ma cauta, attenta.

Il suono era innaturale, per il bosco.
'Cos'è, di nuovo una tigre?' pensò Lànghrian.

L'anno prima una tigre era fuggita da un safari park e si era rifugiata in quel bosco. Era stato lungo e complicato riprenderla. Tutto aveva risuonato dei suoi versi e ruggiti.
Cambiò direzione, facendo dietro front.

'Se un animale strano è nel bosco, Jolie è una preda in pericolo' pensò.
S'incamminò silenzioso e attento, 'Meglio non galoppare, non fare rumore.'
Camminarono sospettosi e leggeri per un po'. Tutto sembrò silente, pacifico.

Si stavano già avvicinando al scuderia. Poco avanti c'era la striscia del sentiero, che portava alla cascina di casa e maneggio.
Lànghrian, i sensi all'erta, avvertì una presenza.
Una grossa sagoma muoveva i cespugli poco lontano, alla sinistra.

Poi una forte vibrazione trapassò il terreno.
Qualcosa scuoteva tutto, terra e vegetazione.

Vide un movimento disordinato svolgersi nella macchia di alti cespugli.
L'aria era una nuvola di foglie, polvere, legnetti, segnava la traccia di un moto disordinato, furioso, ma sempre celato dalla vegetazione.

Helòr - l'Oro di Hellok Where stories live. Discover now