43. Acqua di Luna

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43.

Lirl lasciò Kaèl sull'uscio di casa.
"Posso stare tranquillo ora? Ma..è tutto buio, non c'è nessuno. È sola?"
"Sì, arrivano tutti domani mattina"

"Mm..Lei ha il nostro numero, in caso di necessità?"
"Sì, grazie"
"Va bene, attendo che chiuda tutto con attenzione. Buona notte"
"Anche a te."

Lirl girò la chiave ed entrò in casa.
Buia, silenziosa, la notte.

Passò da una stanza all'altra senza accendere le luci.
Stava bene così, avvolta di tepore e calma.
Aveva bisogno di pace.
E di buio.
Di sentire il suo corpo muoversi, distendersi, flettersi.
Formarsi un nuovo guscio.

Amarsi..Non si amava Lirl.
Non era in pace con se stessa.
Mai.

Il perché le era ignoto, ma da sempre era così. Irrequieta, nevrastenica. Stare dentro se stessa era un'ossessione.

Era ora di cambiare.

Solo lei poteva fare qualcosa di concreto per cambiare. Non il dottore.

Aveva lasciato che la sua vita la trascinasse via, fra le emozioni, rabbia e dolore, come una piuma al vento, nella furia dell'odio, per tutto. Inconsapevole che solo lei poteva dominare la sua vita, invece che il caos.

Pensò a domani.
'Troppo difficile per me. Andare da Hanjé. Incontrare Núha. Riallacciare i rapporti.

Sono troppo sfinita, emotivamente contratta, troppo vuota per sorridere. Non posso andare.
Non ho ancora niente da dare. Claude mi ha annientata, per ora.

Vorrei posare qui la mia vita, una borsa nera sul pavimento, da abbandonare, dimenticare. E andarmene. Ricostruire tutto in un altro luogo.

Vestirmi di futuro e di speranza.

Vivere in un modo che non ho mai provato, senza passato.
Cancellare tutto con un respiro. Essere serena, leggera, positiva.

Ci sto provando, ad essere buona.
'Voglio' essere buona.

E andarmene. Soprattutto vorrei sparire.

Ma ci sono i figli, i parenti, non posso. Ma tanto lo vorrei...
Lasciare tutto. Dimenticare tutto'.

Si stese, in veranda, sotto la luna, nel bagliore delle stelle. Per poco.

Poi prese l'asciugamano, indossò il costume e sgusciò dalla piccola porta sul retro, che si apriva su uno spiazzo nella campagna, dove un tempo i vecchi proprietari tenevano gli animali

Da lì, un piccolo sentiero, del tutto nascosto, privato, conduceva al lago.
Nessuno poteva raggiungerlo.
E nessuno poteva indovinarne l'ingresso dalla spiaggia.
Era una piccola meraviglia, che le aveva fatto volere quella casa.

Un tempo, alla sera, i contadini, da quel sentiero, portavano gli animali al lago, a bere, a godersi un bagno.
Mentre loro lavavano i panni, facevano una nuotata, e a volte si fermavano a mangiare e passavano la serata, chiacchierando, cantando.

Prima di comprare la casa, era scesa con loro, una sera, e aveva provato gioia e allegria. Il vero senso di una famiglia. Poi avevano cantato, riso e scherzato.
Amava quel luogo incantato.

Il lago, per lei, era un abbraccio ancestrale.

La spiaggia era deserta, come sempre di notte.
Aveva bisogno di purificarsi.
Solo il lago ne aveva il potere.

Camminò lentamente, entrò in acqua, godendo la carezza solleticante, che ad ogni passo saliva, a baciarla.

Cominciò a nuotare lentamente, verso la macchia più lucente

Tutto era argento liquido e trasparente. Calma, piatta.
Ma muoveva lo spirito in un guizzo elettrizzante.
Pulsava di nuovo, di giocoso.

Potente, pizzicante. Rigenerante.

Nuotò dolcemente nell'acqua di luna, a lungo.

Nuotò girandosi verso il cielo, il viso e il corpo cosparsi di luce, i capelli galleggianti attorno al suo viso.

Cosí, completamente argentea, creatura siderale, chiese di ritrovare le sua anima.
Se ne aveva una.

Helòr - l'Oro di Hellok Where stories live. Discover now