63. Imbecilli

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63.

Il mattino dopo Claude andò da Núha, per sentire come stava.

"Sto bene papà. Non ottimamente, ma credo sia normale"

"Puoi smettere di proteggere John. Ormai so che è stato lui e gli ho parlato. Risolveremo la cosa e se la caverà. Ma lo farò solo se mi racconterai nei dettagli cosa è successo. Devo poter capire perché è così cambiato. Perché ti ha aggredito"

"Sì, ma promettimi che non lo tratterai da pazzo, non lo è. Ha delle paure, vuol riuscire a controllare la propria vita, migliorare se stesso, avere la stima della società"

"E lo fa aggredendo te?"

"In un certo senso, secondo lui, era un passo obbligato allontanarmi. È complicato. Ti spiegherò.

Ma adesso, papà, devo comunicarti una cosa.

Io voglio lasciar correre per il suo bene. Ma ho paura.

Né in lui, né in John, né nella mamma si estinguerà mai quell'ombra oscura nei miei confronti, che li ha mossi a farmi del male.

C'è qualcosa che può sempre spingerli contro di me. Non so perché, non sono in grado di sapere cosa sia, ma Io sento. Lo so.

Ora sono in tre ad avermi colpito, io non voglio e non posso rischiare di nuovo, e ogni minuto. Non posso vivere con tre di loro, tre minacce potenziali. Non posso tornare a casa. Non sono disposta a capire, a sorvolare, per il quieto vivere.
Voglio sicurezza, a tutti i costi.

Fra pochi mesi sarò maggiorenne. Che tu sia d'accordo o no, me ne andrò di casa. Troverò una sistemazione. Mi arrangerò, da sola, non chiedo aiuto, ma non rimarrò qui con loro attorno."

Claude immaginò la tensione in cui sarebbe stata costretta a vivere. Non ci aveva pensato, in quei giorni così convulsi.

"Papà, non voglio dare fastidio, ma non ce la faccio, mi dispiace. Mi arrangerò"

"Va bene, Núha, capisco, ma troverò io una soluzione e rimarrai qui"

"Va bene"

Il giorno dopo, in serata, Claude mise la camicia, era pronto per incontrare i figli. Non sapeva ancora se erano venuti, se quindi sceglievano di ascoltare le condizioni.

Lirl entró in camera.
"Ho visto Rodrik, i ragazzi sono arrivati"
"Mmm..."

Era troppo esausto di tutta la pochezza dei figli. Sarebbe stato più contento se fossero andati via. Almeno avrebbero dimostrato carattere. E chissà, scaraventati nel mondo reale, fra le difficoltà, avrebbero cambiato rotta. Dovendo sopravvivere, avrebbero mutato la prepotenza in grinta, la falsità in abilità di trattativa, la pochezza in intelligenza.

"Impossibile" pensó.

'Cosa mi è venuto in mente di fare figli e partorire problemi. Forse ci sarebbe voluta una madre diversa.'
Non pensò che forse, anche il padre doveva essere diverso.'

Lirl gli stava sistemando la cravatta "Cosa farai?"
'Li butteró nel fiume' pensò..

Ma disse "Lo sai, gli daró una possibilità, durissima, per raddrizzare la schiena. Sistemerò la loro posizione legale.
Li metterò in condizione di non azzannarsi più a vicenda, di non fare del male a nessuno di noi e agli altri.
Dovranno rigare dritto, o li distruggerò. Dovranno lavorare con me, alle mie condizioni. Dovranno maturare insomma"

"Ma non cambieranno così tanto, si ribelleranno, ti creeranno problemi, discussioni. È un progetto impossibile"

"Forse, ma useró dei pesi e contrappesi per riuscirci, una gabbia, in cui saranno liberi di vivere bene, sereni, solo se rispettano le regole"

Helòr - l'Oro di Hellok Where stories live. Discover now