96. Non vuole morire

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96.

"Vuoi trasferirti a Londra?" chiese Brian a Lirl.
"Sì, sei la persona più cara che ho.
So che hai un cuore grande, mi vuoi bene.
Mi hai conosciuto quando ero normale, buona, ma un po' strana.

Mi hai dato molto, calore, pace. E sei l'unico che sa come sono davvero. Non voglio perderti un'altra volta"

"Ma allora eravamo una coppia. Hai dimenticato tutto questo ed è rimasta solo l'amicizia?"
"È tutto cosí confuso!"

Sembrò allontanarsi per un attimo, risucchiata nel proprio mondo, che cercava di leggere, con un fil di voce, lentamente.

"Non ti ho mai dimenticato e questo mi ha destabilizzato. Ho cercato di dimenticare, ma la mia anima non lo accettava e mi divorava.
Io non lo sapevo, era una cosa interiore.

Sono diventata instabile, problematica, pericolosa.
Poi si sono sommate altre cose. Mi ha seguita lo psichiatra, risolvendo poco, ma recentemente ho capito, da sola, cosa avevo dentro.

Non so se sia amore e non voglio illuderti e nemmeno illudermi.
Sono troppo complicata, emotiva, impulsiva, un rapporto d'amore con me, non so cosa potrebbe farti. Sono imprevedibile, anche per me"

"Io non ho paura di te, di stringerti fra le braccia"

"No, non sai come sono veramente.
Non voglio una cosa impegnativa, che potrebbe distruggere tutto, per colpa mia.

So per certo che ti sento come la mia famiglia, la mia unica famiglia.
Tu solo mi conosci.
Ho bisogno che tu mi scaldi il cuore standomi vicino.

Mi basta poco, sapere che ci sei. Che ogni tanto possiamo uscire a pranzo insieme, o almeno prendere un caffè. Telefonarci. Ma non voglio invadere la tua vita, mutare le tue relazioni affettive.

Sono venuta a chiederti se mi vuoi come amica, o come sorella, se preferisci.
Non devi rispondermi subito, so che è tutto strano, ma per me è vitale. Ho bisogno del tuo affetto, nien'altro."

"Forse mi chiedi troppo. Io voglio te, non un'amica.

Lei si fece tesa, più consapevole, presente.
Lo guardò pensierosa, poi si alzò.
Era stata pacata e calma nel raccontare, ma lui vedeva i piccoli scatti, gli irrigidimenti, le posture..stava soffrendo.

Aveva paura di un no.
Rimase zitto. Osservandola.

Lei andò al tavolo di servizio, prese un piattino, mise dei dolcetti e preparò il vassoio del caffè, per due.
Lo posò sul tavolino, davanti a lui.
Lo scrutò un attimo di sottecchi.

Lui la guardava, non le toglieva gli occhi di dosso, ma non parlava, e pensava.
Forse era imbarazzato. O magari scocciato di questa sua stranezza.

Si vide con i suoi occhi. Una vera scocciatura!
Ci voleva un'acrobazia per togliersela di dosso, con decisione e stile.
Difatti stava prendendo tempo, per scaricarla senza tirarsi addosso lacrime, o scenate.

Si sentì molto stupida. Cosa le era venuto in mente?

'Infantile, immatura..con una proposta lunare" pensò
'Sta cercando le parole per sbarazzarsi di me. Ha ragione.

'..pazza..instabile, invadente..forse pericolosa..'
Le sembrava di sentirlo..elencare le sue doti.
Capì che aveva sbagliato tutto.
Adesso voleva solo fuggire.

Disse, con calma e un sorriso dolce "Brian, sono imperdonabile, ma adesso che sono qui, non più agitata, rilassata nella tua bella casa, con Berry, mi si è sciolto un nodo dentro e mi si sono schiarite le idee.

Mi ha fatto molto bene parlare con te e mi sono resa conto che ho fatto una gaffe...grandissima.

Cioè, ho interpretato l'ansia che ho avuto, nel modo sbagliato.
Quindi, ho cambiato idea, domani non vengo con te.

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