52. Rallenta la notte

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52.

Kaèl e Núha rimasero insieme circa un anno.
Poi, a fine aprile, la luna si fermò.

Voleva giocare, ancora e ancora, a stringerli nella notte pallida. Prigionieri, della sua cascata d'argento, felici, ancora un poco..e fermare il destino.

Ma viveva le sue fasi, viaggiando nello spazio e il loro tempo finì.
Si celò nel mistero della luna nuova, nera.
Si oscurò per non vederli soffrire.

Il loro sentimento, strideva, come un uccello prigioniero, ribelle al destino.

Avevano entrambi passato una notte in bianco, rotolando di sogno in sogno, nei ricordi più belli, con questi tessendo una barriera al tempo, per annientarlo nello splendore del loro amore. Fermarlo e annichilirlo, per il senso di colpa, la vergogna di volerli dividere.

Ma il tempo aveva solo potuto rallentare la notte.

Kaèl si era alzato ed era andato a casa di lei.
Nel buio, aveva tempestato la sua finestra di piccoli sassi. Núha, nel silenzio armonioso del morbido blu, era scesa, a piedi nudi, ladra felice, investendolo con un abbraccio, infuocato dalla paura e dal dolore di perderlo.

Lui l'aveva portata in un angolo del grande giardino, nel profumo dei lillà.

L'aveva accarezzata e baciata, con la sua forza gentile e magnetica. Straziato dal battito dei minuti che correvano verso il momento dell'addio.

"Voglio che abbiamo un segno del nostro amore" disse.

Aprì una scatoletta in cui erano due piccole catenine e due anelli. Avevano un delicato, elegante aspetto tribale. Una specie di boomerang in rilievo, in oro e argento, risaltava.

"Li ho fatti fare in Ostrinde. Non sapevo ancora se ti avrei conquistato, ma speravo che tu mi volessi."

Toccò il ciondolo della catenina "Questo è, in lingua nativa, un Kuti, un oggetto primitivo, sacro, funziona come un boomerang.

Dietro il mio Kuti, è scritto il tuo nome. Dietro il tuo, il mio nome. In caratteri quasi incomprensibili. Solo noi due e il Kuti, ne conosciamo il significato.

Il mio sogno è ritrovarci, amor mio, quando avrai 18 anni e potrai venire da me.

Voglio che questi Kuti, come un boomerang, ruotando di ritorno, ci riportino un giorno, uno verso l'altro.

Le allacciò la catenina. "Al Kuti affido il mio sogno, che poso su di te."

Núha gli sorrise, lo accarezzò commossa.
"Come potevi dubitare che io ti volessi? Sei la creatura più sconvolgente che conosco."
Prese l'altra catenina e la mise al collo di Kaèl.
"Noi siamo uno. Kuti riportami dal mio amore, un giorno. E ricomponici in uno."

Poi Kaèl le infiló l'anello, il Kuti si attorcigliava doppiamente al dito, in un gioco di oro e argento.

"Avrei voluto che la nostra unione fosse per sempre, avrei voluto, un domani, infilarti un altro anello al dito. Ma non posso per ora.
Perciò ti dono il segno del mio amore. Questo Kuti è per sempre. È il sigillo del mio cuore, in te."
Baciò il Kuti, poi glielo infilò.

Núha prese l'altro anello.
"Non potrò mai vivere senza di te. Sarai lontano, ma il mio cuore non farà un battito, senza il tuo ricordo.

Questo Kuti è per sempre. Custodiscimi nella tua anima."
Baciò il Kuti, poi diede un lungo bacio a Kaèl e gli infilò l'anello.

Nella calma della notte il toccante, piccolo rito, illuminava gli occhi delle civette, dei ricci e dei ghiri, dei pipistrelli, che da testimoni avevano tenuto il fiato.

L'aria tiepida cullava i due innamorati, il firmamento rallentava il passo, cedendo alla forza delle tenere parole.

Il mattino, in aeroporto, Kaèl e Núha si scambiarono un libricino, in cui avevano raccolto le reciproche storie, le foto, e le filosofie, le conoscenze, i pensieri, le esperienze, la cultura. I momenti vissuti insieme. L'anima. Tutto quel che potesse arricchire l'esistenza dell'altro, una volta divisi.

Si lasciavano, ma una parte di sé sarebbe sempre stata attiva nel vivere dell'altro. Una coppa mai vuota fra loro, sempre carica del meglio che si erano dati.

Si sarebbero scritti, senza obblighi. A patto di non perdersi, anche se sposati, o impegnati. Due mani strette e solidali, per un futuro di cui non sapevano nulla.

E guardare avanti, ognuno ritrovando la propria felicità.
Dovevano essere felici. Il loro amore doveva essere un trampolino al futuro dell'altro.
Si sarebbero sempre voluti bene, legati, partecipi, rispettosi delle persone del loro futuro, delle proprie nuove vite.

Ma entrambi volevano riunirsi, se possibile, compiuti i 18 anni di lei. Questo era il patto.

Arrivarono gli ultimi minuti. Aspettarono insieme la partenza, abbracciati, dicendosi mille dolcezze.

Núha aveva voluto essere sola a salutarlo, senza farsi accompagnare da nessuno.
Rimase a guardare l'enorme, panciuto aereo che si portava via il suo Kaèl e il proprio spirito.

Rimase lì per un tempo indefinito, con gli occhi fissi dove lui era scomparso. Cercando con la mente di viaggiare con lui, di essere in aereo, tenendogli compagnia, raccontandogli tante cose sciocche, divertenti, come quando si è felici.

Così, lo accompagnò nel suo nuovo mondo.

Poi se ne andò, grave, disperata.

Tanto silenzio scese in lei, che per molto tempo ebbe difficoltà a parlare.
Un autentico problema, che le impediva di articolare le parole.

Ora era sola, nel suo mondo alieno.

Helòr - l'Oro di Hellok Where stories live. Discover now