145. In volo

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145.

Núha si scosse da quei brutti pensieri, si accomodò meglio, in aereo, il viaggio era molto lungo, aveva dovuto arrivare in aeroporto prestissimo, col buio. Era molto stanca, aveva bisogno di dormire. Si sistemò bene, si addormentò. 

>>.... I corpi snelli e lucidi di sudore si arrampicavano sul palo, tutto era gioco, chiassosa festa……. Da quando era bambina, tre mesi all'anno, la sua pelle profumava di fieno, respirava sole, lago e campagna. Quando la terra e l’acqua, la vita nell’aia, erano ancora sostanza di vita, carezza e fatica di ogni giorno.

Le galline si avventuravano in casa, in cerca di briciole gustose e scappavano soddisfatte, solo vedendo la scopa.
La vendemmia era festa e lavoro di tutto il paese, bambini e adulti a staccare i pesanti grappoli d’uva, a ridere e scherzare, riposando nell'erba, con pane e salame. E la sera, festa in piazza, giochi e gare. I ragazzi ad arrampicarsi sul palo della cuccagna, impiastrati dal grasso scivoloso, mentre tutti li incitavano e li prendevano in giro. E le ragazze, gli occhi sgranati, si innamoravano dei gatti svitati, che salivano lassù, i muscoli tesi, i corpi bellissimi. 

Allora, nessuno aveva bisogno dell'orologio, la campana scandiva le ore e il canto del gallo, alle quattro del mattino e la sera, ti diceva cosa fare.

Núha aveva imparato così il senso della natura, l’amore per gli animali…l'essere felici...<<

In aereo, sentì la voce della hostess “Signori, stiamo per servire le colazioni, buongiorno.”
Riemerse dal sogno. Salutò il passeggero accanto, un bell’uomo, poco più grande di lei. 
“Buongiorno, mi ha tenuto compagnia piacevolmente”, disse lui ridendo. 

Lei lo guardò incerta “Buongiorno. Non capisco” 
“Sognava, ogni tanto rideva sottovoce, sembrava il pigolio di un uccellino, una cincia”

“Oh, santocielo! Mi spiace, le ho impedito di riposare?”
“Tutt’altro, era un dolce sottofondo”

“Meno male. Ma se la disturbassi mi svegli, non c’è problema. Dopo, riposo ancora un poco, spero di non 'animare' di nuovo il suo sonno"

“Va bene, non si preoccupi, ma io mi chiamo Sven Larsen e lei?”

“Nú...hem..Lúuff Atte, piacere"

“Abita in Ostrinde?”
“Non ancora, ma presto”
“Lavorerà là?”
“Sì, questo è il mio progetto. Dipingo e lei?”

“Mi sono laureato in psicologia, ma preferisco gli animali. Recupero quelli selvatici in difficoltà. La mia struttura Wild Home, è conosciuta. E sto imparando ad andare a cavallo, entusiasmante e affascinante"

“La invidio. Adoro occuparmi di animali, soprattutto quelli ancora piccolissimi”
“Bene, e allora, se non abita troppo lontano, venga a trovarmi”

“Devo ancora decidere dove abitare, voglio scegliere con calma, una casetta. Ma forse preferirei spostarmi continuamente. Quindi ho intenzione di prendere anche un piccolo caravan, così ho anche una sede viaggiante.

Vorrei andare in giro un poco, lavorando.
In seguito, forse sceglierò un posto, dove crearmi casa stabilmente.
Mi scusi, dormo ancora un po’ “
“Anch’io, a dopo.” 

Pian piano, i suoi sogni assurdi, ripresero la forma di ricordi…ma brutti ricordi, angosce, dispiaceri, che la soffocavano…le mancò l'aria…si agitò..
Sentí la mano di Sven stringerle il polso" Lúuff, si svegli, cosa succede?"

“Signori, preparatevi, serviamo il pranzo.” scandì l'altoparlante.

Si svegliò, un poco ansiosa, ma il viso sorridente di Sven le diede sollievo, era in un’altra dimensione, ormai.
'Lúuff? Perchè mi chiama così?' pensò, '..Ah, già....'

Lui la osservò. Era tesa, si era svegliata con un leggero tremore, un profondo dolore negli occhi, un'impercettibile pausa nel dividere le parole. Segno che un singhiozzo in fasce, premeva in gola.
Lui raccontò qualcosa di buffo e lei si riebbe. "Si è agitata un poco stavolta, lo sa?"
"Già"

"Sembra angosciata, per cosa?"
"Brutti ricordi" 
"È da tanto che trema così?"

"Da un po'. Temo che possa essere un Parkinson, ho chiesto di fare un esame per sapere se è cosi, ma mi hanno detto che non esiste un esame del Parkinson. Che si capisce che lo è, solo quando è conclamato"

"Che risposta assurda! Non c'è un esame che si chiama esame del Parkinson. Si deve semplicemente controllare il livello di dopamina del cervello, c'è un esame specifico. Lo so perché l'hanno fatto a mia madre.
Poi le scrivo esattamente tutto, ma deve farlo subito. Se vuole, posso accompagnarla nell'ospedale giusto"

"Ma..ma no, mi dia solo il nome, mi arrangerò.
Grazie, non saprei dove andare, adesso così, subito. La sua indicazione è preziosa."

"Bene, poi glielo scrivo. Oh,..guardi questa rivista, appena uscita, parla di me e del mio centro di recupero per animali."

Le sorrise cordiale, i suoi occhi verdi parlavano di serenità, felicità, erano comunicativi.

Aveva circa l'età di Rúnhr. Le prese un nodo in gola e si girò, trattenendo le lacrime.
Lui intuí, stette zitto per un po'. Poi chiese"

"Sposata?"
"Sì, ma stiamo divorziando. E lei?"

"Sono vedovo, ho due figli adorabili. E la mia famiglia di animali, che mi riempie di gioia"

"Anche per me sono fondamentali, la mia guida. Vorrei portarmi qui i miei cani"

"Posso aiutarla, se vuole, sono espertissimo ormai."
Passarono molto tempo a chiacchierare, lui disse "Possiamo darci del tu?"

"Sí, ormai, è più semplice"
"Sono molto contento di averti conosciuto. Quindi sei una pittrice, hai già un gallerista?"

"Sì, ha già venduto quadri miei"
"Bene, me lo farai conoscere, spero"
"Sì, volentieri, è simpatico, ti piacerà"

"Chi è?"
"André Robinson"
"Galleria Robinson & Levi?"
"Sì"
"Allora sei proprio brava, è uno dei Top"

"Lui mi ha spinto ad esporre. Ci siamo conosciuti in vacanza. Parlando, parlando, ha voluto vedere le foto dei miei quadri, sul mio tablet. Ma non sapevo che fosse uno importante, non si dà arie"

"È vero, lo conosco. Non bene, ma ci siamo incontrati, ho preso un paio di quadri.
Quindi ora, hai già due amici, qui. Datti da fare e tutto andrà bene.

Sei in un ambiente nuovo, però, sei sola. Potresti aver bisogno di aiuto. Mi raccomando, io sono a disposizione, ti sentirò sempre volentieri. Devo farti vedere i miei animali e ti farò conoscere un po' di gente. E i miei figli.

Ma..non sparire. Non è saggio.
Quindi, rimani in contatto, lasciati aiutare se ti serve. Io non ho secondi fini, sei come una sorella. Intesi? Mi posso fidare? Non mi farai preoccupare?"

"No. Grazie Sven, ti chiamerò senz'altro, per sapere come fare per i miei cani"
"Prima per il tuo esame, mi raccomando"
"Sì, va bene"

"Fra una settimana. Sistema le tue cose, ma non usare più di una settimana, capito?"
"Sì, sei una persona gentile. Grazie."

Helòr - l'Oro di Hellok Where stories live. Discover now