92. Lo specchio scheggiato

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92.

"Cosa vuoi dire Lirl?" chiese il dottore. Dopo che lei aveva letto la lettera di Núha e saputo quanto Claude l'aveva ingannata.

"È una storia lunga e complessa. Mi sto ritrovando, capendo da sola, da un po' di tempo.
Ho cominciato a dipanare cosa mi succede. Una serie di avvenimenti mi ha aperto la mente.
Volevo parlargliene, dottore, ma non ero ancora pronta"

"Ora lo sei? Spiegami, disse lui"
"Posso tentare, non so se capirà, la mia emotività è un puzzle intricato"
"Capirò. Spiegamelo almeno a grandi linee."

"È cominciato quando ho saputo cosa aveva fatto a John, scoprendo quindi la sua doppiezza.

Un enorme senso di colpa mi ha quasi annientato e sono scappata da lui e dalla famiglia, in giro per il mondo da sola.

In realtà volevo uccidermi.
Poi è cambiato qualcosa. Volevo riuscire a rigenerarmi ad essere migliore, cercare di controllare rabbia e cattiveria. Volevo analizzarmi, da sola, lontano dall'influenza di Claude. Capirmi.

Perché diamine ero così!!!

Mi sentivo, ed ero, un'orrenda pazza strega, lo sapevo.
Ma non riuscivo a fermare l'impulso, non capivo il meccanismo che letteralmente mi possedeva.
Questo senso di impotenza mi ha condotto sul limite della scogliera, per uccidermi.

Invece sono partita e ho incontrato Brian, per caso."
Lirl raccontò ad entrambi chi era lui, il loro amore in collegio e la strana esperienza, con lui, reincontrandolo sulla nave.
Di come era riuscito a calmarla, senza far altro che fissarla negli occhi e il proprio sconvolgimento per quell'incontro.

"Poi mi sono riappacificata con Claude e sono rientrata nel ciclone del suo amore.
Al momento mi è sembrato di essere felice, ma non era cosí. Sapere della sua doppiezza mi aveva sbilanciato."

Raccontò brevemente quel primo incontro, davanti alla stanza dove avevano chiuso Núha a chiave, sulla scala della casa al lago.
"Ad un certo punto, il marito di Núha, James, immobilizzò Claude, che aveva cercato di colpirlo. Poi chiese a me di aprire la porta a Núha.
Nascosi in tasca la chiave e feci per dargli uno schiaffone.
Lui fu svelto, si scostò leggermente e io, invece che lui, colpii Claude in pieno viso.
Uno schiaffone tremendo.

Per un secondo, ebbi un'assurda visione.
Il viso di Claude andò in pezzi, come uno specchio rotto. Sotto il mio schiaffo.
Fu un attimo, ma provai un'immensa soddisfazione.

Solo ora so che, ad andare in pezzi, era il nostro amore e la sua maschera.

Inconsciamente, dentro il mio cuore, avevo già dato quello schiaffo. Il mio sentimento si era già scheggiato e Claude, in me, si sgretolava pian piano.

Da quel momento diventai inquieta, iniziarono una serie di incubi.

Ogni tanto sognavo un ambiente simile al collegio e galleggiavo serena. Era sommamente irreale.

Poi il sogno cambiò. Dal fondo di una nebbia profonda, come da un pozzo, sentivo la mia voce urlare qualcosa e poi venivo come sputata fuori da quel luogo, urlante a perdifiato, sempre più forte. Mi svegliavo di soprassalto, completamente disperata.

Poi un giorno, sognando la stessa cosa, mi sedetti di colpo nel letto, urlando una frase confusa. Claude mi abbracciò, mi calmò un poco, e ritornai nel sogno.

C'era uno stupendo mago, urlai verso di lui e si frantumò come vetro.

Poi corsi urlando verso un'immagine lontana "Rivoglio indietro la mia vitaaaa! Rivoglio indietro la mia vitaaaa!!!" urlavo.

Quella figura si girò, il viso e gli occhi grigio acciaio di Brian erano lí, a un palmo dal mio viso, come sulla nave.

Rivissi quel momento, ma coscientemente stavolta.
'Ero profondamente felice, profondamente in pace, sentivo un amore immenso accarezzarmi l'anima, come un tempo. Poi lui si girò dall'altra parte. Mi svegliai di colpo in uno stato pietoso.

Scappai dal letto e mi rifugiai in giardino.
Un dolore mordente mi portò sull'orlo della pazzia.
Era lo stesso dolore che mi rendeva l'essere orribile che ero, ma con la violenza del momento in cui si era generato, in me.

Poi di nuovo il viso di Brian tornò, mi sorrise, mi calmò e scomparve.
In seguito rimasi qualche giorno immersa in me. La mia anima mi raccontò se stessa.

In fondo era molto semplice.
La perdita di Brian mi aveva reso pazza di dolore.
Ma per non morire, lo avevo dimenticato. Avevo accettato, come si dice comunemente, la fine della nostra storia.
Ma in realtà, la mia mente lo aveva nascosto dai miei ricordi. Solo quando l'ho rivisto sulla nave ho ricordato di nuovo.

La mia mente non ricordava, ma la mia anima sì.
Questo dolore era sempre in me e mi straziava. Come un carnefice senza nome percorreva il mio io, in incognito, e distruggeva.

Claude, con la magia del suo amore, mi aveva salvata, ma non guarita.

In quei giorni di immersione nelle mie sensazioni, si dipanarono molte cose.

Vivevo l'amore per Claude in un modo anomalo. Non capivo perché fosse cosi stupendo, eppure non mi desse una vera serenità personale, sicurezza, emotiva, eccetto se Claude era con me.

Al momento, pensavo che la soddisfazione di avergli rifilato uno schiaffone, fosse legata al nervosismo, che mi porto ancora dietro, per la storia di John. Ma non era solo quello.

Ho conosciuto Claude e ci siamo amati da subito.
Poi mi ha abbandonato.

Mi segua bene dottore, da sola è una cosa semplice da capire, ma fa parte di una intricata spinosa rete che mi ha avvolto, condizionato, imprigionato.

Quindi, dicevo..Claude.
Prima mi ha fatto innamorare.
Poi se ne è andato, senza una parola.
Poi ha negato di essere il padre di John.
Poi, nato il bambino, pur avvisato da Hanjé, mi ha lasciato in balia della sorte.
Poi ha voluto sposarmi.
Ma non gli piaceva suo figlio John.

La mia emotività, non ha interpretato questi come tradimenti, ma come 'abbandoni', rifiuti.
Quattro abbandoni, di Claude, percepivo dentro di me, non coscientemente peró.

Quattro voragini, che mi trapassavano da parte a parte e in cui, come in un canyon, venti furibondi, tempeste, sole caldo e abbagliante, infuriavano, scuotevano, turbinavano, erodevano, inaridivano.

Senza controllo, la mia anima, in un selvaggio avvolgersi e urtarsi, sbranava se stessa.
Scontenta di sé, incapace di amarsi, perché non riusciva a vedere amore vero, da parte degli altri.
Nemmeno da parte di Claude.

Purtroppo, il suo amore, che era e sentivo grande, aveva tutte le qualità necessarie per guarirmi, ma non lo fece.

Perché i suoi abbandoni erano come una sentenza, anzi, una rivelazione.
Non mi amava del tutto.
Come un gigante con i piedi di sabbia, era pronto a scivolar via, ad abbandonarmi.

Questi abbandoni, andarono a sommarsi al resto.. la morte di mia madre, che sentivo come punizione, per essere stata cattiva, l'abbandono in collegio dei miei parenti, l'abbandono di Brian.

Ero già molto provata, schizzata, problematica, ma cominciò a germogliare il mostro.

Gli 'abbandoni' di Claude, sovrapponendosi al resto, generarono una vera fobia di perdita, che mi rese pazza di terrore.

In sogno, mi sentivo di nuovo scivolare verso il pozzo nero del collegio, insidioso, da cui volevo fuggire.
Ma non avevo casa. Nessuna casa, nessuno mi voleva veramente. Nessuno mi amava.

Ma tutto questo non lo capivo, come sto facendo invece ora, non lo sapevo. Ero solo piena di rabbia e di paura.
Ormai ero anche convinta di non valere niente.
Nessuno mi voleva, davvero.
Perciò pensavo di essere sbagliata, 'indegna di essere felice'.

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