132. Progetti

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132.

Lo sfondo, in foschia luminosa rilassava, adunava nella mente pensieri gradevoli.

Le sagome di Lànghrian e dei cani, che giocavano nel bosco, vibravano, un po' più lontano.
Fischi, richiami, abbaiate scatenate, erano colonna sonora della gioia.

Il verde morbido, sfumato dai raggi di sole, sfrangiava quel dolce momento, in tanti istanti, nella memoria di Núha. Piccoli semplici ricordi, ma anche turbamenti profondi, ansie e dispiaceri.
Scorreva, come in un film, la trama della loro vita insieme.

Lànghrian era stato un bambino vivace, energico. Sempre in movimento sfornava deduzioni filosofiche da morir dal ridere, argute, geniali.

Ma era anche intraprendente, un esploratore.
Appena arrivò l'estate, gli insegnò a nuotare a cagnolino, al lago. Lo faceva attaccare alle spalline del suo costume, battendo, di tanto in tanto, i piedini. Era pazzo di gioia, ci mise un attimo ad essere indipendente, di fianco a lei, nuotando a cagnolino, pochi centimetri alla volta. E cosí, un pó riposando sul materassino e un po' nuotando, ancor prima di camminare, aveva già esplorato tutta la riva, gli occhi ridenti.

Crescendo, si concentrò sulle altezze. Sempre più in alto.

Prima gli armadi, poi gli alberi, dopo poco, i fienili, diventarono, un problema. Si arrampicava su qualunque cosa, purché fosse troppo alta.
Crescendo, non perse il vizio...

Núha si scosse dai ricordi, una figuretta, snella e vivace, correva verso di lei, giocando a lanciare rametti, a uno dei loro cani, che doveva aver abbandonato suo figlio, in fondo al sentiero, per correre a cercarla.

La cagnolina Panna la raggiunse e riempí di complimenti. Núha ricambiò e lanciò la sua pallina, che aveva in tasca.

Riconobbe la ragazza, Ghilde, bella, gentile, che vedeva a volte al caffè, in paese. "Buongiorno signora Kyn, è suo questo cane?"

"Ciao, sì"
"Lo vedo sempre nel bosco, con un ragazzo che conosco"
"Sì, mio figlio Lànghrian"
"Ah..ecco! Lo incontro spesso sa? Ci vediamo ogni poco nel bosco."

Núha fece un'espressione un poco perplessa, imbarazzata.
Era veramente bella e Lànghrian, che ne aveva 14, di anni, sembrava più grande, già un bel giovanotto, prestante e sicuro di sè, come suo padre.

'Nel bosco...Ogni poco.. di già?' Pensò, ma soffocò il pensiero malizioso.
La ragazza si mise a ridere, aveva letto nella sua mente "Ci incontriamo per caso. Anch'io sono sempre nel verde, come lui, capita facilmente, guardando in sù, di vederlo. È sempre in cima a qualche albero.
Ma non mi dispiacerebbe conoscerlo meglio." Sorrise un po' birichina.

"Mi ha portato a conoscere un grosso gufo, un giorno. Un gufo bellissimo, abita dentro il tronco di un albero enorme, in alto, molto in alto. Si conoscono, si parlano.

Lui si arrampica sull'albero di fronte a quello del gufo, che esce dalla tana e lo osserva, gli lascia fare. Lui si siede sul ramo più alto e stanno lì, mentre lui gli parla. Gli fa un sacco di complimenti, paroline tenere...Sospetto che sia una gufetta" disse ridendo.

'Sospetto che tu vorresti essere quella gufetta', pensò Núha sorridendo.

Dopo un po' di tempo, rivide Ghilde e lui, in un bar, mano nella mano.
"Frequenti Ghilde?" gli chiese la sera.
"Sì, da un po'.. Tu mi hai raccontato che voleva conoscermi meglio..grazie mamma."

'Eh..sì...di già' pensò lei.
D'altronde Lànghrian aveva cominciato presto ad adocchiare le ragazze. A 7 anni.

...Un'estate avevano uno dei corsi estivi per pony, full time, equitazione e alloggio, in fattoria. Lànghrian sapeva già montare i pony, ma improvvisamente non gli andava più.

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