130. Colpo di allegria

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130.

Il lavoro era ormai tanto. I giornali erano diventati sei, con cassetta video.
Tre mensili, Tre bimestrali.
Ognuno dedicato ad un ambito equestre diverso.
E lei diventò direttore editoriale.
Un impegno notevole.

Una vocetta, dentro lei, le diceva, 'perchè fai tutto questo, ti stai ammazzando di lavoro' E anche gli occhi di qualche conoscente dicevano 'Sei un'arrivista presuntuosa, povera pazza. Dove cavolo credi di andare? Schiatterai in poco tempo'.

La cognata Winna affermò che stava inventandosi tutto. Che non era vero che faceva tutte quelle cose.
Per la precisione disse "Sei una mitomane."

Rúnhr cercò di spiegarle le cose con pazienza. Era come parlare col muro.Ma i nipoti avevano già curiosato i giornali della zia, che alcuni amici leggevano regolarmente. Così un giorno dissero "Mamma, ma perchè non la pianti? Sei solo invidiosa, la zia è un fenomeno. Stai zitta che è meglio.
Poi, entusiasti, chiesero a lei e Rúnhr un sacco di cose sui cavalli.
Per Winna fu come inghiottire una fiala di velen

Non sapeva cosa avesse la sua testa, che stava galoppando verso un'emicrania assurda. Nessuno sapeva cos'era,
Lei continuò a lavorare, come una pazza schiava arrivista.
Era vero, doveva 'arrivare'. Finchè poteva.
Accontentava Konrad per accantonare soldi per i suoi amori. Era un'occasione unica, finché durava.
L'editoria era volubile.
La sua salute era volubile.
Ma quella 'cosa' stava galoppando.

Ed era un'emicrania anomala, perchè, invece di esaurirsi in mezz'ora di dolore lancinante, durava giorni.
Annullava tutto, esisteva solo la tortura del dolore, così forte che stimolava purtroppo al suicidio.
Solo l'amore per i suoi, il senso di responsabilità, la fermavano.
Ma doveva sistemare la vita di Lànghrian, dando un contributo a Rúnhr, per il futuro, perchè prima o poi, il male zvrebbe vinto.



Rúnhr non si era ancora reso conto a che punto era la sua malattia, perché lei si metteva a letto, solo se era allo stremo, inventando scuse. Riprendeva ad alzarsi ancora dolente, quando capiva che, pian piano, la medicina avrebbe fatto regredire il dolore.

Lui non stava superando bene la depressione che, pian piano, era aumentata.
Seminata in lui da ragazzino, dal comportamento dei genitori e dal loro abbandono.

E ora rigenerata dalla perfidia della madre, e della sorella.

Winna era una donna pigra, ignorante, invidiosa di tutto e tutti.
Aveva sposato un uomo ricco, che però non amava. E allora sfogava la sua insoddisfazione, sprecando soldi e puntando sui figli.

Erano due bravi ragazzi, amorevoli, che un po' scarsi a scuola e poco motivati, non erano riusciti ad arrivare al diploma, nonostante il padre avesse speso una fortuna per i loro studi.
Lui quindi, li aveva messi a lavorare nella sua ditta.

Rúhn era di nuovo in un periodo di nervosismo. Ma soprattutto era spaesato, confuso, piuttosto triste, irascibile.
Negli ultimi tempi aveva mandato via, con impazienza, due volte, diversi clienti. Non era da lui.

"Cosa c'è che non va?" gli chiese Núha, "Stai bene?"
"Sì, ma mi sembra di sbagliare tutto, sono infastidito dalle persone, sono sempre stanco"

"Vai dal dottore, forse sei esaurito"
"Non ho tempo, devo andare in Olanda a prendere dei cavalli, domani.
Poco prima delle otto, venne a prenderlo un amico, e partirono in aereo.

Lo salutò, poi andò in casa, a riposare un po'.
Più tardi doveva andare da Lyoss, era in arrivo una nevicata.
Lyoss, già colpita dal lutto, era distrutta e terrorizzata, alla sua età, di stare da sola.
Il rifiuto di Winna di affittarle una casa, vicino a loro, la tramortì.
Sua figlia non voleva averla fra i piedi.
Peter detestava la suocera, ma cercò una soluzione per la suocera. Telefonò a Rúnhr "Pensi che potrebbe venire almeno vicino a voi?
Ho proposto a mia moglie di comprarle un appartamentino in più, solo per sua madre, qui.
Ma ha fatto la pazza, ha detto "Non la voglio qui, mi rovinerebbe la vita, è una carogna e si impiccia di tutto"

Helòr - l'Oro di Hellok Where stories live. Discover now