113. Test

7 1 0
                                    

113.

Dopo una diecina di giorni Rúnhr tornò. Si comportò in modo molto circospetto, attento. Era teso, quasi triste.

"Cos'hai Rúnhr? Sembri abbacchiato come un pulcino sorpreso nella tempesta. Non stai bene? Vieni qui e baciami, non posso vederti così. Voglio stare stretta, stretta a te"

"Adesso devo disfare le valigie" disse lui.
"Ti aiuto."

Si accorse che lui, di nascosto, la osservava andare avanti e indietro. Sapeva che il suo detector era capace di interpretare ogni dettaglio del suo linguaggio corporeo. Forse era già stata condannata.

"Ecco qua, tutto a posto. C'è altro da sistemare?"
"No grazie, vai pure"

"Sono un bel po' di giorni che sei via. Non mi hai nemmeno dato un bacio. Ti prego, amor mio, fammi una piccola coccola, poi ti lascio tranquillo. Ho nostalgia di te."

Lui era scuro in volto, la guardava attento, ma non si mosse.

"Va bene" disse Núha "perché non fai il tuo benedetto test, così ti convinci che non ho la valigia alla porta, per scappare con James?"

"Con te non si sa mai, disse lui un po' torvo"
"Sì capisco, va bene." Uscì dalla stanza.

Passarono una ventina di minuti. Rúnhr senti qualcosa cadere in guardaroba. Andò a vedere.

C'erano un po' di abiti in giro, Núha stava facendo la valigia.

"Ah eccoti..." disse lei.
"Cosa stai facendo, vuoi andartene da lui?"

"La valigia è per te.Te ne vai tu. Io sono stufa dei tuoi capricci. Arrivi a casa e quasi non mi saluti. Adesso ho capito, è proprio vero, hai un carattere troppo geloso.

E io, secondo te, sono colpevole, a prescindere, come quando ti ho detto che ero incinta.
Ne ho piene le scatole di gente che fa i capricci, vengo già da un manicomio. No grazie.
E scordati pure il tuo test. Il risultato te lo dò già io: non sono la stessa di prima, dopo questo bel trattamento"

"Non essere sciocca, fra una settimana ci trasferiamo nella casa nuova"
"Bene, buona fortuna. Goditela con un'altra" e gli scaraventò in mano la valigia. Poi lo girò e lo spinse verso la porta.

"Núha, non fare così, volevo solo... "

"Lo so, l'ho capito.
'Questo' era il test, come quello che mi hai fatto al lago. Gestisci le tue insicurezze facendomi del male, per vedere se soffro davvero abbastanza, così misuri quanto ti voglio bene. E se soffro ti rassicuri, sei soddisfatto.

Io no. Adesso vai. Ti sto mandando via. 'Questo', adesso sì!..Questo è il vero risultato del test. Vai al diavolo."

Chiuse la porta alle sue spalle.

Rúnhr scese le scale e se ne andò a trovare i suoi. Pensò di tornare più tardi e lasciare che la sua tigre si calmasse. Poi, arrivato a casa dei genitori, davanti alla porta, ebbe un flash, un campanello d'allarme. Fece dietrofront.

Entrò in casa. Núha era molto pallida, opaca. Come quando era stata male al lago. La vide dai vetri, che camminava molto velocemente, avanti e indietro, sul terrazzo. Come un'ossessa.

"Cosa stai facendo?"
"Ginnastica"

La osservò attentamente "Non è vero, stai male. Stai facendo un sacco di movimento, come ti ho visto fare una volta, credo, per scacciare qualcosa. Cosa stai cercando di eliminare?"

"Te"
"Bella battuta. Eppure non stai bene, sei pallida. Mi stai mentendo"

"Bella scoperta. Mento sempre.
Ma tu credi che io dica sempre la verità!
Per questo confondi i miei segnali. Sono molto brava a mentire."

Helòr - l'Oro di Hellok Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora