75. San Valentino

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75.

James era già in missione umanitaria. Pan Hye.
In un mese si erano innamorati e sposati.

Anche Núha era partita per la sua scuola. Doveva essere pronta e indipendente, per raggiungere James in America, quando fosse tornato.
Viveva dinamicamente, studiava, frequentava una scuola di danza, nel tempo libero, la sua passione. Trovò anche lavoro, in uno studio di design e in un'agenzia pubblicitaria. Se la cavava.

La sua mente era leggera, aveva un nuovo io, crescente, felice. In viaggio verso il futuro.
Aveva circa 19 anni. Dopo tante acrobazie psicologiche, per reggere alle brutte vicende familiari, ora poteva comportarsi da persona normale.

Erano passati circa sei mesi. James le scriveva e telefonava, quando era possibile. Era sempre un giorno scoppiettante quando sentiva la sua voce.
Quella notte si erano sentiti. Le sue parole tenere, l'allegria. Poi aveva continuato a dormire. Una notte appassionata, nei suoi sogni.

Si alzò presto, preparò tutte le sue scartoffie per il lavoro, lavorava in un'agenzia di pubblicità. In mattinata doveva fare la presentazione di un progetto a un cliente.
Pronta la borsa, corse in bagno a lavarsi e truccarsi.

Asciugandosi, dopo la doccia, sentí qualcosa di strano al collo lateralmente. Controllò nello specchio.
A sinistra. Un po' sotto la mandibola c'era un rigonfiamento, non faceva male ed era morbido, mobile. Non si preoccupò, stava benissimo. Un'infiammazione a orecchie, denti?

Due giorni dopo era in aereo, tornava a casa: morbo di Hodgkin, doveva essere operata immediatamente.

Per ironia della sorte era il 14 febbraio, San Valentino.

Le tolsero dal collo, a sinistra, tutte le ghiandole linfatiche. Dopo un mese sarebbe toccato a quelle di destra.
Non avvisò James.

Appena fu in grado di parlare, chiamò il medico. Voleva sapere, esattamente, che cosa le sarebbe successo.

Le disse "Ha circa tre mesi di vita. Il male è molto aggressivo.
È impossibile farle altre terapie, l'operazione l'ha resa così debole, che la cobalto terapia, unica cura possibile, attualmente, la ucciderebbe.
Vedremo in seguito. L'operazione, è stata un tentativo disperato, ed è stata pesantissima per lei, purtroppo. Possiamo solo aspettare e sperare."

Era bloccata.
Non riusciva a dare una tale brutta notizia a James.
Lui era in mezzo all'inferno, in una guerra disumana, ci mancava solo una notizia simile.
'Tre mesi di vita, mi rifiuto di dirglielo. Aspetterò'.

Arrivò una sua lettera.
--...Amore mio, vorrei sentirti, sfiorarti, baciarti, ma qui la situazione è molto grave. La guerra si è estesa a macchia d'olio e la gente dei villaggi è disperata. Dovremo occuparcene ancora per molto. Non tornerò, come stabilito.
Rimango ancora due, quattro anni.
Non potremo quasi comunicare con le famiglie. Non potremo sentirci, non potremo scriverci, non potremo vederci.

Quindi, dobbiamo pensare che forse, è più giusto divorziare. Voglio darti questa possibilità, pensaci.

Forse riuscirò a telefonarti fra circa un mese, ma poi i canali saranno chiusi. In attesa di questo, decidi cosa vuoi fare.
Tanti teneri, baci.

Ti mando qualche mia foto, in mezzo alla foresta. Porto la tua sempre con me.

Trovi nella busta un piccolo anello inciso da me, fatto con un sasso del fiume Tatoki. L'ho pescato in mezzo alla corrente, per te.

Tatoki significa oblio. La tradizione del posto dice che i sassi di Tatoki sono potenti e magici, perché, pur in mezzo al fiume, resistono alla corrente forte, e quindi non raggiungono il mare, ovvero l'oblio. Ciò che è inciso in loro è protetto dalla morte e non può essere dimenticato.
Portalo, per me. All'interno c'è la mia iniziale. Non dimenticarmi, proteggimi, portandolo... --

Núha prese l'anello azzurro, lo posò sulla fronte e sul cuore. Tenne in mano la lettera a lungo. Era stata nelle sue mani, le faceva bene.

Gli scrisse subito.

--...Tu sei la mia vita James. Le mie mani stringono la tua lettera e un leggero profumo della tua colonia è passato dalle tue mani alla lettera, e a me. Sei qui con me, ora.

Avrei voluto partire con te, ma mi hai detto che non era possibile.
E ora mi dici che hai deciso di rimanere lì, per molti anni ancora.
È un dispiacere grande, ma non preoccuparti per me.
Stai facendo qualcosa di importante, che non vuoi abbandonare.
Capisco, è quello che vuoi fare della tua vita.
Pensa solo a farcela.
Spero che tu trovi lì, un amore che ti scaldi il cuore e ti dia forza.
Non preoccuparti per me. Sarai per sempre nella mia anima. Perché mi hai amato, sopportato, reso tanto felice, e più forte.

Fammi avere i documenti del divorzio da firmare...--

Arrivarono i documenti, li firmò.

Divorziare..Un masso nel cuore.
Ma era una soluzione che poteva dare a James meno dolore, che sapere che lei stava morendo.

Si sentì leggera, quasi felice. La preoccupazione di doverlo informare che aveva poco da vivere, l'aveva tormentata senza tregua.
Ora, sapeva che lui avrebbe avuto una nuova possibilità, un futuro che 'doveva' essere sereno.

Ma una fitta nascosta le pizzicava il cuore. Lui sceglieva la jungla, non lei.
Forse questo era più terribile, che pensare che sarebbe morta presto.
Meglio così, avrebbe sofferto per poco.

Con il passare delle ore, le si aprì dentro una voragine, che non le faceva bene.

Ma cosa era stato per lui quel matrimonio?
Era confusa, aveva scelto subito la giungla, la sua missione.
L'amore per lui era tanto, non sparì, ma doveva pensarci il meno possibile. Probabilmente lui cercava solo di proteggerla. Lasciare che trovasse un altro amore.

Voleva che accettasse l'appannaggio del divorzio. Lei rifiutò.
Aveva i suoi soldi, che aveva messo via, abbastanza per arrivare, alla propria fine.
Tutto era a posto, ora. Era sola.

Passarono tre mesi. I dottori ripensarono al cobalto.
Ma lo specialista la visitò. "No.Troppo debole per farlo, ne morirebbe."

Non riusciva a stare sveglia per più di un quarto d'ora alla volta. Decisero di non operarla a destra, le ghiandole, in parte, si erano ritirate da sole.
Meglio, dissero, perché le sue condizioni non consentivano la nuova operazione prevista.

Era ancora viva, ma il dottore le disse "Non significa molto. È una malattia che non perdona.
I globuli bianchi sono ancora tantissimi. Non si faccia illusioni. Se ci sono cose importanti che deve sistemare, lo faccia ora. Purtroppo l'attesa potrebbe essere solo un po' più lunga."

Dopo due mesi, la mandarono a casa. Gli esami erano ancora identici, non lasciavano sperare.
Passò altro tempo.

I primi periodi, dormiva eternamente, non aveva un filo di energia.
Però dopo un bel po', era molto debole, ma volle sforzarsi un poco. Iniziò ad andare, un'ora ogni tanto, in ufficio, da suo padre. L'avevano riportata per forza dai suoi.
Si sentiva in dovere di farlo. Suo padre sembrava contento.

Helòr - l'Oro di Hellok Where stories live. Discover now