144. Il sogno

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144.

Núha, seduta in aeroporto, fu invasa dal ricordo che la turbava. Sapeva di avere avuto un problema imprevisto, in quei due giorni. Il ricordo fluiva chiaro.

Quando Rúnhr l'aveva trovata, e svegliata nel bosco, si sentiva stranita, ma si era ricordata di aver sognato.

~~...'Da sonnambula, sola, bucava il buio nel bosco, qualcosa bisbigliava dentro lei, ripetitivamente.. 'Voglio ritornare alla terra'.....
...Rivide l'albero, poi la legnaia, mentre entrava. Poi..più niente..........

......Rúnhr dopo averla trovata nel capanno e svegliata, le aveva mostrato il taglio sul palmo sinistro. Núha ricordò, molto vagamente, il leggero fastidio.
..........Si era sentita strana, a disagio e aveva ritirato la mano. Lui non se n'era accorto....

...Stavano ritornando a casa, insieme ai cani, che l'avevano seguita, protetta e dato l'allarme. Pian piano, camminava verso casa. Rúnhr davanti a lei, la teneva per mano, riconducendola alla sua camera....Lei si sentiva un poco ottusa, colpa del sedativo della dottoressa....

....Nella calma e nel buio, incamminandosi con lui, il dondolio dei passi la rilassava. Rúnhr la guidava, lei era a piedi nudi, si sentiva ancora vaga.....Il tocco dell'erba morbida sotto i piedi era dolce, come un filtro magico e procedeva dormiente, attaccata alla mano di lui....scorreva il suo pensiero, in un sogno scombinato..Ricordò il desiderio, di andare a quell'albero magnifico, che le parlava.
Mentre, camminava, con Rúnhr, in camicia da notte bianca, come un piccolo fantasma, si sentì agitata..Riemersero immagini e sensazioni di quando se ne era andata dalla cucina.
Rùnhr che le urlava contro, mentre lei moriva dentro.....Tutto quello che aveva vissuto, fino a quel momento, si stava annullando, la sua vita scompariva...era in un tunnel di nebbia bianco, a una velocitá supersonica, nel gelo...niente più dietro di lei...il vuoto oltre di lei.........
...Vedere i due amori della sua vita, cacciarla via, senza riguardo, senza rispetto, mossi da un inaspettato disprezzo, le aveva fatto capire che non era nulla, che aveva lottato per nulla, che da quel nulla non sarebbe mai uscita....

'È tutto qui?' aveva pensato....'È tutto qui il risultato della mia vita? Solo questo sono riuscita a fare per loro? Io sono questa cosa odiosa che rigettano, e che vedo nei loro occhi? Davvero questo vedono in me? Nemmeno loro ho raggiunto?.......

...........Quando era uscita dalla cucina, le era calato il silenzio dentro....Poi aveva cominciato a tremare, senza riuscire a smettere...Il giorno dopo, era subito andata dalla dottoressa. Che le aveva detto "shock"..Tanto per cambiare. Da tantissimo non ne aveva più. Ma questo era diverso.

"Deve dormire, per qualche giorno", aveva sentenziato... Le aveva dato una medicina......Era andata a casa, si era addormentata, con la medicina.
Poi, durante la notte, si era alzata, era andata al suo albero, da sonnambula....Si era seduta nella piccola legnaia, che pareva una grotta protettiva..'pace'..aveva pensato.

Da lì vedeva il suo adorato albero, un carpine altissimo e panciuto, stagliato nella luce brillante della luna...Era bello, sembrava amarla, era dolce sentirsi amata da quella creatura della terra...la sua voce interiore bisbigliò di nuovo....'Voglio tornare alla terra'.....Vide il proprio pugno muoversi, nel buio, poi sentì bruciore alla mano sinistra. E poi il buio...e.....

...e..di colpo, camminando a piedi nudi sotto le stelle, tenuta per mano da Rúnhr trasalì...le si rovesciò dentro il bagliore argenteo....
...Nel buio..un coltello..e vide bene cosa era successo nel sonno.....
.......Si era tagliata le vene.....~~

Questo era quello che era successo nel sogno.
Ma nella realtà, intontita dalla medicina, inconsapevole dormiente, vaga e imprecisa, col coltello, che aveva portato con sé, non aveva realizzato il sogno, si era solo tagliata il palmo sinistro, superficialmente, non il polso, e poi era ripiombata di colpo, nel sonno....Finché Rúnhr l'aveva trovata.

Rúnhr...lei aveva sentito forte il disagio, che le premeva dentro, già da tempo, e quella sfuriata in cucina, aveva dato il colpo di grazia.
Aveva capito subito di essere vicina a una crisi..il tremore, la lentezza dei movimenti..
Da bambina, e poi a sedici anni aveva avuto un brutto shock retroattivo e si era come addormentata per tre giorni. Totalmente inerte alla realtà.

Lo specialista le aveva spiegato che ricordi di vicende infantili, se stimolati da diversi fattori, potevano innescare, a volte, uno shock post traumatico.
Núha aveva vissuto dei pestaggi, in periodi diversi della vita.
Per questo, varie vicende inerenti il timore infantile per la propria sopravvivenza, erano state risucchiate in superficie, da episodi di violenza, anche recenti, tutti ad opera dei suoi affetti primari familiari.
Questo le aveva suscitato un grande terrore sommerso, perché si legava anche all'infanzia.
Il suo equilibrio ne era colpito, con crisi simili ad un attacco d'ansia, o di panico. Ma le era impossibile riconoscerne tutti i motivi.

In quella maledetta cucina, aveva sentito perso l'affetto di Rúnhr e Langhrian, e si era generata una nuova crisi.
La sua resistenza psicologica, anche stremata dall'emicrania, non vedeva più tregua alla sofferenza.

Si trovava su una giostra infernale. In sonnambula era andata nel bosco, il suo inconscio, nel sonno, senza freni inibitori, aveva detto basta e nonostante il tranquillante, aveva espresso tutto il suo sfinimento, portando le sue mani a cercare di tagliarsi le vene.

Non doveva succedere più, il male di vivere la stava sovrastando, si disse, quando capì cosa aveva fatto nel capanno.

Dall'emicrania non poteva sfuggire, ma dall'insofferenza, che le avevano dimostrato Rúnhr e Lànghrian in cucina, sì.
Dal dolore emotivo della loro presenza, sì.

Si sentiva soffocare dalla nausea di vivere, che montava così forte..Ma doveva davvero tentare di farcela. Da sola.

Se doveva morire, per quel male misterioso, che le ingabbiava il cervello nell'emicrania, voleva essere sola.
Voleva morire con dignità.
Senza elemosinare l'assistenza di chi non la sopportava.
Quindi, era indispensabile andarsene, subito.

A Lànghrian scrisse in una email, che era esaurita, che si trasferiva altrove, ma che sarebbero stati in contatto.

Quanto a Rúnhr, non aveva più scappatoie. Doveva andarsene, divorziare. Si sarebbe mantenuta da sola.
Nei giorni seguenti, si era resa irreperibile.

Sapeva di non essere in grado, emotivamente, di incontrarlo.
La sua presenza, anche solo pensata, richiamava a galla la stessa pressione suicida, distruttiva, del sogno.
Era pericoloso. Per il momento non sapeva come difendersi da se stessa.
Poteva solo andarsene, 'lontano dalla fonte' come aveva detto lo specialista, tanti anni prima.

Attese i momenti in cui lui si assentava, o era troppo occupato col lavoro. Raccolse i suoi quadri, li spedì via, a un gallerista, che aveva conosciuto durante una piccola vacanza. Avevano parlato molto e fatto amicizia. Era interessato ai suoi quadri. Gliene aveva mandato due, subito venduti. Poi altri tre.

Rúnhr non ne aveva mai saputo niente.
Lei aveva continuato a dipingere, le faceva bene. Aveva una bella riserva di tele ormai.
Così, dopo la lite, aveva ricontattato l'amico gallerista.

Lui viveva in Ostrinde, fu contento.
"Mandameli pure e cominciamo a fare una mostra, in grande. Tu, quando arriverai?"
"Subito"
"Benissimo"

Glieli spedì immediatamente.
Aveva intenzione di vivere così, dipingere moltissimo e fare più mostre possibili.

Ricominciava da quello. Vivere per se stessa.
E infiltrare un attimo di gioia, nell'infinito degli altri. Bucare il cristallo, con i suoi quadri.
Chissà, forse poteva guarire.
Doveva dimenticare la donna che si era tagliata le vene.

Alleggerì il cappotto delle responsabilità e volò verso la sua prima mostra personale, in Ostrinde.

Voleva nascondere la sua identità vera.. Diventava un'altra.
Non voleva più essere rintracciata.
Avrebbe mantenuto solo contatti e mail, per l'indispensabile, se necessario.

Helòr - l'Oro di Hellok Where stories live. Discover now