102. Tuono

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102.

"Come hai fatto a capire che tuo padre si è sparato, Núha?" chiese Rúnhr.

"Non lo so. È stato un sogno, piangeva lacrime di sangue.
Le mie emozioni sono sempre molto forti, invadenti" disse soprappensiero."

Da un po' aveva veramente reazioni inaspettate, fortissime, agli ambienti, alle cose, ai mobili.

Era rimasta confusa la prima volta. Ma ormai era normale, le era successo di nuovo. Cercò di non pensarci.

"Invadenti? Cosa intendi. Che tipo di sensazioni" chiese Rúnhr.

"A volte, come quella volta, è come se fossi dentro le persone. Ma ci sono abituata, riesco a controllare queste cose. Ma non sempre", disse più piano, fra sé. "Capita che io debba allontanarmi dalla fonte, o 'sono guai'"

"Cioè? In quali circostanze?"

Lei si scosse. Aveva detto una cosa che era meglio tenere per sé, troppo personale e strana. Stava per dire che sentiva l'anima delle cose, degli ambienti, dei quadri, delle case, dei mobili. Era piuttosto fastidioso.

Depistò subito Rúnhr.
"Quando.. ti guardo..sono così attratta, che se te ne accorgi 'sono nei guai' "

Lui si mise a ridere contento. La osservò.
"Ti assicuro che adesso sei sicuramente nei guai'

"Ah, no, no, no, non intendevo adesso!"

"Io sì"

Lei corse via.
"Così è peggio, dove credi di andare?"

"Non volevo provocarti. Giuro."

Lui la raggiunse, la abbracciò dolcemente "Lo so, sto scherzano, la notizia di tuo padre ti disturba. Dimmi che mi ami, per ora"

Era un po' deconcentrata, aveva involontariamente riportato a galla i suoi disagi. Spremette rapidamente la mente, in una risposta credibile.

"Ti amo, come un bruco ama la sua mela, come la polvere ama il vento, come una capra ama la montagna, come la solitudine ama il tuono, che la scuote e la riporta nel mondo.
Sei il mio tuono, brutta faccia di mascalzone!!"

Lui stette zitto, la osservò in silenzio, con un leggero sorriso, ma strinse gli occhi, due fessure "Cosa mi stai nascondendo? È una strana dichiarazione d'amore"

"È poesia!"

"Ah sì? Scritta da una capra e un bruco?"
"Sì, è una forma di poesia che si adatta a un mascalzone"

"Sto cercando di fare il gentleman. Preferisci che faccia una mascalzonata?"

"Voglio che Tuono mi dica se mi ama, con l'anima"

"Cioè in poesia?"
"Sì"
"Sono un po' scarso..Vediamo..

'Io riconosco il tuo aroma, sei il bosco del mattino, e l'aria delle sere d'estate, che tempesta turbamento e desiderio, che profuma l'universo."

Si fece serio.
"Sei il mio universo, piccola. Temo il mio mondo senza te. Forse non avrò più il coraggio di dirtelo, ma mi distrugge pensare di perderti, mi fa sentire fragile"

"E allora perché hai voluto stare con me, a tutti i costi, anche se sapevi che sarei morta?"

"Perché sono sicuro che sei il più grande dono d'amore che avrò. Nessuno mi amerà come te, lo so. Sono stato con tante compagne, ma tu sei unica.

L'unica 'donna vera' che ho potuto stringere nel mio cuore e nel mio letto, contemporaneamente.

Non sempre le due cose riescono a combaciare. Non è così facile.
Ne sono stato sicuro, quando ti ho toccato il braccio e tu mi hai fissato con quell'aria svanita, sulle scale, da Mark.

Ma già in precedenza, alla festa per il suo cavallo, la prima volta che ti ho visto e ti ho sentito parlare, mi sei entrata dentro.

Sapevo già che mi sarei legato a te.
Anche se Mark mi ha spiegato che avevi poco da vivere.
Mi sono fatto invitare a casa, per poterti conoscere e non perderti per sempre.
Ti volevo, almeno per il tempo che restava. Per dipingermi, dentro, cos'è veramente l'amore.

La guardò molto seriamente e leggermente commosso.

Poi riprese "Scusa, forse sto sfogando la tensione, tanto trattenuta, di perderti.
Mi dava l'impressione di non piacerti affatto, mi respingevi e non riuscivo a farmi conoscere davvero.
Avevo proprio paura di non farcela. Allora ho deciso di rapirti."

"Ma mi hai sedotto ben bene, prima" gli si avvicinò, provocante.
"È stato molto, molto bello. Sei così magnifico, caldo.
La verità è che mi sei piaciuto da subito. E per questo scappavo."
Gli si sedette in braccio, baciandolo, accarezzandolo.

"E perché non me lo hai detto subito? È stato un inferno, sfuggivi come un pesciolino furbacchione. Mi hai fatto soffrire. Molto. Moltissimo, accidenti!"

Lo disse con enfasi. La baciò di colpo, con una leggera violenza e la strinse forte. Lei gli si incollò addosso, con altrettanto impeto. Cominciava a capirlo meglio, a vedere quello che aveva vissuto, per lei.

Lui la guardò, serissimo. La tenne stretta, dolcemente impedendole di muoversi.

Núha capì che la bloccava gentilmente, perché non voleva che i suoi abbracci lo eccitassero.
Voleva rispettare il brutto momento che lei aveva appena avuto per suo padre.

Ma per lei, era molto più importante quel loro attimo emotivo, contava solo la forte vicinanza spirituale, che si era generata dalla confidenza di lui.

Adesso Rúnhr aveva bisogno di tutto il suo calore e fare l'amore non era, nel pensiero di Núha una funzione sessuale, un divertimento, ma dare amore, creare amore.

"Vuoi fare l'amore con me, biondo signore del nord, dagli occhi azzurri, di caldo ghiaccio? Devo sedurti?"

Lui la guardò, serio, ma con un leggerissimo sorriso interessato.

"Sicura?"

"Sei un gentleman, oggi. Lo so, grazie.
Ma noi dobbiamo fare l'amore, 'adesso'.

Lo capisci? È importante. Questo momento è importante, mi hai dato di te qualcosa di speciale, parlandomi. Io voglio fare l'amore.
Ora. Per noi.
È un momento che dobbiamo fissare dentro di noi! Sono sicura che lo sai"

"Ah sì. Lo so, lo sento, esserino infernale. E se io non volessi?"
"Devo scappare?"

Lui si mise a ridere.

"E sarei io il mascalzone?"

Lei gli si buttò fra le braccia "Sììì..ma mi piaci lo stesso. Anzi, di più. Ti amo, Tuono della mia vita.
Prima ti sei molto aperto, mi hai parlato delle tue paure. Ti sei speso, ti sei esposto, e questo è generoso, coraggioso, ti ammiro.

Sigilla questo momento, con le tue braccia, e i tuoi occhi, in me."

Helòr - l'Oro di Hellok Where stories live. Discover now