Quando uccidere un personaggio?

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La risposta, sul momento, è ovvia: quando la sua morte porterà a profonde conseguenze a livello di trama.

Ma questo può voler dire tutto o niente. Anche la morte del Padre Generico che si prende cura della trovatella che salverà il mondo porterà a delle conseguenze. Anche uccidere la Fidanzata Generica dell'eroe (e metterne i resti in frigo, per non farci mancare nulla) porterà a delle conseguenze, ma così facendo non sarà neanche un personaggio, sarà un movente.


Il consiglio iniziale che do è di non uccidere un personaggio presto. Ho visto libri in cui qualcuno appariva per svolgere una mansione e poi moriva, o il suo ruolo è stato così breve che ho pensato "addio, questi due capitoli con te sono stati memorabili!" oppure "ciao personaggio interessante, non dimenticherò mai i dieci minuti passati insieme!"


A meno che costui non sia una comparsa o qualcuno di troppo piccolo (es: un bebè) per avere un arco narrativo vero e proprio, il mio consiglio è di fargli compiere il tipico viaggio dell'eroe, ma con un serio incidente di percorso.

Quali sono, sbrigativamente, le fasi?
1) stato normale, la routine in cui il personaggio vive;
2) chiamata all'avventura con eventuale rifiuto e successiva accettazione;
3) partenza, varco della prima soglia;
4) prove minori (nemici, alleati, maturazione...)
5) grande prova, incontro con la MUERTE. 

Eccoci qui. Di solito qui l'eroe supera la sua grande prova, ma il personaggio che volete ammazzare potrebbe benissimo cadere in questo momento, al suo apice. 

Un altro consiglio che vorrei dare è "non uccidete il personaggio che pare lì solo per morire".

Esempio chiaro e tondo? Una recluta della polizia deve fare una missione col suo collega che va in pensione tra due settimane.

Orpo, muore la recluta! What a twist!

Nota: cercate di non imitare George Martin, perché a quel punto il lettore comincerà a farsi trascinare dal vostro sadismo. 


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