Incipit

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Ciao a tutti. Essendo io alle prime armi con questo argomento, ci terrei molto a sentire il vostro parere. 

Cos'è l'incipit, per voi?

Risposta: l'incipit è un'introduzione alla nostra storia, in cui presentiamo il protagonista dell'opera e il mondo in cui dovrà muoversi. L'incipit deve sollevare domande e fare una promessa inviolabile al lettore. Per dire, se volete scrivere una storia spaventosa non potete mettere un incipit dolce e tenero.




Passiamo ai tre tipi principali: 

Incipit descrittivo: solitamente criticato e molto in voga una volta, può essere molto utile.

Esempio: 

"Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l'uno detto di san Martino, l'altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune. Per un buon pezzo, la costa sale con un pendii lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo l'ossatura de' due monti, e il lavoro dell'acque. Il lembo estremo, tagliato dalle foci de' torrenti, è quasi tutto ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di casali; in qualche parte boschi, che si prolungano su per la montagna. " (I promessi sposi).

Questi incipit una volta andavano molto di moda, ma al giorno d'oggi è sconsigliato usarli. Qualcuno vi dirà che fa parte della categoria "incipit descrittivo", altri vi diranno che è prolisso, noioso e offre un sacco d'informazioni inutili/noiose.

Anche se avessimo tagliato:

"Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte"

sarebbe stato comunque un insieme d'informazioni che non ci dicono nulla della vicenda e dei personaggi. Però ci descrive il luogo che fa da sfondo a buona parte delle vicende.

Aggiungo l'introduzione de Lo Hobbit, che preferisco:

"In un buco nella terra viveva uno hobbit.
Non era un buco brutto, sudicio e umido, pieno di vermi e intriso di puzza, e nemmeno un buco spoglio, arido e secco, senza niente su cui sedersi né da mangiare: era un buco-hobbit, vale a dire comodo.
Aveva una porta perfettamente rotonda come un oblò, dipinta di verde, con un lucido pomello d'ottone proprio nel mezzo. La porta si apriva su un ingresso a forma di tubo, come un tunnel: un tunnel molto confortevole, senza fumo, con pareti foderate di legno e pavimento di piastrelle ricoperto di tappeti, fornito di sedie lucidate, e di un gran numero di attaccapanni per cappelli e cappotti: lo hobbit amava molto ricevere visite. Il tunnel si snodava, inoltrandosi profondamente anche se non in linea retta nel fianco della collina (o meglio la Collina, come era chiamata da tutta la gente per molte miglia all'intorno) e molte porticine rotonde si aprivano su di esso, prima da una parte e poi dall'altra. Niente piani superiori per lo hobbit: le camere da letto, i bagni, le cantine, le dispense (molto numerose), i guardaroba (c'erano camere intere destinate ai vestiti), le cucine, le sale da pranzo, erano tutte sullo stesso piano, anzi sullo stesso corridoio. Le camere migliori erano tutte sul lato sinistro (entrando), perché erano le sole ad avere finestre: finestre rotonde profondamente incassate che davano sul giardino e sui campi dietro di esso, lentamente degradanti verso il fiume."


Questa descrizione ci dice molte cose del protagonista della storia: sappiamo che ama la vita tranquilla e comoda, che è un amante del buon cibo, vediamo la cultura del suo popolo, che si manifesta con l'architettura. Notiamo infatti che, mentre noi umani di solito costruiamo passaggi quadrati/rettangolari, gli hobbit li fanno a cerchio. 


Passiamo all'incipit narrativo: introduciamo solo alcuni elementi, ma tanti dettagli sono omessi per spingere il lettore a farsi domande.

Dal secondo libro del Ciclo dell'Invasione:

"In un momento di nostalgia, il Signore della Flotta Atvar proiettò l'ologramma del guerriero tosevita da lui così spesso studiato prima che la flotta d'invasione arrivasse nell'orbita del pianeta Tosev 3. La nostalgia era un'emozione tutt'altro che insolita in un membro della Razza; con una storia che risaliva a centomila anni addietro, con un Impero esteso su tre sistemi solari e ora in procinto di comprenderne un quarto, il passato appariva un luogo sicuro e gradevole, cosa che non sempre si poteva dire del presente.
L'immagine tridimensionale prese forma nel campo olografico dinnanzi a lui: un selvaggio d'aspetto vigoroso, con una faccia rosa ispida di pelame giallastro, vestito di una maglia di rete metallica e tessuti di crine animale e fibre vegetali, armato di una lancia e uno spadone rugginoso, e montato su un quadrupede tosevita che sembrava troppo sparuto per poter sopportare quel peso in groppa".

Pensate a cosa vi trasmette quest'introduzione.

Prendetevi giusto un minuto per rileggerla.

Ora procediamo!

Qui abbiamo un certo Atvar, Signore della Flotta, quindi deve essere un generale di un popolo spaziale.
Alieno o terrestre?
E che posto è Tosev 3? La Terra? 

Dalla spiegazione capiamo che l'immagine del guerriero terrestre suscita in lui un forte senso di nostalgia, e che tal sentimento è comune in questa Razza. Sono quindi dei tradizionalisti con un impero vasto e notevolmente stabile, che dura da 100.000 anni! Ma staranno parlando dei nostri anni o in quelli di questa Razza?

Solleva anche dei quesiti: perché Atvar è nostalgico mentre studia un presunto cavaliere medievale?

Si aspettava una facile vittoria?

Ricorda la gloria del passato?

Tosev 3 era diventato un pianeta alleato e Atvar aveva stretto dei rapporti di sincera amicizia coi suoi guerrieri?

Perché aveva bisogno di studiare spesso un cavaliere medievale, se possono viaggiare nello spazio?

In poche righe abbiamo una grande quantità d'informazioni utili e al tempo stesso si sollevano delle domande.


Incipit in media res: l'incipit che scaraventa il lettore nella storia.

Nello stereotipo, si inizia con una battaglia, ma l'esempio più famoso viene da "La metamorfosi":

"Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto."


La Prima Legge (trilogia, volume 1): 

"Logen si lanciò tra gli alberi a piedi nudi, slittando sulla terra intrisa d'acqua, sul fango e sugli aghi di pino bagnati, il respiro che gli raspava in petto e il sangue che gli pulsava forte nella testa. Inciampò e cadde su un fianco così bruscamente che per poco non si squarciò il petto con la lama della sua ascia. Poi giacque là con il respiro a scrutare la foresta oscura".


Avete qualcosa d'aggiungere?

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