Denethor e il suicidio: un male sociale

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Il Denethor del film è un personaggio semplice, basato più su quello del film animato che del libro: un vecchio pazzo, arrogante e pieno di sé.

Nel libro la sua storia è più triste: il palantir, la sfera di cristallo, gli ha permesso di vedere solo una parte dei piani del nemico, o meglio... ciò che Sauron voleva. Quindi Denethor ha visto immensi eserciti, ma in realtà le forze nemiche erano nettamente inferiori.

Ciò lo ha portato a un senso d'impotenza, e più cercava soluzioni, più si sentiva sconfitto. I suoi gesti sono anche meno folli: il tentativo di riconquistare l'avamposto aveva qualche possibilità, mentre nel film è un vero suicidio.

Denethor è anche frustrato dall'essere considerato un semplice reggente, cosa che Faramir, figlio minore (nonché amico di Gandalf, che è amico del vero erede) non manca di ricordargli. Al consiglio, il primogenito Boromir afferma che Gondor, il loro regno, ha difeso tutte le terre a costo d'immensi sacrifici umani. 

Ora immaginatevi in questa situazione: siete un sovrano, avete perso tragicamente la persona amata, ogni giorno vedete i vostri soldati morire per difendere dei regni che tardano a inviare rinforzi, il tutto mentre il nemico raduna un esercito sconfinato. Vi sentite di essere gli unici a farsi carico della grande difesa, e per cosa? Per della gente che mette in chiaro che, nonostante abbiate tutte le responsabilità di un re (o regina), di fatto non lo siete. In queste lotte perdete anche il vostro amato figlio. Quanto ci mettereste a spezzarvi, a sprofondare nella depressione o nella collera?

Denethor, durante l'assedio, decide di darsi fuoco assieme a Faramir (apparentemente morto), e afferma che sono tutti perduti, possono solo decidere quando e come morire. Più avanti, nella battaglia finale, Pipino proverà una sensazione del genere e comprenderà lo stato d'animo.

Applichiamo questo ragionamento al giorno d'oggi. Si sente, purtroppo, parlare di genitori rimasti disoccupati da tempo, che si sono tolti la vita e hanno portato con sé la famiglia. A volte i figli erano sani, altre disabili.

Questo perché tali persone si sentono, come Denethor, condannate a morire. Non vedono possibilità di salvezza, si sentono abbandonate, sono convinte di non poter vincere e che i loro figli, se sopravviveranno, vivranno in un mondo orribile in cui si può solo tirare avanti fino a crollare per la disperazione. Una vita indegna di essere vissuta, che sarà resa ancora più dolorosa dall'illusione che va in pezzi e dal senso di fallimento.

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