Creazione di un personaggio: i cinque punti

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Noi non vediamo Galadriel onesta, ispirativa, coraggiosa, intelligente... solo che è forte, indifferente alle sofferenze dei suoi uomini e magari sadica, visto che è rimasta a lungo a guardare, prima d'intervenire. 



- Il terzo è l'IMPATTO sulla storia e sui personaggi: un protagonista passivo, il più delle volte, non è gradito. Potete mettere che il suo obiettivo è uscire dalla passività, ma ci vorrà molto per svilupparlo. Se il personaggio ha scarso impatto, allora le scelte hanno pochissima importanza o sono addirittura irrilevanti. 

Per esempio, io ho letto la Prima Legge (o meglio, i primi due della trilogia), e ora vi parlo di uno dei protagonisti, Jezal. Nel volume 1, è talentuosissimo ma arrogante e sciocco, sembra la parodia di Gaston (ha pure la fossetta). Dopo dei confronti decide di superare la sua pigrizia e allenarsi per un importante torneo. Arriva in finale, ma l'avversario è superiore, per cui il mago Bayaz, che vuole sfruttare Jezal, lo potenzia per farlo vincere.
Qui molti lettori, me compreso, sono rimasti profondamente infastiditi, non solo per la slealtà, ma perché tutto quello che Jezal ha fatto è stato irrilevante. Se Jezal non si fosse allenato ma avesse partecipato perché assillato/costretto, Bayaz avrebbe continuato a potenziarlo per farlo vincere. Nel libro dopo, Jezal deve partecipare (senza entusiasmo) al viaggio della compagnia di turno, e quando sembra star maturando... fallisce comunque. In seguito al fallimento totale della missione, lui fa spallucce e pensa solo di essere contento di tornare a casa. Se al suo posto ci fosse stato un generico mercenario bravo a combattere, nella trama generale non sarebbe cambiato nulla. Il personaggio è quindi sia passivo che irrilevante. Da quel che ho letto in giro nel terzo libro diventa più interessante perché segnato (in negativo) dal viaggio, ma due libri sono tanti.


L'altro elemento cardine delle scelte è che queste devono essere... davvero delle scelte!
-  Il codardo che decide di combattere quando non ha più via d'uscita non sta superando la paura, è solo disperato.
- Il vile traditore che decide di aiutare quando l'alternativa è morire non è diventato sincero, sta solo facendo quello che gli fa comodo.
- La principessa che decide di offrire la sua vita dopo aver mandato a morire tutti i suoi fedeli per coprirsi la fuga non si sta sacrificando, è solo rassegnata.

Non sono scelte, sono ricatti.

Anche la morte del personaggio si sentirà davvero se avrà degli impatti. Se muore ma tutti se ne fregano, perché dovrebbe interessare a noi lettori?




- Il quarto è l'ARCO NARRATIVO: il personaggio deve maturare, evolversi, svilupparsi, compiere le fasi del viaggio dell'eroe, che potrà condurlo a un'ascesa o a una caduta. Cercate Zuko sul motore di ricerca e avrete letto tutto. Non vi va bene Zuko? Cercate Ned Stark, che, dopo una serie di eventi, si ritrova letteralmente spezzato.

Che gli succede? (semplificherò per non divulgarmi)
1) Il suo giovanissimo figlio Bran viene gettato da una finestra e finisce in coma con le gambe rotte
2) Suo figlio Jon si separa da lui, trasferendosi alla Barriera (una sorta di fronte)
3) Suo fratello Benjen è dato per disperso (non mi ricordo se lo sappia) e probabilmente morto
4) Ned cade in un'imboscata in cui perde due uomini, il suo fidato braccio destro e si ritrova con una gamba rotta
5) Ned ha un grave conflitto con l'amico di gioventù Robert, col quale si riconcilia solo quando questi è sul letto di morte (nota: la riconciliazione avviene dopo il suo grande errore)
6) E pure altro.

Capite che questi eventi sono sufficienti a distruggere psicologicamente la maggior parte delle persone. In queste condizioni di fortissimo stress, Ned cade vittima di un palese bias cognitivo.

Consigli di scritturaWhere stories live. Discover now