Capitolo 156

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Gioia Azzurra: "In realtà io non sto con Matteo"

Pessina: "Si infatti, non stiamo insieme, per ora"

Bernardeschi: "Allora io non ci sto capendo più nulla"

Benedetta: "Resta il fatto che io non mi fido di voi due vicini"

Alludendo a me e Federico.
Stanca di quella conversazione mi alzo e me ne vado, inizio a camminare per il giardino in direzione del campo, ma alla fine decido di sedermi sul muretto dietro gli spogliatoi.

"Perché sei scappata?"

"Perché altrimenti dopo sarei diventata ostile, come hai detto tu prima"

"Non volevo ferirti"

"Non mi hai ferito, mi hai fatto arrabbiare. In più adesso è stato evidente che quella ostile non sono io ma lei"

"Beh...lei è da capire"

"Infatti io la capisco, non capisco perché tu mi abbia detto che sono ostile nei suoi confronti, non mi pare proprio di esserlo"

"Hai ragione, ho esagerato"

"Già"

"Mi perdoni?"

Annuisco e lui mi dà un abbraccio.

"Torniamo a mangiare?"

"No, non ho la minima intenzione di discutere con lei"

"Allora aspettami qui"

Se ne va.
Mentre aspetto che ritorni cerco di memorizzare ogni singolo dettaglio di questo posto, è così strano pensare che da domani non sarò più qui.

"È di suo gradimento il pranzo?"

Mi giro verso di lui e lo vedo con in mano due piatti di pasta.

"Ahahah, hai deciso che mangiamo qui?"

"Se dentro non vuoi venire"

"E la tua ragazza non è gelosa?"

"Le ho detto che non ha motivo per esserlo"

"E ti ha creduto?"

"Nemmeno un po'"

"Ahahah e quindi è arrabbiata con te?"

"Non lo so, l'ho lasciata a lamentarsi con gli altri"

"Adesso odierà anche te"

"Nah, mi ama"

Non rispondo ed inizio a mangiare, lui si siede sul muretto accanto a me, mi guarda per qualche secondo e poi si mette a mangiare anche lui.

"Domani tornano i bambini?"

Annuisco girandomi verso di lui, noto che ha un po' di sugo di pomodoro sull'angolo della bocca, glielo pulisco con il pollice.
Si mette a ridere.

"Che c'è?"

"Mi hai fatto sentire un bambino"

"Di solito è un gesto romantico"

"Non mi sembra ahahah"

Allora prendo con la sua forchetta un po' di pasta dal piatto.

"Forza Federico, apri la boccuccia che sta arrivando l'aeroplano"

"Cosa stai facendo?"

"Hai detto che ti sei sentito un bambino, allora ho deciso di imboccarti"

"Tu sei tutta scema"

"Si lo so, ora apri la bocca"

Inaspettatamente lo fa e continuo ad imboccarlo finché non finiamo la pasta.

"È stato parecchio imbarazzante"

"No, è stato molto divertente invece"

"Facciamo un gioco?"

"Va bene"

"Allora tu devi dirmi un colore di un oggetto che hai visto in giro ed io indovino l'oggetto"

"Ok...allora...verde"

"Il campo?"

"Indovinato"

"Si ma così è troppo facile"

"Al prossimo turno mi impegno, intanto tocca a te"

"Mh...bianco"

"I pali della porta?"

"No"

"La rete?"

"No"

"La palla in parte"

"No"

Mi guardo intorno di nuovo.

"Le nuvole?"

"No"

Abbasso lo sguardo e vedo che addosso ho una maglietta bianca.

"La mia maglietta?"

"Siii"

"Ok, allora io dico marrone"

"L'albero?"

"No"

"Il fango?"

"No"

"La terra?"

"Nemmeno"

"Che altro c'è di marrone qui?"

"Il mare"

"Come scusa?"

"Ricordi, è facile vedere il mare nell'azzurro, mentre nel marrone è più difficile"

"Ah...ho capito...i miei occhi..."

"Indovinato"

"Allora io dico rosa"

"Le canotte per l'allenamento?"

"No"

"La tua pelle?"

"No"

"La mia pelle?"

"Fuochino"

"Le mie unghie?"

"No"

"Ma non ho niente di rosa addosso"

"Pensaci meglio"

"Riesco a vedere questa cosa?"

"Solo allo specchio..."

Mi porto le mani agli orecchini, ma poi mi ricordo che sono oro, quindi quelli non possono essere.
Di colpo capisco.

"Le mie labbra..."

"Si"

Ci fissiamo a vicenda non capendo cosa fare, io sposto i piatti da in mezzo a noi e mi avvicino pian piano.

Un'Azzurra tra gli azzurriWhere stories live. Discover now