Capitolo 138

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Mi siedo sul marciapiede.

"Cosa staresti facendo seduta lì?"

"Aspetto che una macchina mi investa"

"Non dire scemenze"

"Se permetti in questo momento non ho molta voglia di vivere, vorrei essere morta io al suo posto"

"Smettila di dire così, tu non sei morta, tu sei viva, smettila di esserne triste, dovresti esserne felice, dovresti urlarlo al mondo. Dovresti dire io sono viva e vincere contro tutto e tutti invece di lamentarti"

"Senti chi parla...quello che dovrebbe essere felice di stare aspettando un bambino e invece sei più disperato di me. Non puoi proprio venirmi a fare la morale"

"Sono due cose completamente diverse"

"Perché?"

"Perché almeno io ho il coraggio di vivere e andare avanti, mente tu no, tu hai paura. Hai paura di qualsiasi cosa da quando sei arrivata. Sei spaventata dalla vita e dalla possibilità di non morire a breve, perché? Perché non vuoi lottare?"

"Che senso avrebbe lottare? Tanto poi morirò lo stesso, quindi perché fare fatica?"

"Ma ti senti quando parli? Avresti un sacco di motivi per vivere"

"Oltre che un calciatore adesso sei diventato uno psicologo?"

"No, ma se fossi in te saprei cosa fare e perché farlo"

"Allora dimmi cosa devo fare dato che tu sai sempre tutto"

Mi guarda, ma non dice niente.

"Poi ero io quella senza coraggio"

"Dovresti lottare per vivere perché Mariasole ha perso la sua battaglia, ma tu puoi vincere la tua per lei. Dovresti vincere la morte per quella bambina che ti ha regalato un lecca lecca la prima volta che sei andata a fare la chemioterapia, per quella bambina che nonostante fosse così piccola avrebbe spaccato il mondo se avesse potuto. Per lei dovresti vivere perché se fosse qui sarebbe disgustata dalla persona che sei diventata"

Mi tornano le lacrime agli occhi, quello che mi sta dicendo mi lascia un voto nel petto, vorrei tanto dargli un altro schiaffo, ma so benissimo che ha ragione.
Sole non avrebbe mai voluto che mi riducessi così, ma come posso affrontare tutto questo?
Mi sento sola anche quando sono in mezzo si ragazzi e l'unica persona che potrebbe aiutarmi è proprio quella che adesso mi sta ferendo e che sta aspettando un figlio da un'altra.
Cerco di non guardare Federico e inizio a guardare il paesaggio attorno a me e per la prima volta da quando sono qui noto il verde delle colline che mi circondano, le enormi distese di campi coltivati, il canto degli uccellini e la leggera brezza.
Sarebbe molto bello vivere qui, magari con Federico e i nostri figli.
Non mi rendo nemmeno conto che ciò che sto pensando é impossibile fino a quando sento di nuovo la sua voce.

"Ci sei?"

"Oh...si..."

"A cosa stavi pensando?"

"A nulla"

"Faccio finta di crederti"

Alzo lo sguardo nella sua direzione, ma la mia attenzione viene catturata da una nuvola a forma di pallone.

"Guarda lì, quella nuvola sembra un pallone"

Si gira nella direzione in cui stavo indicando con l'indice.

"Ahahah é vero, a quanto pare pure in cielo giocano a calcio"

La vista è talmente bella da sembrare un disegno, una cartolina da spedire, con Federico in primo piano che sorride verso la nuvola e sullo sfondo un'immensità di verde e azzurro.
Ma la cosa più bella non é il paesaggio, ma il sorriso che ha Federico sulle labbra.
Io mi sono perdutamente innamorata di quel sorriso e non posso tornare indietro.
Si volta di nuovo verso di me.

"Perché mi guardi così?"

"Nulla, mi ero solo persa nel tuo sorriso"

"Vuoi che torniamo indietro?"

Faccio cenno di si con la testa.
Mi alzo e inizio a camminare in direzione di Coverciano, Federico mi affianca, ma questa volta non mi prende per mano.
Non so perché, ma é la cosa giusta.

Un'Azzurra tra gli azzurriOnde histórias criam vida. Descubra agora