Capitolo 129

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Gioia Azzurra: "Vado a vedere come sta Benedetta"

Pessina: "Vuoi che venga con te?"

Gioia Azzurra: "Non serve"

Chiesa: "Vengo io con te"

Barella: "No Fede, dobbiamo finire di parlare di quella cosa"

Federico fa una faccia confusa, non capendo a cosa si stesse riferendo Nicolò, così colgo l'occasione e vado verso le scale.
Arrivo di fronte alla porta della camera e busso.

"È aperto"

Entro.

"Hey Benny, come stai?"

"Malissimo, ho la nausea e non riesco nemmeno ad alzarmi dal letto. Mi dispiace dovermi perdere tutta la giornata"

"Non ti preoccupare, l'importante è che guarisci"

"Non penso che potrò guarire"

Ecco, lo sta per dire.

"Come mai?"

"Forse sono incinta"

Faccio un sorriso forzato.

"Che bello, sarete una splendida famiglia"

"Dici? Non so se sono pronta a diventare mamma"

"Nessuno lo è, ma te la caverai"

"Almeno ho Federico al mio fianco, con lui so che andrà tutto bene"

"Si, sarete due genitori meravigliosi"

"Grazie"

"Comunque se per sta sera non te la senti non c'è problema, rimandiamo"

"Oh nono, sta sera noi quattro usciamo"

"Va bene, ti lascio riposare"

"A dopo"

Esco dalla stanza, chiudo la porta, ma mi ritrovo Federico di fronte.

"Congratulazioni"

"Per cosa?"

"Stai per diventare padre, no?"

"Te lo ha detto Benedetta?"

"Si, oltre che faresti meglio a portarle un test di gravidanza perché se considerassi gravidanze tutte le volte che ho avuto la nausea a quest'ora avrei partorito un'intera squadra di calcio, riserve comprese"

"Non sei simpatica"

"Non volevo esserlo"

"Perché dubiti del fatto che sia incinta?"

"Io non dubito, dico solo che farebbe meglio a fare un test"

"Sei invidiosa?"

"Di cosa?"

"Del fatto che sia incinta, talmente invidiosa che non vuoi crederci"

"Sei proprio uno stronzo. Non potrò mai avere dei figli e tu mi chiedi se sono invidiosa, non ho parole"

"Scusa, non sapevo tu..."

"Non provare a giustificarti, come pensi possa avere dei figli con quello che ho?"

"Non ci ho pensato"

"Ho notato. Ti saluto"

Me ne vado molto arrabbiata tanto che quando raggiungo i ragazzi non li saluto nemmeno e mi metto vicino al mister.

"Come mai hai quella faccia?"

"Non é una delle mie giornate migliori"

"Va bene, Benedetta?"

"A letto con la nausea"

"Un piccolo Chiesa in arrivo"

"Mister non iniziare anche te con questa storia"

"Sei così negativa oggi"

Non gli parlo più finché non arrivano i bambini.
Andiamo nella parte del museo, prima di oggi non l'avevo mai guardata con attenzione, é un bel posto, adesso ci sono esposte anche tutte le magliette dei ragazzi.
Resto immobile a fissare un bambino, sembra mio fratello da piccolo, però non vedo segni della chemioterapia.
Dietro di lui arriva un uomo, presumo il papà, con in braccio una bambina senza capelli, ecco perché il bambino mi sembra così in salute, perché lui é semplicemente il fratello.
Chissà come si sente.
Mio fratello mi ha sempre detto che non si é mai sentito in secondo piano da quando ho scoperto di avere il tumore, ma ho sempre avuto la sensazione che stesse mentendo.
A causa mia i nostri genitori si interessavano meno a lui e io continuo a sentirmi in colpa per questo.
Decido di scrivergli.

Chat con mio fratello:

"Hey fratellone"

"Ciao sorellina"

"Come stai?"

"Bene, tu?"

"Tutto ok, settimana prossima torno, ma non dirlo a mamma e papà"

"Va bene. Perché torni?"

"Mi manchi"

"Mi manchi anche tu piccolina. Lì va tutto bene con i ragazzi?"

"Si dai, le solite cose. Gente che non capisce chi ama, gente che non capisce come andare avanti, tutto normale"

"Devo spezzare le gambe a qualcuno?"

"Ahahah ancora no, ma forse tra qualche giorno ti dirò di sì"

"Scrivimi più spesso per favore"

"Lo farò. Ciao fratellone"

"Ciao sorellina"

Metto il telefono in tasca e torno a guardare il bambino che adesso sta ammirando una maglietta di Nicolò e sorrido.

Un'Azzurra tra gli azzurriWhere stories live. Discover now