Capitolo 97

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"Cosa?"

Mi avvicino finché i nostri volti non sono a 5 centimetri di distanza.

"Tu sei insostituibile"

"Al diavolo"

Mi mette le mani sui fianchi, mi tira a se e mi bacia.
Mi spinge verso il muro e ci sbatto con la schiena, ma non sento nulla, sono persa nel suo bacio.
Gli getto le braccia al collo, lui mi prende in braccio e io gli stringo le gambe attorno alla vita.
Gli sfilo velocemente la maglietta per poi tornare subito a baciarlo, passo l'indice sul contorno dei suoi addominali e si mette un po' a ridere.

"Che c'è?"

"Soffro il solletico"

"Non rompere"

Lo bacio di nuovo.
Mi sfila la maglietta e poi percorre il mio corpo con le mani finché non arriva al bordo del pantaloni, cerca con le dita la cicatrice e l'accarezza.
Un calore mi percorre tutto il corpo, è la prima volta che provo questa sensazione, sembra che toccandomi mi lasci una carica che si disperde per il corpo.
Altro che farfalle nello stomaco, questa è una scossa.

"Fede"

"Mh..."

"Credo che dovremo proprio fermarci"

"Si, hai ragione"

"È stato bello"

"Io sono molto confuso. So di amare Benedetta, ma quando sono con te mi sento una carica dentro, come se tu potessi passarmi l'elettricità"

Mi metto a ridere.

"Lo so che è assurdo, ma ti assicuro che è vero"

"Lo so, è la stessa cosa che sento anche io, ma non so come descriverlo"

"Secondo te cosa significa?"

"Che abbiamo una buona chimica"

"Questo mi spaventa"

"Perché?"

"Perché ragionandoci so benissimo che quello che ho fatto è sbagliato, ma se sbagliare è così bello voglio sbagliare molto più spesso"

"No, questa è l'ultima volta, altrimenti va a finire che qualcuno ci rimane davvero troppo male"

"Lo so, ma tu sei una calamita"

Mi stringe tra le braccia e poi mi bacia di nuovo.

"Muoviamoci"

"Abbiamo un problema"

"Cioè?"

"Non trovo più la chiave"

"Ma se hai appena chiuso"

"Non la trovo più"

"Ti sarà caduta per terra"

"Non c'è"

"Hai controllato le tasche?"

"Non ho le tasche"

"Quindi siamo chiusi qui dentro?"

"Già, chiamiamo qualcuno così vengono ad aprirci"

"Dammi il telefono"

"Usa il tuo"

"Il mio è in camera, per quello ho chiesto il tuo"

"Io non posso avere il cellulare con me dato che non ho le tasche"

"Quindi siamo rinchiusi qui dentro e non possiamo chiamare nessuno"

"A me non dispiace così tanto"

"Nemmeno a me dispaccerebbe se non dovessi andare a giocare con i bambini tra poco"

"Qualcuno verrà a cercarci"

"Allora aspettiamo"

"Si"

Dopo qualche minuto.

Benedetta: "Amore siete qui?"

Chiesa: "Si, ci siamo chiusi dentro per sbaglio"

Gioia Azzurra: "Potresti andare a chiedere di aprirci?"

Benedetta: "A chi lo chiedo?"

Chiesa: "Vai da Giorgio che lui sa da chi andare"

Benedetta: "Torno subito"

Se ne va.
Mi metto a ridere.

"Perché ridi?"

"Mi sa che ti è venuta a controllare"

"Non credo, si fida di me"

"Di te si, ma di me no"

"Non la conosci, lei non penserebbe mai male delle persone"

"Va bene"

Aprono la porta, usciamo con le casacche in mano.
Penso che si sia offeso per il commento che ho fatto su Benedetta, passiamo da andare d'accordo a litigare in 2 minuti.

Barella: "Che fine avevate fatto?"

Federico non risponde.

Gioia Azzurra: "Ci siamo chiusi dentro per sbaglio"

Pessina: "Certo, per sbaglio, come no"

Barella: "Ti crediamo proprio"

Chiesa: "Smettetela"

Nicolò e Matteo si guardano fra di loro, poi guardando me e Federico.

Pessina: "Che é successo?"

Scuoto la testa e vado a sistemare le casacche ignorando tutti, poi Benedetta arriva da me.

"Posso aiutarti?"

"Si, puoi dividerle per colore per favore?"

"Si certo"

Un'Azzurra tra gli azzurriWhere stories live. Discover now