Capitolo 118

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Qualcuno bussa alla porta.

"È aperto"

Il mister entra in camera e ci fissa.

Mancini: "Stavo cercando Federico"

Pessina: "Abbiamo cambiato stanza per sta notte"

Gioia Azzurra: "È da Manuel"

Mancini: "Ok...perché avete cambiato camera?"

Pessina: "Volevo stare un po' con Azzurra"

Mancini: "Quindi è vero?"

Gioia Azzurra: "Cosa?"

Mancini: "No, nulla. Mi raccomando non voglio casini, già a volte ce ne sono fin troppi"

Io e Matteo ci guardiamo non capendo a cosa si stesse riferendo il mister.

Mancini: "Io ora vado, fate piano"

Pessina: "Ahahah"

Gioia Azzurra: "Robyyy da te questo non me lo aspettavo"

Mancini: "Non sopporto che mi chiami così"

Gioia Azzurra: "Invece so che ti piace tantissimo"

Mancini: "Ciao ragazzi"

Pessina: "Ciao mister"

Gioia Azzurra: "Buona notte"

Esce dalla stanza.

"Sto morendo di sonno"

"Ma sono appena le 23"

"Tu non sei reduce di un europeo"

"Poverino, correre dietro alla palla è così stancante. Non ci avevo pensato"

"Sento tanta di quell'ironia in questa frase"

"Si, dormi dopo"

"Cosa vuoi fare?"

"Ti va di parlare un po'?"

"Certo, di cosa vuoi parlare?"

"In realtà non lo so"

"Io si"

"Dimmi"

"Sei pronta per tornare in ospedale?"

"Assolutamente no, però penso sia la cosa giusta da fare"

"Beh almeno rivedrai quella bambina a cui vuoi tanto bene. Ehm...come si chiama?"

"Mariasole"

"Si, lei"

"Mi manca un sacco, passando il tempo con lei non mi ricordavo nemmeno cosa stessi facendo"

"Tu vuoi dei figli?"

"Oh...oltre che è ancora presto per pensarci e non so nemmeno se potrò averne dopo tutte le cure, non credo"

"Come mai?"

"Non sarei una brava mamma"

"Io penso che lo saresti"

"Tu invece?"

"A me piacerebbe diventare papà, ma anche io credo sia ancora presto. Tra il calcio e lo studio non avrei tempo di accudire dei bambini al meglio"

Lo guardo sorridendo.

"Che c'è?"

"Niente, mi piacciono le persone decise"

"E io sono una persona decisa?"

"Si, sai cosa vuoi. Anche Nicolò è così, lui voleva una famiglia ed è riuscito a costruirsela. Tu sai cosa vuoi e stai lavorando per arrivarci, non tutti sono così..."

"Scommetto che stai pensando a lui"

"Si, ma non voglio"

"Sai che con me puoi parlarne"

"Lui non sa cosa vuole e non sarebbe un problema se non fossero coinvolte altre persone, ma dato che ci sono è un problema"

"Magari sa cosa vuole, ma lo deve ancora capire"

"Non credo. Quando sai cosa vuoi te lo vai a prendere. Ma ora basta parlare di lui"

"Ai suoi ordini. Adesso mi concedi un po' di sonno?"

"Mh...fammici pensare"

Lo guardo e si mette a ridere.

"Va bene, sonno concesso, altrimenti domani in campo invece di correre rotoli"

"Potrei provarci"

"Vado a mettermi il pigiama"

"Va bene"

Vado in bagno e mi cambio.
Mi guardo un paio di minuti allo specchio, di solito il mio pigiama era la maglietta di Federico, è strano non avercela addosso adesso.
Mi dò un'ultima occhiata e poi torno in camera, devo togliermelo dalla testa, non posso pensarci ogni volta che vedo qualcosa.
Altrimenti non andrò mai avanti e io voglio andare avanti.

"Cosa ci fai sul mio letto?"

"Dove dovrei dormire scusa?"

"Ho mandato via Federico per lasciarti il suo letto"

"Lo hai mandato via per niente"

"Che rompi scatole"

"Dai vieni qui con me"

Mi stendo affianco a lui e lo abbraccio.
Mi accarezza i capelli e ci addormentiamo.
Durante la notte mi sveglio e mi ritrovo una mano di Matteo in faccia, la sposto e mi siedo sul letto.
Guardo l'ora e sono solo le 3, mi stendo di nuovo e cerco di riprendere sonno.
Appoggio la testa sul petto di Matteo e chiudo gli occhi cercando di svuotare la mente, credo che passi qualche minuto prima che io riesca ad addormentarmi.

Un'Azzurra tra gli azzurriWhere stories live. Discover now