CAPITOLO 155

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Mi sveglio con le labbra di Irama sull'orecchio. Russa sommessamente. Mi abbraccia da dietro,le gambe intrecciate alle mie. I ricordi di ieri sera mi strappano un sorriso,ma poi l'euforia lascia il posto al panico. La penserà allo stesso modo alla luce del giorno? Oppure mi torturerà e mi prenderà in giro perché mi sono offerta a lui? Mi giro a guardarlo,a esaminare i suoi lineamenti perfetti: quando dorme non ha la solita espressione accigliata. Passo un polpastrello sulle sue labbra, poi lungo il livido sulla guancia. Le labbra sono meno gonfie,e anche le nocche,dato che ieri sera mi ha finalmente permesso di aiutarlo a pulire le ferite. Mentre gli passi il dito sulle labbra apre gli occhi:
<<Che fai?>> Non riesco a decifrare il suo tono di voce,e questo mi mette a disagio.
<<Scusa...stavo solo...>> Non so cosa dire. Non so di che umore sia,dopo che ci siamo addormentati l'uno tra le braccia dell'altra. <<Non smettere>>,bisbiglia,e richiude gli occhi. Mi sento già più serena,sorrido e ricomincio ad accarezzargli le labbra,attenta a non toccare la parte ferita.
<<Che programmi hai per oggi?>> mi chiede qualche minuto dopo riaprendo gli occhi.
<<Ho promesso a Victoria di aiutarla con la serra.>>
Si alza a sedere. <<Davvero?>> Dev'essere arrabbiato. So che la compagna del padre non gli piace,anche se è una delle persone più dolci che io abbia mai conosciuto. <<Si>>,borbotto.
<<Bè,immagino di non dovermi preoccupare che tu piaccia ai miei parenti. Probabilmente gli stai più simpatica di quanto gli stia io.>> Ridacchia e mi accarezza la guancia,è un brivido mi scorre lungo la schiena. <<Il problema è che se continuo a frequentare questa casa mio padre si convincerà di andarmi a genio.>>,osserva,in tono leggero ma con gli occhi cupi.
<<Magari tu e lui potreste parlare un po' mentre io e Victoria siamo fuori...>> suggerisco.
<<Assolutamente no. Tornerò a casa mia,la mia vera casa,e ti aspetterò lì.>>
<<Avrei preferito che tu restassi; la serra è messa piuttosto male,potrebbe volerci parecchio tempo.>> Sembra a corto di risposte,e mi si scalda il cuore al pensiero che non voglia stare lontano da me per troppo tempo. <<Io...non lo so,Carmen. Tanto mio padre non vorrà passare del tempo con me>>,brontola.
<<Certo che lo vuole. Quand'è stata l'ultima volta che vi siete ritrovati da soli in una stanza?>>
<<Non ne ho idea...anni fa. Non so se è una buona idea.>>
<<Se ti senti a disagio,puoi sempre venire nella serra>>,lo rassicuro. Ancora non ci credo che stia valutando la possibilità di trascorrere qualche ora con suo padre.
<<E va bene...ma lo faccio solo perché il pensiero di lasciarti,anche solo per un po'...>> Si interrompe. So che non è bravo a esprimere i sentimenti,quindi restò in silenzio per lasciargli il tempo di riprendersi. <<Bè,diciamo che è peggio che parlare con quello stronzo di mio padre.>> Sorrido,nonostante l'insulto. Il padre che Irama ricorda dalla sua infanzia non è lo stesso uomo che ora si trova al piano di sotto,e spero che lui se ne renda conto. Scendo dal letto,è solo allora ricordo di non avere con me vestiti né spazzolino da denti.
<<Devo passare in camera mia a prendere alcune cose>>,gli dico.
Si incupisce. <<Perché?>>
<<Perché non ho niente da mettermi,e devo lavarmi i denti.>> Accenna un sorriso che però non gli arriva fino agli occhi. <<Che c'è?>> gli chiedo.
<<Niente...quanto stai via?>>
<<Bè,pensavo che saresti venuto con me.>> Appena finisco di parlare,vedo che si rilassa.
<<Ah.>>
<<Mi spieghi perché sei così strano?>> chiedo,posando le mani sui fianchi.
<<Non sono strano...Credevo che volessi andartene. Lasciarmi.>> Ha una voce così avvilita,così diversa dal solito,che mi viene voglia di prenderlo tra le braccia e cullarlo. Invece gli faccio cenno di avvicinarsi.
Si alza e viene verso di me.

~MI DROGHERÓ DI TE.~  \\IRARMEN\\Where stories live. Discover now