CAPITOLO 51

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Mi guarda indispettito ma non risponde. Riaccende la radio,a un volume tale da farmi male le orecchie.
<<Puoi abbassare,per favore?>>
Stranamente esaudisce la mia preghiera,e lascia ma musica a basso volume in sottofondo.
<<Questa musica è orribile.>>
Ride e tamburella le dita sul volante. <<No,non lo è. Ma non vedo l'ora di sentire le tue opinioni in fatto di buona musica.>> Sembra così spensierato quando sorride in quel modo,e con i capelli spettinati dal vento. Adoro i suoi capelli, ma è meglio se non ci penso.
<<Bè,mi piacciono i Bon Iver e i Fray>>,rispondi.
<<Prevedibile>>,ridacchia.
<<Cos'hanno che non va?Sono bravissimi.>>
<<Bravissimi a conciliare il sonno,sì.>>
Gli do una mancata sulla spalla,lui ride. <<Bè,a me piacciono>>,dico. Se potessimo continuare a scherzare così ,forse mi divertirei. Do un'occhiata fuori dal finestrino e mi accorgo che non so dove siamo. <<Dove stiamo
andando?>>
<<In uno dei miei posti preferiti.>>
<<Ovvero?>>
<<Devi proprio sapere tutto in anticipo,eh?>>
<<Si,mi piace...>>
<<...avere il controllo della situazione?>>
Non rispondi. Ha ragione,ma sono fatta così.
<<Bè,non te lo dico finché ci arriviamo...cioè tra cinque minuti.>>
Mi giro a guardare il sedile posteriore: c'è un mucchio di libri di scuola,figli sparsi è una pesante felpa nera.
<<Vedi qualcosa che ti piace,là dietro?>>
Per distrarmi dall'imbarazzo,e dal fatto che non so dove stiamo andando,chiedo: <<Che macchina è questa?>>
<<Una Ford Capri,un grande classico>>,annuncia fiero.
Poi mi racconta un sacco di dettagli che non capisco. Ma mi piace fissare le sue labbra mentre parla. Durante la conversazione mi lancia qualche occhiata,e alla fine dice in tono brusco: <<Non mi piace che mi guardi fisso>>. Poi però fa un sorrisetto.
Imbocchiamo un viale di ghiaia e Irama spegne la radio. C'è silenzio,a parte il fruscio dei sassolini sotto le ruote. All'improvviso mi rendo conto che siamo in mezzo al nulla è completamente soli. Non ci sono macchine,case,niente. Sono nervosa.
<<Non preoccuparti,non ti ho portata fin qui per ammazzarti>>,scherza lui.
Mi si serra la gola,ma dubito che abbia capito la verità: non ho paura che mi uccida, ma delle cose che potrei fare,qui da sola con lui.
Dopo un altro paio di chilometri ci fermiamo. Vedo solo erba e alberi, prati tempestati di fiorellini gialli mossi da una brezza tiepida. Si,è un bel posto. Ma perché mi ci ha portata?
<<Cosa ci facciamo qui?>> gli chiedo,scendendo dalla macchina.
<<Bè,prima di tutto camminiamo un po'.>> Sospiro. Mi ha portata a fare ginnastica? Vedendomi perplessa aggiunge: <<Un pó,non troppo>>. si incammina su una parte del prato dove l'erba è calpestata. Procediamo in silenzio,tranne qualche lamentala di Irama per la mia lentezza. Non ribatto e mi guardo intorno. Inizio a capire perché gli piace questo posto: c'è silenzio,c'è pace. Potrei restare qui in eterno,se avessi un libro con me. Lui lascia il sentiero e si inoltra fra gli alberi. Mi insospettisco,ma lo seguo. Qualche minuto dopo usciamo dal bosco e ci troviamo sulla riva di un ruscello. Anzi,è quasi un fiume. Non ho idea di dove siamo,ma l'acqua sembra piuttosto profonda. Si toglie la maglietta e gli guardo i tatuaggi.
Poi comincia a slacciare gli scarponcini,e si accorge che lo fisso.
<<Aspetta perché ti stai spogliando?>> gli chiedo,e poi mi volto verso il ruscello. <<Vuoi fare il bagno? Lì dentro?>>
<<Si,lo faccio sempre. E tu verrai con me.>> si sbottona i pantaloni e si china per sfilarli. Mi proibisco di spostare l'attenzione sui muscoli che gli guizzano sulla schiena.

~MI DROGHERÓ DI TE.~  \\IRARMEN\\Where stories live. Discover now