CAPITOLO 63

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Il messaggio di Einar contiene l'indirizzo,che copio e incollo nella app delle mappe,scoprendo che dista quindici minuti di macchina. Cosa può essere successo perché Einar ha bisogno di me?
Durante il tragitto Filippo mi chiama due volte,ma non rispondo; ho bisogno di lasciare attiva la app del navigatore,e ho ancora impresso nella memoria il suo sguardo confuso quando l'ho lasciato in camera. La strada è costeggiata da imponenti costruzioni: la villa che corrisponde all'indirizzo è almeno tre volte più grande di quella di mia madre. È una bella casa in mattoni circondata da un giardino in pendenza: sembra costruita sulla cima di un colle. Dev'essere la casa del padre di Irama,il che spiegherebbe la presenza di Einar. Faccio un respiro profondo,scendo dalla macchina e salgo i gradini che portano all'ingresso. Busso con forza sulla porta di mogano,che si apre pochi secondi dopo.
<<Carmen,grazie di essere venuta. Scusa,so che avevi compagnia. C'è anche Filippo?>> chiede Einar,mentre mi fa cenno di entrare.
<<No,è rimasto al dormitorio. Che succede? Dov'è Irama?>>
<<Nel giardino sul retro. È fuori di sè.>> Sospira.
<<E io sono qui perché?...>> chiedo,con tutta la gentilezza possibile.
Cosa c'entro io se Irama è fuori di sé?
<<So che lo detesti,ma almeno vi rivolgete la parola. È ubriaco fradicio ed è molto aggressivo. Ha aperto una bottiglia di whisky di suo padre e ne ha bevuto più di metà! Poi ha iniziato a spaccare tutto:i piatti di mia madre,i vetri di una credenza,praticamente qualsiasi cosa su cui è riuscito a mettere le mani.>>
<<Come? Perché?>> Irama mi ha detto che non beve. Era una bugia anche quella?
<<Suo padre gli ha appena comunicato che lui e mia madre si sposano...>>
<<Ah si?>> sono ancora confusa.
<<E lui non vuole?>> azzardo mentre Einar mi conduce nella grande cucina. Sussulto quando vedo il caos che Irama ha provocato: sul pavimento sono sparsi i cocci dei piatti,un grosso mobile è rovesciato a terra con le vetrine in frantumi.
<<No,ma è una storia lunga. Subito dopo avergli dato la notizia al telefono,suo padre e mia madre sono andati a festeggiare fuori città per il weekend. Penso che Irama sia venuto qui sperando di trovare il padre,per fargli una scenata. Non viene mai in questa casa.>>,spiega,aprendo la porta sul retro.
Vedo un'ombra seduta a un tavolino in veranda.
<<Non so cosa ti aspetti da me,ma farò un tentativo.>>
Einar mi posa la mano sulla spalla. <<Ti cercava,ti chiamava per nome>>,mi dice sottovoce. Il mio cuore salta un battito.
Raggiungo Irama,che alza la testa per guardarmi. Ha gli occhi iniettati di sangue e porta un berretto di lana grigia. Assume un'espressione bellicosa e io sono tentata di indietreggiare. Mi fa quasi paura,sotto questa luce tenue.
<<Che ci fai qui?>>sbraita,alzandosi.
<<Einar...ha...>>balbetto,e me ne pento subito.
<<L'hai chiamata tu,stronzo?>> grida rivolto a Einar,che per tutta risposta rientra in casa.
<<Lascialo stare,Irama,è preoccupato per te>>,lo rimprovera.
Si siede e mi fa cenno di fare lo stesso. Mi metto di fronte a lui e lo guardi portarsi alla bocca la bottiglia ormai quasi vuota. Mentre deglutisce osservo il suo pomo d'Adamo andare su e giù. Quando finisce sbatte la bottiglia sul tavolo di vetro facendomi sobbalzare.
<<Ahhh,come siete carini,voi due. Siete così prevedibili. Il povero Irama è di malumore, perciò vi coalizzate per farmi sentire in colpa perché ho rotto qualcuno di quegli orribili piatti>>,biascica con un ghigno malevolo.
<<Mi sembrava di aver capito che tu non bevessi>>,dico,incrociando le braccia.

~MI DROGHERÓ DI TE.~  \\IRARMEN\\Where stories live. Discover now