L'ora del tè - in via di estinzione

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In via di estinzione

Benvenuti ai nostri lettori,

come avrete notato ho chiuso le pillole d'ortografia, credo di aver trattato i temi che costituiscono le maggiori difficoltà degli scrittori emergenti. Quindi, ho deciso di aprire questa nuova rubrica, con la quale vi terrò compagnia ogni martedì. L'ho chiamata l'ora del tè, un po' per l'orario in cui vengono pubblicati i nostri articoli, un po' perché il tè è un momento di pausa, la nostra virgola nell'elenco delle cose da fare ogni giorno. Mi dà l'idea del salotto letterario, quelli che nei secoli scorsi si tenevano nelle case nobiliari dove letterati, nobili, specialmente donne, intrattenevano i loro ospiti con dibattiti sulle arti di ogni genere. Al centro avremo sempre il mondo dei libri e della scrittura, quindi questa rubrica sarà un po' il tè virtuale che prenderemo tutti insieme, a distanza di centinaia di chilometri.

Cominciamo con un argomento che può apparire leggero, forse quasi banale, troppo spesso scontato, ma che riguarda tutti noi, lettori e scrittori. Così vorrei dedicare il primo articolo di questa rubrica alla lettura, e ai suoi sempre meno numerosi affezionati, condividendo con voi alcune riflessioni su questo tema.

Ascoltare storie, prima ancora che crearle, è un bisogno che l'essere umano ha sentito fin dalla sua comparsa sulla Terra, si pensi ai miti antichi, alla secolare tradizione orale che ha tramandato l'Iliade e l'Odissea, poi attribuite ad un generico Omero. Le storie esistono da molto prima della nascita dei libri, in quanto essi cominciano a diffondersi a partire dall'invenzione della stampa a caratteri mobili a metà del 1400. Non che prima non esistessero, ma non erano certo qualcosa di comune nelle case della gente, erano dei beni preziosissimi e costosissimi. I codici scritti a mano erano custoditi nelle biblioteche, che rappresentano le isole del tesoro dei filologi. Dall'invenzione della stampa in poi i libri cominciano a diffondersi a macchia d'olio in tutto il mondo, depositari di cultura, di emozioni, di immaginazione, di sogni, ma anche di testimonianze e documentazioni. Arriviamo fino ai giorni nostri, in cui la carta sembra destinata ad andare in pensione, anche se, devo confidarvi, non credo che questo accadrà mai totalmente. Nemmeno l'espansione del digitale può sconfiggere il piacere delle pagine sfogliate, il profumo della carta, il piacere contenuto nella carezza ad un foglio ingiallito. Diciamocelo, i libri hanno tutt'altro tipo di fascino.

Dopo questa breve parentesi storica, torniamo a noi. Le narrazioni rappresentano dunque uno dei più antichi e radicati bisogni dell'essere umano, eppure, oggigiorno, pare che i lettori siano una razza in via d'estinzione. In Italia, se vogliamo essere precisi, più della metà della popolazione non legge nemmeno un libro in un anno, basti guardare le statistiche per rendervi conto della situazione, alquanto critica. C'è chi accusa i mass media, Internet, il digitale, la quantità eccessiva di informazioni di cui siamo sommersi ogni giorno, che hanno in qualche modo inibito il nostro naturale bisogno di narrazione. Personalmente, credo la vera colpevole sia la frenesia che accomuna tutte le nostre vite, nelle quali all'immaginazione, alla fantasia, alle emozioni, viene riservato ben poco tempo, perché entro le quattro e mezza dobbiamo consegnare la relazione, alle cinque c'è il corso di pilates e alle venti dobbiamo aver già cucinato la cena, in quanto successivamente ci attende la preparazione della seguente giornata lavorativa. Ed ecco che sul mio comodino si accumula una pila altissima di romanzi, che sono lì, nella mia lista dei desideri, ma che non posso sfogliare, per causa di forza maggiore. Ci fa bene tutto questo?

La risposta pare scontata, ma ancora più grave è che tutto ciò è destinato a peggiorare, a danno delle generazioni future. Non leggiamo storie ai nostri bambini, la favola della buonanotte è ormai divenuta essa stessa una favola, le biblioteche sono vuote, compriamo il manuale di ricette vegane, ma non sappiamo nulla di Clara Sanchez, per citare l'autrice dei romanzi che compongono la famosa pila sul mio comodino. No, io dico che non ci fa per niente bene. Leggere non è solamente una passione, è la nostra cura quotidiana, il nostro antidoto allo stress, l'alimentazione dei nostri sogni e della nostra mente. Leggere tiene viva la nostra memoria, pare addirittura che ritardi degenerazioni neurali come la demenza senile, leggere non è un optional, è essenziale per la vita, per insegnarci ad apprezzare le piccole cose, ma anche, più banalmente, per supportarci nell'espressione verbale. Giusto per farvi tuffare insieme a me nel mio mondo, credo che la scuola troppe volte contribuisca a soffocare sul nascere la passione per la lettura. Chi di voi non ha mai visto le liste di libri da leggere come compiti per le vacanze? Ecco, questo farlo passare come un compito, fare addirittura la verifica per vedere se effettivamente i ragazzini hanno rispettato le consegne, credo sia l'origine dell'estinzione dei nostri lettori. Non ci devono essere obblighi, nessuna lista, nessun compito, ma un'educazione al bello, alla sospensione dalla vita quotidiana, alla ricchezza dell'immaginazione. Insegnare a leggere non è sinonimo di educare alla lettura. Chiusa parentesi scolastica.

Leggere è vivere, non una, ma mille esistenze. Mi piace pensare che noi autori, che siamo tutti stati e continuiamo ad essere prima di tutto lettori, abbiamo la responsabilità di portare avanti questa millenaria tradizione che sembra interrompersi. Dobbiamo liberare le nostre menti, buttarci, non avere paura dei numerosi giudizi e delle critiche che inevitabilmente riceveremo. Tra questi giudizi, probabilmente, ci sarà anche qualche messaggio di chi ci ringrazia, per avergli o averle concesso un piccolo assaggio di libertà.

Così, l'ora del tè sarà un momento per condividere le riflessioni di una lettrice che prova ad essere anche scrittrice, di racconto di esperienze e di espressione di opinioni, per ritrovare anche di fronte al pericolo del digitale quella dimensione umana del confronto arricchente che sta svanendo, proprio insieme alle pagine ingiallite dei classici che abbiamo dimenticato nello scaffale più alto e polveroso della nostra libreria.

Nella speranza di aver posto una virgola tra i vostri impegni, vi abbraccio e vi do appuntamento alla prossima settimana.

Martina

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