Il cervello di chi legge

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Una grande responsabilità

Buonasera a tutti, sono Martina e in questo breve articolo vorrei parlarvi di qualcosa di strettamente legato all'aspetto che più trovo affascinante nel mio percorso di studi. Lo sapete, studio scienze della formazione primaria, la qual cosa non è scissa dalla mia passione per la scrittura e la lettura. In particolare, vorrei parlarvi di quanto la lettura, e con essa i romanzi, influiscano biologicamente sul lettore che li legge. In ambito educativo questo viene studiato per attuare percorsi di avvio alla lettura, in quanto il cervello non è predisposto per tale attività e deve essere appositamente riorganizzato. Tuttavia, l'ambito educativo non è l'unico nel quale questa implicazione biologica del processo di lettura ha un'importanza fondamentale.

Recentemente, ho letto un articolo condiviso dalla pagina Facebook della casa editrice Giunti, che spiegava la stretta correlazione esistente tra lettura e neuroscienza. Alla base di tutto, pare che ci siano i cosiddetti neuroni-specchio, una scoperta piuttosto recente ed estremamente affascinante. Nel nostro cervello esistono, in varie aree, da quella dedicata al movimento, a quella delle emozioni, a quella della percezione di sapori e odori, delle cellule specializzate nel farci provare qualcosa che non sperimentiamo direttamente, ma che vediamo provare da altri. Gli scienziati hanno osservato il comportamento di una scimmia, costruendo tramite la neuroimmagine l'attivazione delle sue aree cerebrali. Ciò di cui si sono resi conto è che la corteccia motoria della scimmia si attivava nel momento in cui essa osservava il ricercatore sollevare una tazzina di caffè, esattamente come se questo fosse stato sollevato da lei stessa. Da qui, appunto, la scoperta dei neuroni specchio.

E a noi, cosa importa? Tale scoperta ha importanti conseguenze per noi scrittori e lettori. Quando leggiamo, infatti, siamo un tutt'uno con i personaggi della storia, proviamo le loro emozioni e non si tratta solamente di una particolare sensibilità, si tratta del nostro cervello, che agisce come se fosse il cervello dei personaggi. Questo ci consente di sviluppare una maggiore empatia, ma anche di divenire più consapevoli verso le nostre emozioni, di riconoscerle e di gestirle nella vita reale. Ecco perché la lettura può divenire una vera terapia in certi casi e perché ritengo che essa debba essere alla base dell'educazione. Condividendo l'articolo di cui vi ho parlato in precedenza, ho taggato alcune delle mie colleghe, in quanto tali scoperte ci conferiscono un ruolo nuovo. Non siamo solamente scrittrici, ma abbiamo una grande, anzi enorme responsabilità. Le nostre parole, se opportunamente utilizzate, creano in chi legge le stesse emozioni dei nostri personaggi, consentendogli di immergersi in un mondo nuovo.

Ecco che scrivere non implica solamente libertà. Possiamo scrivere quello che ci pare, nei limiti del regolamento, ovviamente, se stiamo parlando di Wattpad, ma ciò che vorrei trasmettere con questi piccoli cenni scientifici è la necessità di un approccio più responsabile alla scrittura. Laura, qualche settimana fa, ci ha parlato di quello che ha denominato "il lato oscuro di Wattpad", ovvero di storie che, possiamo dirlo, vanno oltre i confini della decenza. Ecco che sorge spontaneo chiedersi la motivazione che sta dietro lo scrivere. Ciò di cui dobbiamo renderci conto è il nostro enorme potenziale, scriviamo per i lettori, oltre che per noi stesse. La lettura rappresenta un vero e proprio mondo altro, dove viviamo mille vite, che non sono direttamente connesse a quella reale, proteggendoci dunque dai rischi che essa comporta e facendoci sentire al sicuro. Dunque, ognuno di noi autori, dovrebbe curare al massimo il piccolo creato che compone attraverso le lettere sul suo foglio elettronico. Chiediamoci fino a che punto possiamo urtare la sensibilità di chi legge, ma, soprattutto, cosa vogliamo trasmettere, perché questo sarà provato dai nostri lettori come se fosse vissuto sulla loro pelle. Non sto criticando generi thriller e horror, lungi da me, ma sto criticando i dettagli scabrosi di violenze, di qualunque tipo, autolesionismo, dipendenze che autori poco esperti inseriscono tra le loro pagine per attirare l'attenzione. Siete proprio certi di saper gestire una scena tanto forte come quella che state descrivendo? Siete altrettanto certi che dettagli così scabrosi possano essere letti senza conseguenze? Ebbene, mi sento di potervi dire di fare attenzione, perché tutto ciò che scriviamo ha una conseguenza, sulla mente di chi legge.

Scrivo questo in seguito ad una storia in particolare, di cui non ricordo nemmeno il titolo, quindi non potrei e nemmeno vorrei fare riferimenti precisi. Ricordo solo uno stile acerbo, una trama scialba e descrizioni scabrose. È consapevolezza, questa?

Con tutto ciò, non intendo assolutamente attaccare autori che inseriscono scene forti consapevolmente, in modo accurato, per affrontare temi importanti attraverso l'empatia che creano con i loro personaggi. Tutto sta nel nostro atteggiamento, in quella che tempo fa sarebbe stata la nostra penna, e che ora è una tastiera. Abbiamo un'arma potentissima in mano, del resto non è una novità che letteratura e pubblicità possano influire sulla mentalità delle folle.

Ricordatevi, non siamo autori, siamo creatori di emozioni e, anche se la cosa ha un che di inquietante, abbiamo il potere di far funzionare in un certo modo il cervello di chi ci legge.

Ecco che cosa c'entrano le neuroscienze con noi ed ecco perché scrivere non può essere un passatempo come un altro. Siate responsabili e amate i vostri lettori, che sono la ragione per la sopravvivenza dei nostri sogni.

Un abbraccio,

Martina

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