Di qua, di là, chi lo sa?

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Di qua, di là, chi lo sa?

Bentornate alle nostre fedelissime lettrici, siamo state assenti per molto tempo e ovviamente mi siete mancate. Spero che abbiate passato un Natale felice e che questo nuovo anno porti a tutti grandi soddisfazioni, oltre che un po' di pace.

Purtroppo, però, l'argomento di cui voglio parlarvi oggi non è per nulla pacifico. Siete pronti a riscaldare gli animi? Con queste temperature polari ci farà senz'altro bene. La questione di cui voglio parlare oggi, infatti, è alquanto spinosa e dibattuta. Essendo la lingua viva, in costante crescita e cambiamento, non è sempre facile dare delle regole, nemmeno per studiosi ed esperti, che talvolta animano i social e i forum di accese discussioni su questioni come questa. Diciamoci la verità, i linguisti conservatori e innovatori fanno un baffo ai Guelfi e ai Ghibellini.

Detto questo, cercherò di proporvi informazioni che ho ricavato da più fonti, teoricamente autorevoli, senza prendere una posizione perché, si sa, la verità sta nel mezzo. Quindi, scrivo in pace, cari lettori, qualsiasi opinione contrastante sarà ben accetta e chissà, magari ne ricaveremo un dibattito interessante e fruttuoso. Siete ansiosi di scoprire chi è il colpevole di tutto questo marasma? Come sempre, un piccolo dettaglio, che può, però, fare davvero la differenza. Parliamo della tanto dibattuta d eufonica.

L'italiano muta la preposizione a e le congiunzioni o-e, aggiungendo una d nel caso in cui vi sia un incontro con la vocale iniziale della parola successiva. Liquidiamo in poche parole il povero "od" che pare proprio stia andando in pensione...

Fino a qualche tempo fa era comune, specialmente nello scritto, anteporre la d eufonica nel caso di incontro tra tutte le vocali, uguali o diverse che fossero. Questo allo scopo di rendere la pronuncia, appunto, eufonica, ovvero dal bel suono. Tuttavia, negli ultimi anni, pare che la tendenza sia quella del cambiamento. Infatti, la presenza di troppe d nelle nostre frasi rischierebbe di rendere la lettura poco fluente, ottenendo l'esatto opposto dell'effetto che ci si è preposti e rendendo la pronuncia cacofonica. Generalmente, editor e giornalisti, tendono ad assumere come "regola", con molte virgolette all'inizio e alla fine, l'utilizzo della d eufonica solamente nel caso di incontro tra vocali uguali, ovvero in casi come "ad Ancona", "ed Enrico". Si invita, infatti, a ridurre l'impiego di tale suono, nel caso in cui esso non sia strettamente necessario.

Abbiamo trovato una regolina magica? No, per niente. Non esiste una regola precisa, c'è chi difende la d eufonica con le unghie e con i denti, chi invece la vorrebbe evitare come la peste... e poi ci sono quei linguisti che le ritengono entrambe corrette, pertanto la scelta è a discrezione dell'autore. Questi ultimi invitano a ragionare sulla pronuncia del periodo in questione, nel caso in cui le troppe vocali ravvicinate risultino cacofoniche e ostacolino la lettura, l'autore è autorizzato ad inserire una consonante per separarle. Non è un errore, ma più una scelta di stile, a quanto pare. Dunque, oltre che guardare lo schermo sul quale digitiamo le lettere, dovremmo imparare a fermarci e leggere ad alta voce quanto andiamo scrivendo. La lingua deve essere una melodia, né troppo dura, né troppo dolce. Ecco perché, come ho detto, la verità sta nel mezzo.

Tuttavia, esistono casi in cui la d va davvero evitata, Treccani ce lo dice chiaramente. Si tratta, in primo luogo, degli incisi, o comunque di quelle parole separate da una pausa sintattica come una virgola. Avremo dunque "e, essendo stato informato, procedette immediatamente". Inoltre, la d va evitata nel caso in cui la vocale iniziale della parola seguente sia preceduta dalla lettera h, generalmente aspirata e, infine, nel caso in cui la vocale iniziale della seconda parola sia seguita a sua volta da una d. In tal caso il suono risulterebbe ridondante e poco fluido. Dall'altro lato, esistono casi in cui è preferibile utilizzarla, sebbene non siano due vocali identiche quelle che vengono a contatto. Innanzitutto, è preferibile utilizzare ed o ad davanti ai pronomi personali, come io, egli, essi. Inoltre, esistono locuzioni entrate nell'uso comune, nelle quali la d risulta ormai necessaria: ad esempio, ad ogni, ed ora, ad eccezione.

Detto questo, la d è un vero dilemma, varia a seconda della zona geografica, essendo maggiormente diffusa nel centro e Sud Italia, varia a seconda delle generazioni, tanto che pare che stia lentamente scomparendo nel linguaggio giovanile. La soluzione? Siate musicisti, oltre che scrittori, perché una piacevole melodia è senza dubbio un ingrediente fondamentale per un buon libro.

Come vi dicevo, opinioni e ulteriori informazioni son ben accette, specialmente quando riguardano il nostro principale strumento di lavoro, quel linguaggio che è alla base delle storie che tutti noi abbiamo da raccontare.

Spero di esservi stata utile, di avervi fatto riflettere, perché tutto questo è partito dalla segnalazione di errori presenti nei miei testi. È dagli errori che si impara, non è vero? Così, mentre sto imparando, questa volta più come una scolaretta che come una maestra, ho voluto condividere con voi l'ennesimo inghippo di una lingua che è un vero e proprio rompicapo, ma che ci consente anche di creare meraviglie.

A presto!

Martina

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