intervista all'autore

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Buongiorno Babbers,

Oggi è con noi un'autrice molto apprezzata dai lettori di Wattpad: , creatrice del magico mondo de Il tempo perduto. Un fantasy mozzafiato, che ti fa venir voglia di entrare nel pc e scoprire se esiste davvero Landerwond.

1. Ciao Koira, grazie per averci concesso questa intervista. La prima domanda che voglio porti è questa: perché hai deciso di scrivere questo libro? Cosa ti ha spinto a rendere "vero" il mondo di Alice nel paese delle meraviglie?

Ciao a te e a tutti coloro che stanno leggendo questa intervista! Prego, è un piacere per me rilasciartela! E semmai dovrei essere io a ringraziarti di avermela chiesta. Mi sento veramente onorata. Premettiamo che ci ho messo un secolo a farla, ma ok. Già la tua prima domanda mi mette un po' in difficoltà, a dire il vero... perché ho deciso di scrivere questo "libro" (le virgolette sono d'obbligo)? Perché boh... come ho ribadito in diverse occasioni, sono una fan di Carroll e del suo romanzo più noto, che mi ha appassionata, per la sua assurdità (e, nonostante ciò, veridicità, per quanto sembri un paradosso dirlo), sin da quando ero una bambina. Dovresti vedere la cover del mio cellulare (ti avviso, qui ci sta un bell'ndr tuo)... ma torniamo a noi. Perché veridicità? Perché in fondo le avventure di Alice, secondo me, le vicissitudini che le capitano durante il suo viaggio, i personaggi che incontra, sono un po' una sintesi della natura umana. Da questo punto di vista, "Alice nel paese delle meraviglie" mi ricorda molto "La Divina Commedia" (a partire dal tema del viaggio sottoterra, fino agli "antipodi"), ma soprattutto "Il piccolo principe" di Exupéry. Entrambi si presentano come una vera e propria denuncia al mondo degli adulti, di quei "grandi" che, una volta cresciuti, si dimenticano di essere stati bambini. Tutti e due gli scritti evidenziano, sia pur in modo differente, i palesi e grossi, grossissimi limiti che reca con sé quella sicurezza, quella certezza che la propria concezione della realtà corrisponda alla fotocopia esatta di ciò che la realtà è, che è tipica dell'età adulta. Cosa mi ha spinta dunque a scrivere questa storia, se non la volontà di ribaltare ogni (fallace e inconsistente) certezza che ognuno di noi crede di possedere? Spazio e tempo sono forse i capisaldi su cui si fonda la nostra visione dell'universo oggi, perlomeno per le attuali conoscenze. Dico "forse" perché in realtà – premetto che non sono una fisica, ho persino fatto il Classico... -, ignorando le teorie di Einstein, diversi lettori mi hanno scritto in privato affrontando questa tematica specifica, e chiedendomi se mi fossi per caso ispirata, nel redigere "Il tempo perduto", ad alcune recenti supposizioni, per alcuni più fantascientifiche che scientifiche. Ad esempio, un utente mi ha inviato un interessante articolo ispirato alla teoria di tre filosofi della Silicon Valley, secondo cui il nostro mondo altro non sarebbe che un videogioco, una simulazione digitale realizzata dai nostri discendenti futuri per rivivere il passato. Un po' inquietante, lo so. Altri utenti mi hanno chiesto se avessi preso spunto dalle opere di fisici italiani contemporanei. Ragazzi, ho fatto il Classico. E ho detto tutto.

2. I tuoi personaggi prendono spunto dalle creature di Alice, ma hai deciso di umanizzarli. Perché?

Bella domanda. Fondamentalmente perché, come ho anticipato nella risposta precedente, i personaggi di Carroll erano già di per sé dei caratteri umani. Non è stato difficile, quindi, renderli fisicamente tali. Mi spiego meglio: come ben sai, in "Alice nel paese delle meraviglie" gli esseri umani, ignorando Alice stessa, sono veramente pochi. Penso al Cappellaio Matto, ad esempio. Ciononostante, come accadeva già ai tempi delle favole di Esopo e di Fedro, fino alle più recenti creazioni di Trilussa, ogni personaggio è la personificazione di una determinata caratteristica umana. Il Bianconiglio, per dirne uno, rappresenta il freddo e cinico realismo, la convenzione, l'ossessione per il tempo che scorre, che è tipica dell'uomo di ieri, come di quello di oggi. Forse anche la stupidità, di pari passo. L'ottusità di chi crede che nulla, fuorché ciò che è assodato, sia possibile. Le lancette dell'orologio che si muovono sono la prova che il tempo scorre, no? Il suo opposto è lo Stregatto (che non a caso nella mia storia ha una rilevanza tutta sua): un personaggio indipendente, totalmente svincolato dagli altri. Quello a cui Alice si affeziona di più, sembrerebbe. Ho risposto alla domanda? Seriamente, tendo a divagare giusto un po'.

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