Pillole di ortografia

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Buonasera, 

MartinaGhirardello ci presenta il primo capitolo di una nuova rubrica, pillole di ortografia, dedicata agli errori più comuni che noi autori commettiamo nello scrivere le nostre storie. 

Buon proseguimento. 


Rubrica: ortografia in pillole

Un caro saluto a tutti lettori e lettrici, benvenuti nella mia nuova rubrica! Come ho già detto, sono (quasi) una maestra, dunque la lingua italiana è una delle mie migliori amiche. Il mio scopo non è quello di scrivere un trattato di grammatica italiana, non avete idea di quanto sia complessa se la si guarda nel profondo, non ne avrei le competenze. Quello che mi propongo è di scrivere delle mini lezioni, sulla base degli errori ortografici e grammaticali più frequenti che ho trovato nella mia esperienza di lettrice insaziabile. Non si pretende che tutti gli aspiranti scrittori siano linguisti esperti, ma che conoscano la base della nostra lingua ballerina sì. Ricordate, il nostro linguaggio è un biglietto da visita, non solo per quello che scriveremo qui su Wattpad, ma per qualsiasi altro scopo, a scuola, per chi è immerso in questo mondo e fuori da essa, sul lavoro, nelle relazioni, nelle normali interazioni quotidiane. Sono un'attenta osservatrice e ho esperienza in materia, ma credetemi, allenando l'occhio, si può capire molto di una persona da come parla o come scrive. Spero che questa piccola guida possa essere d'aiuto a tutti voi, aspiranti scrittori di Wattpad, e che possa dare una marcia in più alle storie che ancora dormono nella vostra fervida mente. Siete pronti? Cominciamo!

Ammetto di avere una marcata deformazione professionale, ma spesso quando mi viene chiesto di leggere qualche capitolo da ragazze in cerca di consigli mi trovo di fronte ad una vera galleria degli orrori. È un vero peccato a volte, perché quello che hanno da raccontare sarebbe interessante se non...

Punto primo: se non trattassero la povera h come un abbellimento o, peggio ancora, se non la evitassero come la peste bubbonica. Poche e, spero, semplici parole per conoscere questa misteriosa lettera muta. Perché è proprio questo il problema, la h è muta, poverella, nessuno la pronuncia e proprio per questo viene dimenticata dal mondo. È quello che in termine tecnico si chiama diacritico, concedetemi questo fronzolo, è un simbolo per discriminare parole che altrimenti risulterebbero uguali. Ma tutti noi sappiamo che c'è una bella differenza tra "Luigi ha fatto colazione" e "Luigi va a fare colazione". Eccoci dunque al nodo critico, quando utilizzare la sottovalutatissima h?

Ci sono essenzialmente due casi in cui non ne possiamo fare a meno, è molto più utile di quanto pensiate. Prima di tutto, però, una premessa essenziale. H di fronte alla vocale a oppure o, indica che la parola in questione è voce del verbo avere, all'interno della sua coniugazione è necessario inserirla nelle prime tre persone singolari e nella terza plurale, solamente al tempo presente. Dunque possiamo avere ho, hai, ha, hanno. Vi prego, ogni volta che scrivete habbiamo una maestra muore da qualche parte! Solo ed esclusivamente queste forme di avere vogliono la lettera h. Perché? Perché abbiamo e avete non possono essere confusi con nessun altro significato, hanno l'esclusiva! Particelle come a, o, ai, invece, cambiano radicalmente a seconda della presenza o dell'assenza della lettera h.

Come riconoscere queste paroline magiche? Torniamo ai due casi di cui vi parlavo poche righe fa. Il verbo avere può indicare possesso (io ho una macchina, tu hai un cane, lui ha una sorella, essi hanno una gran fortuna). In tutti questi casi ho, hai, ha, hanno, possono essere concettualmente sostituiti da possiedo, possiedi, possiede, possiedono. Operate questa sostituzione mentalmente, per vedere se inserire o meno la h di fronte alle vocali in cui vi imbattete. Secondo caso, e qui arriva il difficile. Sì, perché non pensate che sia facile entrare in questo meccanismo, per gli stranieri è un vero dramma, così come lo è per tutti coloro ai quali non è stato spiegato chiaramente. La seconda funzione del verbo avere è quella di ausiliare, potete prendervela con i fondatori dell'accademia della crusca, ma è così. Ausiliare significa che supporta un altro verbo, nel tempo passato prossimo della coniugazione. In questo caso il verbo avere sarà affiancato dal participio passato del verbo in questione. Avremo dunque io ho mangiato, tu hai mangiato, egli ha mangiato, essi hanno mangiato. Ricordate: prima di un participio passato la h è necessaria. Guardate il verbo in questione, cercate la forma all'infinito, se essa corrisponde a qualcosa come "avere mangiato" allora la vostra a, oppure o, necessita della h.

Quando invece dobbiamo davvero evitarla come la peste bubbonica? Quando a, o, ai sono preposizioni o congiunzioni, ovvero quando o ha il significato di "oppure" (era buio, i colori si vedevano appena, non capivo se fosse rosso o arancione), quando a indica "verso" (vado a casa) oppure vuole introdurre il destinatario di un'azione (insegno le tabelline ai bambini, regalo un giocattolo a Lucia). Per non parlare di anno! Senza h indica il periodo di tempo composto da 365 giorni.

Se la h vuoi vedere, cercala vicino al verbo avere! Mangiato, nuotato, ascoltato, da soli non possono stare, hanno bisogno di un ausiliare, e se devi indicare il possesso, la h mettila lo stesso!

Perché in fondo una filastrocca al giorno toglie il dubbio di torno! Spero di essere stata sufficientemente chiara, per qualunque domanda o chiarimento lasciatemi un commento, in conclusione di questa rima, vi saluto e torno a scrivere come prima.

A presto, miei cari lettori!

MartinaGhirardello

autrice di "Fiori di campo".

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