Guardians

By Reigan10

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[Completa - in revisione] In seguito alla terribile Guerra Rossa avvenuta dieci anni fa, il Continente centra... More

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Epilogo
Grazie!

Capitolo 1

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By Reigan10

Saga del concorso speciale per Guardians

Era il tramonto e Peter si trovava disteso sul tetto, com'era sua abitudine, a guardare il cielo e pensare. Faceva caldo, cosa normale dato che era una sera di fine estate, ma spirava un dolce venticello a rendere il clima gradevole.

"Ecco dov'eri, dovevo aspettarmelo da uno sfaticato come te. Allora, pronto per stasera?" Il ragazzo che l'aveva disturbato era Alex, il suo migliore amico. Aveva tredici anni, uno in meno rispetto a lui.

Il giovane intento a fissare assorto il firmamento fino a pochi secondi prima assunse un'aria corrucciata e lo osservò per qualche istante: i capelli di un biondo acceso si sposavano bene con il color cielo dei suoi occhi tenui, ad adornare un viso dai tratti delicati e uno sguardo perennemente dubbioso.

"Vieni sempre a rompere, eh? Ovvio che sono pronto, abbiamo pianificato a lungo la fuga." rispose Peter. Lui invece aveva un aspetto più selvaggio, caratterizzato da arruffatissimi ciuffi castani e due iridi blu scuro come le acque dell'oceano. La mascella prominente gli conferiva una certa durezza che intimoriva a una prima occhiata.

"Per caso c'è qualcosa che non ti convince?" aggiunse. "Se hai dubbi è meglio che lo dici subito, Alex."

"Sai che ti seguirò per darti manforte, e poi anch'io sono stufo di stare qui senza far nulla, ma spesso mi chiedo perché tu voglia fuggire con tanta urgenza. Ormai ti mancano due anni e uscirai comunque." Alex si distese vicino a lui come sempre, contemplando il cielo a sua volta, mentre il sole tramontava, tingendolo di rosa e oro.

Peter sospirò. "La verità è che io non sono il tipo da fughe e avventura. Ho amato questi anni calmi all'orfanotrofio e miss Gilda mi mancherà, è sempre stata gentile. In realtà, tutto quello che vorrei è avere una vita semplice e tranquilla, il mio piccolo posticino nel mondo, si può dire. Ma sai..." mormorò, mentre d'un tratto un bagliore esaltato illuminava i suoi occhi. "C'è una cosa che mi ha sempre tormentato, è più forte di me. Voglio scoprire chi fossero i miei genitori. Fino a quel momento, sento che non riuscirò a godermi la vita serena che auspico."

"Io non ho questo bisogno di saperlo." ribatté Alex. "Se mi hanno lasciato qui, vuol dire che non volevano avere niente a che fare con me, o che sono morti. Preferisco guardare avanti." sentenziò.

La sua poteva sembrare una visione cinica delle cose, ma la verità era che Alex cercava sempre di vivere seguendo la razionalità e la sicurezza, perché sapeva che lasciarsi andare alle fantasie che spesso gli popolavano la mente il più delle volte significava rimanere delusi.

"Senti..." chiamò ancora l'amico, dopo qualche secondo. "Credi davvero che diventare un Guardian ti farà scoprire qualcosa sui tuoi genitori? Ho sentito che in questo genere di concorsi la gente muore."

Era vero: diventare Guardian voleva dire che sapevi il fatto tuo, e che eri pronto anche ad affrontare situazioni di vita o di morte. Dopotutto, era la branca più varia del governo Guardians che era subentrato allo Shihaiken, il precedente regime famoso per i suoi leggendari samurai, dopo la Guerra Rossa. Un conflitto, quello, che aveva portato solo morte e disperazione, secondo quanto udito dai due ragazzi.

Chi diventava Guardian poteva ambire a qualunque cosa. Da essere un esploratore, a una guardia, o un mercante e così via... era molto facile trovare un impiego una volta tra le loro fila, grazie alla tessera speciale che funzionava da vero e proprio valore aggiunto nel mondo del lavoro, per la garanzia, l'affidabilità che chi la possedeva offriva.

Peter chiuse gli occhi per un secondo, prima di tornare a riflettere le nuvole rosee nelle sue pupille.

"Sento che diventando un Guardian riuscirò sicuramente a trovare le informazioni necessarie per scoprire di più sul mio passato. Non so perché, è un mio presentimento... Tutto ciò che sa miss Gilda sui miei è che sono spariti durante la Guerra Rossa proprio tra Guardians e Shihaiken, da qualche parte dovrò pur cominciare. Inoltre, se vogliamo inserirci in società questo è il metodo più veloce."

"È anche il più veloce per morire." rispose, secco, Alex.

Ma in cuor suo sapeva che alla fine l'avrebbe seguito. Lui sarebbe andato ovunque insieme al suo migliore amico.

Peter gli trasmetteva quella sicurezza che gli era sempre mancata. Da quando affrontava i bulli negli anni in cui erano piccoli a quando lo convinceva a seguirlo per rubare i dolci dalla cucina, Alex era sempre stato al suo fianco e stavolta non sarebbe stato diverso.

La notte arrivò.

I ragazzi, nel giardino dai verdeggianti steli curati e scuriti dalla notte, si preparavano a scavalcare il cancello dalle sbarre blu, cercando di non far rumore. Si piazzarono nei pressi dell'ingresso, con l'intento di salire l'uno sulle spalle dell'altro per passare al di là dell'inferriata, e poi offrire la mano a chi sarebbe rimasto di sotto.

Però, proprio nel momento in cui Alex poggiava un piede sui palmi aperti del compagno, entrambi avvertirono una voce incombere alle loro spalle, dal portone principale dell'edificio.

"Cosa credete di fare?" ammonì con quel suo tono accusatorio Miss Gilda, la direttrice dell'orfanotrofio. Una donna di una quarantina d'anni con occhi e capelli neri e un viso gentile e giovanile, anche se severo.

Peter e Alex non sapevano cosa rispondere. Sarebbero comunque passati per ingrati per come li aveva cresciuti con amore fino a quel momento.

"M-miss Gilda..." azzardò una scusa Peter, sebbene non trovasse alcun valido argomento per legittimare la loro spericolata fuga dall'orfanotrofio che per entrambi era stato a tutti gli effetti una vera casa. E dalla donna che li aveva accuditi come una vera madre.

La tutrice li scrutò per qualche lungo secondo con le sue iridi penetranti contornate dagli occhialini. Sapeva che prima o poi sarebbe giunto quel momento, aveva già sentito i due confabulare su una fuga e svariate avventure da vivere, in passato. Erano sempre stati ragazzi forti, intraprendenti. Unici. Peter spiccava per la sua sicurezza innata, che trasmetteva anche a chi lo seguiva. Alex, il suo inseparabile compagno dall'indole calma e pacata, era sempre pronto a spegnere il rovente animo dell'altro quando necessario e sapeva cosa dire in ogni situazione per rasserenare le persone. Insieme formavano un'accoppiata quasi perfetta.

Miss Gilda non poteva più arginare la loro voglia di inseguire gli obiettivi che si erano prefissati. Se li avesse fermati, ci avrebbero semplicemente riprovato più e più volte. Per questo motivo era già da tempo pronta per lasciar loro spiccare il volo. Non poteva negare ai due un'opportunità unica come partecipare a quel concorso.

"Dove credete di andare senza cibo? Vi ho preparato qualche sciocchezza..." sotto gli occhi increduli dei giovani, porse loro un cestino in vimini chiuso, ma che sembrava ricolmo di roba al suo interno. "Ora andate prima che cambi idea, razza di idioti..." la voce di Gilda si spezzò, mentre pronunciava quelle sofferte quanto inattese parole.

"Miss Gilda... ci dispiace, non la dimenticheremo mai, davvero. Ma torneremo di certo, un giorno." sorrise Alex, gioioso.

"Abbia cura dei più piccoli, mi raccomando. Mi mancheranno quelle pesti." disse Peter. "Dopotutto, Il mondo sta impazzendo." aggiunse sottovoce, anch'egli profondamente emozionato, forse più di quanto avrebbe creduto.

Quella era la frase che Miss Gilda ripeteva sempre leggendo il giornale la mattina, quando facevano colazione tutti insieme nella sala principale. Quei momenti gli sarebbero mancati davvero tanto.

Miss Gilda sorrise, trattenendo le lacrime. Nessuno aggiunse altro, non ce n'era bisogno. Il volto di Alex era un misto tra senso di colpa e malinconia, ma anche sollievo.

Peter accettò di buon grado il cesto con le provviste e scavalcò il cancello dalle sbarre blu, seguito da Alex.

Quello dove Miss Gilda l'aveva trovato undici anni prima.

Il concorso speciale per diventare Guardians sarebbe iniziato la mattina dopo, i ragazzi dovevano sbrigarsi a raggiungere l'isolato piazzale a circa tre chilometri a sud dall'orfanotrofio, non troppo distante dalla città di River Town. Ogni volta veniva stabilita una località diversa dove venivano allestite le varie prove da affrontare, e che quell'anno fosse così vicino a dove loro vivevano, i due adolescenti l'avevano preso come un segnale del destino.

Peter e Alex avevano letto i dettagli qualche giorno prima sul giornale sgualcito che Miss Gilda aveva appena finito di sfogliare. C'era posto per quattro vincitori: chi fosse riuscito ad arrivare fino in fondo non solo avrebbe ricevuto la licenza da Guardian, ma avrebbe anche ottenuto l'opportunità di apprendere i segreti del leggendario Fujiwara Taiyo, maestro spadaccino ed eroe della Guerra Rossa.

Ad Alex era sembrato solo uno strambo dalla foto, e Peter si era messo a ridere, aggiungendo che se era considerato un eroe un motivo doveva pur esserci.

La mattina successiva, quando finalmente giunsero presso il luogo dove si svolgeva il concorso, dopo aver riposato in un'area di sosta specificamente posta in prossimità del punto di arrivo, i due si sentivano carichi e pieni di energie. Non avevano parlato molto, preferendo ricaricare tutte le forze possibili nei bungalow che avevano affittato nell'area, tramite il denaro che avevano risparmiato dalle varie paghette ogni anno.

Peter aveva comunque passato alcune ore notturne ad allenarsi con addominali e flessioni come spesso faceva da ormai mesi, cosa in cui anche l'amico lo imitava, seppur limitandosi a eseguire esercizi solo di giorno.

C'erano centinaia di persone, notarono, quando studiarono il piazzale.

Alle loro spalle si trovava il boschetto che Peter e Alex avevano appena superato. Erano tutti in un esteso spazio erboso tra quattro mura composte da tronchi di legno uniti tra loro da spesse corde. Non c'era nemmeno un soffitto sopra le loro teste.

Un gruppo di guardie gestiva le iscrizioni, archiviando vari fogli di carta su una piccola scrivania giallognola vicino alla parete a nord, e facendo cenno alle persone di seguirli, per poi condurle attraverso un grande portone di legno in fondo allo spazio aperto, sulla destra. Era lì che con ogni probabilità iniziava l'esame.

Peter stava per avviarsi verso la fila come gli altri, quando Alex lo strattonò.

"Si può sapere che ti prende?"

"Guarda, c'è gente che non sembra intenzionata a seguire la fila." sussurrò il compagno.

"E allora?" rispose Peter.

"E se fosse una trappola? La cosa non mi torna, è davvero così facile partecipare a questo concorso? Ti iscrivi e basta, nonostante le prove siano rischiose e quindi non esattamente per tutti?"

Peter si guardò attorno: effettivamente, Alex aveva ragione. Vide una ragazza più o meno della loro stessa età appoggiata al muro a poca distanza da loro. Aveva dei lisci capelli bianchi molto lunghi, e si guardava intorno annoiata con degli splendenti occhi dorati.

Poco più in là c'era un ragazzo un po' bassino, anche lui poggiato al muro, a braccia conserte. I suoi capelli erano ondulati e neri, e sembrava stesse dormendo.

Altre persone mostravano lo stesso atteggiamento. Una giovane peperina alta e molto esile dalla chioma blu continuava a parlottare, allegra, con un concorrente dall'aria corrucciata e un ordinato ciuffo fulvo, il quale sembrava più infastidito da lei che altro.

Dietro di loro, però, Alex scorse un uomo nodoso con dei muschiosi capelli verdi che sembravano un salice piangente. I loro occhi si incrociarono per un attimo.

Alex rabbrividì e distolse immediatamente lo sguardo. Aveva avvertito a pelle una sensazione terrificante di pericolo. Quello non era un uomo come gli altri.

"Potresti avere ragione." ammise alla fine Peter. Anzi, pensò, era senza dubbio così.

Il concorso era già cominciato.

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