Capitolo 145

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I quattro allievi si distesero sul prato del dojo, immersi nel verde della natura e illuminati dai più lucenti raggi solari del mattino. Esausti com'erano, la morbidezza dell'erba era una sensazione paradisiaca, così come gli steli che solleticavano loro la pelle del collo e delle guance.

"Niente da fare, maestro Fujiwara! Non siamo riusciti a colpirla nemmeno una volta!" Dorothy si mise a sedere in uno slancio atletico, sudaticcia ma appagata per l'allenamento appena eseguito. Amava sentire chiaramente i miglioramenti dentro di lei, la sensazione di starsi impegnando per qualcosa di produttivo.

"Solo perché Alex ha esitato nell'unico momento in cui era scoperto chissà per quale congiunzione astrale!" Sovvenne Peter, sorridendo e grattandosi gli arruffatissimi capelli castani. "Quel tenerone non concepisce nemmeno l'idea di colpire un suo caro."

"Non mi sembrava giusto colpirlo alle spalle, accidenti... avrei voluto vedere voi al mio posto." Il ragazzo dalla bionda chioma mise il broncio, a braccia conserte.

La mano di Somber sulla sua spalla lo fece voltare di scatto.

"Mi spiace deluderti, amico, ma probabilmente avrei colpito più forte che potevo proprio perché ne avevo l'occasione per miracolo." Affermò, con aria trasognata.

Un paio di rapidi colpetti di mano e una calda risata catturarono l'attenzione dei giovani apprendisti del Kaika, che contemplarono l'alta e rassicurante figura immersa nella penombra della luce che calava sull'uomo come fosse su un palcoscenico. Il loro maestro brillava sempre più di ogni altra cosa durante quelle giornate passate a conoscersi meglio l'un l'altro tramite l'addestramento in quell'affascinante, misteriosa energia che li intrigava così tanto, chiamata Kaika.

Era tutto merito suo se potevano migliorarsi, limare le proprie potenzialità. Dimostrare il loro valore, nonostante nessuno ci avesse mai creduto così a fondo.

Fujiwara Taiyo era un faro in un mare di tenebre.

"Suvvia, suvvia! Non è certo una colpa essere troppo gentili! Anche se, qualora dovessi trovarti in battaglia, Alex, dovrai saper mettere da parte questa tua indole buona e attaccare per ferire. Anche se si trattasse di qualcuno che un tempo conoscevi." Spiegò il tutore dal crine di miele.

"Ecco, appunto! Sii meno mollaccione!" Borbottò Dorothy, fissando Alex con uno sguardo volutamente sbeffeggiante.

"Ma chiudi il becco, scemunita." Rimbeccò lui.

"Scemunita a chi?! Vieni a dirmelo in faccia, microbo!"

Peter sospirò alla scena bizzarra del duo. "Ci risiamo con quei due..." farfugliò.

Dal canto suo, Taiyo ridacchiò, gioviale. "Comunque sia, Alex non è certo stato l'unico problema del vostro assetto offensivo. Dorothy, tu continuavi a puntare troppo sulla tua velocità aerea tramite le propulsioni di luce. Alla lunga le tue traiettorie diventano prevedibili, e avendo carenza nella forza, diventa semplice neutralizzarti."

La ragazza arrossì e abbassò il capo, colta nel segno.

"Peter, al contrario, confida troppo nella forza fisica e attacca direttamente e senza fronzoli con coi suoi due elementi. Va bene essere sicuri, ma verrà il giorno in cui ti ritroverai davanti un guerriero più fisico di te, e allora dovrai avere valide alternative." Continuò l'insegnante nel verde kimono impolverato. "E infine, Somber, tu sei troppo prudente. Riconoscendo la superiorità di un nemico, giri al largo e non metti mai davvero tutto te stesso negli attacchi, perché già stai pensando a come fuggire dai suoi colpi. Sicuramente è saggio conoscere i propri limiti e fuggire di fronte ad avversari superiori, ma quando questo non sarà possibile, e sarai messo alle strette, è meglio che tu abbia un asso nella manica pronto."

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