Capitolo 118

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Il sole schiariva il viso di Somber, tingendo la pelle d'un pallore vampirico. Il ragazzo si trovava in piedi di fronte al lago sul quale aveva passato la notte precedente insieme a Soyo. Non era ancora sicuro di cosa stesse provando in quel momento, gli appariva distante anni, come se si trattasse di un ricordo vissuto da un altro sé stesso decine di anni prima.

Si era lasciato trascinare da un incendio divampante dalle fiamme a dir poco poderose, fino a quando non era rimasta solo cenere bianca e purissima, spenta dallo stesso impeto nel quale lui e Soyo avevano bruciato insieme. Non si era mai abbandonato come quella volta a nulla, nemmeno all'affetto che provava per Dorothy. Anche in quei casi, Somber era comunque sé stesso, controllato, consapevole.

La notte passata, invece, gli sembrava un film di quelli che catturano così tanto da trasmettere la percezione di essere durati un momento effimero. Era successo tutto così in fretta. Ma non se ne pentiva, forse era ciò di cui aveva davvero bisogno. Arrendersi ai propri desideri, almeno una volta, per quanto di passaggio.

Al suo risveglio, Soyo non c'era, e ora lui non sapeva cosa pensare, non era nemmeno certo di cosa fossero loro due.

Il Kaika minatorio che avvertì alle sue spalle lo fece desistere dalle sue riflessioni, spingendolo a girarsi per fronteggiare il volto indecifrabile quanto inquietante di Nakajima Kojiro. Come sempre, arrivava senza annunciarsi, come una persona qualunque che forse nemmeno si noterebbe in un luogo affollato, ma non appena si posavano meglio gli occhi su di lui, ciò che si leggeva era un'ambizione tanto smisurata da risultare terrificante.

A un utilizzatore di Kaika esperto come Somber bastava un'occhiata per stabilire che era meglio tenersi alla larga da lui. E le sue azioni a Greywatch lo avevano confermato.

"Somber carissimo, buongiorno! Che c'è? Ti vedo sciupato." Canticchiò, superficiale nei toni, una volta affiancato lo spadaccino.

"Nulla di preoccupante." Minimizzò lo spadaccino. "Posso rendermi utile in qualche modo?" Evinse dalla presenza di Kojiro, pragmatico.

Sul viso oblungo dell'altro si allargò un sorriso astuto, le palpebre, quasi sempre serrate, si aprirono a mostrare gli enigmatici occhi grigi. "Come sei ligio! Proprio un soldato provetto. Sbaglio?" Lo fissò per degli interminabili secondi in cui Somber cercò di ponderare la risposta da dare in base alla situazione. Di certo Kojiro aveva nutrito dubbi nei suoi confronti in quei mesi, ma allo stesso modo non aveva prove riguardo un tradimento, che in effetti non era mai avvenuto, almeno non del tutto.

Somber aveva combattuto al fronte per i ribelli, ed era stato a guardare anche mentre Marcus Flint moriva, senza scomporsi. Non era stato lui a ucciderlo,  eppure si sentiva scosso. Immaginare Lily disperata lo tormentava e spesso l'immagine del suo volto nei sogni gli impediva di dormire. Ancora di più, il timore che adesso i suoi compagni lo odiassero, soprattutto Dorothy, la sua più cara e vecchia conoscenza, non gli concedeva pace.

Ma adesso c'era anche Soyo, per la quale era certo di provare quantomeno qualcosa, così che Emily e Takao, i suoi primi allievi, che desiderava proteggere. Cosa avrebbe dovuto fare? I ribelli avevano le risposte per lui? Non si erano rivelati migliori dei Guardians certamente, e Somber non provava sollievo per la morte del maestro Ryukengi, anni prima, dopo essersi unito a loro. Esisteva un modo per proteggere i suoi affetti, in quel caos?

Evidentemente, Kojiro aveva captato queste indecisioni e voleva testare la sua fedeltà.

"Adesso sono qui, e hai la mia forza. Dunque, per quale motivo mi hai voluto incontrare, Kojiro?" Somber optò per una mezza risposta, anche se incontestabile.

Kojiro lo scrutò per un altro momento. Poi, ritrovò i suoi toni giocondi. "Vorrei che mi accompagnassi a svolgere un certo servizio. È molto importante per le sorti della battaglia finale che ci aspetta a Haru. Verrai con me?" Era un ordine mascherato da domanda, una prova. Ma Somber l'aveva intuito fin da subito.

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